di Sud
Sulla parabola umana e intellettuale di Oriana Fallaci si è detto e scritto tanto, forse troppo. Un testo molto istruttivo per farsi un’idea del “troppo”, è quello pubblicato da Maurizio Gasparri sul “Secolo” del 21 marzo 2020. La Fallaci dell’Eurabia e della “sostituzione etnica” è ormai una bandiera della destra sovranista, ma il vecchio fascista non ci sta: «Non posso cancellare la Fallaci fidanzata del comunista greco Panagulis…anzi, mi indigno ancora per tutte le cose che aveva scritto negli anni ’70-80».
Il “fidanzato comunista” della Fallaci era Alexandros Panagulis, il protagonista del libro più famoso della scrittrice: Un uomo, pubblicato nel 1979, tre anni dopo la morte misteriosa dell’intellettuale e attivista greco. Panagulis peraltro non fu mai comunista; ebbe però agli occhi di un Gasparri la grave colpa di aver lottato strenuamente contro il regime, quello sì apertamente fascista, instaurato in Grecia dai “colonnelli”.
Condannato a morte nel 1968 per aver attentato alla vita del dittatore Papadopoulos, ebbe commutata la pena nell’ergastolo, a seguito delle pressioni internazionali e per il timore da parte del regime di farne un martire. Uscì di galera nel 1974, un mese dopo la caduta dei “colonnelli”. Gli ultimi tre anni erano stati particolarmente duri e il racconto della Fallaci, col suo stile cronistico, ne trasmette pienamente la crudezza.
Tra pestaggi e umiliazioni Panagulis resiste, protestando con l’ironia e con lo sciopero della fame. Dopo tre settimane di digiuno il direttore del carcere si spaventa e tenta invano di sedurre il prigioniero con un piatto riservato alla sua tavola: una zuppa di lenticchie. La ricetta greca è molto simile alla nostra, se si esclude l’aggiunta di un filo d’aceto a fine cottura, e magari, ad aumentare e arrotondare l’acidità, qualche pezzetto di feta.