di Porzia Corradi
Nove poltrone sono pochissime per i tanti aspiranti a diventare parlamentare. Questo si sapeva e non poteva essere diversamente.
Quello che ha superato ogni fantasia è stato lo spettacolo andato in scena per accaparrarsi un posto più sicuro o meno probabile in lista al proporzionale o un posto nei collegi uninominali. Spettacolo in cui sono prevalsi giochetti, veti e controveti, sgambetti, manovre e via discorrendo. Da una parte e dall’altra, passando per il centro e per gli estremi.
Allora cominciamo, per rispetto di maggioranza, con il centrodestra.
Dentro la Lega il braccio di ferro tra caparviani e briziarelliani, è stato vinto dal segretario- onorevole-sindaco (uno e trino) Virginio Caparvi che si è sistemato in un collegio sicuro per rifarsi un altro giro di giostra a Montecitorio e ha collocato la ternana Valeria Alessandrini capolista e, dietro di lei, in posizione interessante l’uscente Simone Pillon. Su questa scelta va aperta una parentesi. Perché il senatore, perugino d’adozione, nella passata legislatura era stato eletto in Lombardia ma la penuria di seggi per la riduzione dei parlamentari ha costretto Salvini a candidarlo in Umbria. Ma come, è stata la domanda spontanea che è circolata in corso Vannucci, un acerrimo nemico della presidente Tesei resta qui? Per la cronaca Pillon ha lanciato strali pesantissimi contro Palazzo Donini arrivando addirittura a fare delle vele contro la governatrice perl a decisione di patrocinare il gay pride. Quindi la lettura più immediata è che Salvini ha scaricato Tesei preferendogli Pillon.
Il senatore lacustre, Briziarelli, che in questi quattro anni e mezzo si è affannato a fare la guerra a Caparvi per sottrargli il partito e riuscire poi a dare le carte delle candidature, è rimasto isolato e collocato in una posizione difficilmente vincente, almeno sulla carta, nonostante la rete di rapporti costruita con interlocutori romani (leggasi Candiani). Della serie chi troppo vuole nulla stringe.
L’altro onorevole leghista uscente, Riccardo Marchetti è emigrato nelle Marche per uno scranno sicuro.
Più vivace la situazione dentro Fratelli d’Italia che viaggiano con il vento in poppa e puntano a raddoppiare le presenze in Parlamento. Oltre agli uscenti Zaffini e Prisco, se la giocano la Pace e Squarta con doppia chance per la prima candidata anche in Campania, ma ha una buona prospettiva anche il Presidente del Consiglio regionale. Se così sarà i cambiamenti nell’assemblea saranno immediati, con il subentro dei primi non eletti, quindi la Sciurpa e la Proietti. Se accetteranno, porteranno a loro volta altre novità a Sviluppumbria e in Comune a Terni.
Insomma la massima istituzione regionale non sarà immune dal voto del 25 settembre, per non parlare della partenza (forse) dell’assessore regionale alla Sanità, Coletto qualora lo chiamassero a far parte della squadra di governo. A quel punto un bel rimpasto sarà inevitabile, magari con qualche leghista non eletto.
Dentro Forza Italia la situazione è più ingarbugliata con una certezza: il posto quasi sicuro di Nevi all’uninominale di Camera Sud, e le donne, Polidori e Modena rispettivamente alla Camera e al Senato, collegi proporzionali di improbabile elezione. Il coordinatore regionale Andrea Romizi non è della partita, resta a fare il sindaco (per ora), e a questo punto già si vocifera che Fiammetta Modena potrebbe raccoglierne l’eredità di Palazzo dei Priori. Essere cioè la candidata sindaca prossima ventura del centrodestra.
Non mancano dunque problemi e difficoltà per questo schieramento che pure sembra avere il vento in poppa. Se Atene piange, Sparta non ride. Anzi, è circondata da una valle di lacrime. Persino Tommaso Bori ha riconosciuto che il Pd nazionale ha “depotenziato” le liste umbre. Il segretario regionale infatti avrebbe voluto avere a disposizione per il rinnovamento il posto super blindato di capolista al Senato, toccato invece a Walter Verini. E Bori aveva qualche buona ragione, ma l’operazione non è riuscita. Da Roma è arrivato il diktat, i due eletti saranno due dirigenti di Città di Castello: Anna Ascani e, appunto, Walter Verini. Il terzo potrebbe essere il ternano Pierluigi Spinelli, ma per lui la strada è però tutta in salita. Potrebbe farcela solo se il suo partito avesse una sorta di improbabile trionfo o se Anna Ascani – capolista anche in Toscana – optasse per questo seggio (ipotesi di difficile attuazione)): i dirigenti fiorentini farebbero fuoco e fiamme. Comunque, una lontana possibilità esiste. In bocca al lupo.
Bori è stato messo all’angolo da Roma e in molti anche nel suo partito lo accusano di scarsa autorevolezza e anche di aver sbagliato la strategia: puntare sulla sostituzione di Walter Verini – dicono – è stato un errore. Un partito candida sempre il proprio tesoriere.
Sui posti blindati si possono muovere critiche a Bori, ma non si può evitare di riconoscere che si muoveva oggettivamente fra parecchie difficoltà. Su altre questioni le sue responsabilità sono però evidenti. Su tutte la fuga di Donatella Porzi a pochi giorni dalle elezioni e il suo approdo al porto Calenda-Renzi. Non si poteva proporre a lei – dicono i critici del segretario – un posto nel maggioritario? E poi, continuando con gli appunti, perchè si è lasciata la rappresentanza di Perugia solo nelle mani di un giovane vivace e impegnato come Lorenzo Zurlo, esponente di Omphalos, ma certo non troppo conosciuto in città? Il capoluogo risulta così meglio presidiato dal Terzo Polo che schiera Carla Casciari, ex consigliere regionale Pd, e Vittoria Garibaldi, già soprintendente dell’Umbria. Insomma, le critiche per Bori fioccano da tutte le parti, compreso da quei territori che non sono stati adeguatamente rappresentati e dalla scelta di candidati poco “pesanti”.
Quanto agli altri partiti e movimenti di sinistra, poche le cose interessanti da segnalare. Al primo posto, c’è la candidatura per Sinistra italiana di Elisabetta Piccolotti, moglie di Fratoianni. Questa decisione, anche se ancora ipotetica, aveva destato qualche polemica. Per Di Maio scende in campo come frontman l’uscente grillino Gallinella. Dell’alleanza Calenda- Renzi si è in parte già detto e qui sotto se ne parla diffusamente in un’intervista di Gabriella Mecucci ad Andrea Fora. Per i Cinquestelle che si contendono uno – e solo uno – dei seggi umbri restanti con il Terzo Polo,
l’unica che potrebbe essere eletta è Emma Pavanelli. I nove seggi umbri saranno probabilmente così divisi: tre a Fratelli d’Italia, due alla Lega, uno a Forza Italia, due al Pd e uno conteso fra grillini e calendiani. Le squadre sono fatte, inizia la grande corsa al seggio. In bocca al lupo agli umbri.