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Galleria Nazionale dell’Umbria, mostra dal titolo Un mare tutto fresco di colore. Sandro Penna e le arti figurative (dal 6 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024). Curata da Roberto Deidier, Tommaso Mozzati e Carla Scagliosi che l’hanno presentata insieme a Marco Pierini e a Letizia Coppotelli, nipote di Penna.

di Gabriella Mecucci

Un museo a Perugia dedicato a Sandro Penna? E perché no? È vero, non amava la città, dalla quale scappò verso Roma. Eppure è a Perugia che nacque e visse sino intorno ai 25 anni. Ed è il secondo grande intellettuale a cui il capoluogo ha dato i natali: prima di lui Perugino, dopo di lui Capitini. Perchè non rivendicarlo e non aiutare a conoscerlo. La proposta è stata lanciata nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra sul grande poeta e collezionista d’arte, alla Galleria Nazionale dell’Umbria.
L’iniziativa, inaugurata giovedì 5 ottobre. Si tratta dell’ultima fatica del direttore Marco Pierini che purtroppo, fra una quarantina di giorni, se ne andrà per fine mandato. In Galleria si possono ammirare ben 150 opere (disegni, dipinti) di proprietà del collezionista-mercante Sandro Penna, per non dire delle splendide foto, delle poesie, degli autografi. Visitando le sale troviamo da Pablo Picasso a Alexander Calder, da Filippo De Pisis a Mario Mafai sino a Tano Festa, Mario Schifano, Franco Angeli (la famosa scuola di piazza del Popolo). Un percorso che racconta un’epoca come fa la splendida immagine che riproduce il mondo della cultura italiana nell’immediato dopoguerra, all’interno del mitico Caffè Greco. Eccola la Roma degli anni Cinquanta e Sessanta. La Roma che sognava e criticava l’America. La Roma dove i poeti, i romanzieri, i pittori, i giornalisti, i politici s’incontravano, si annusavano, dialogavano. E progettavano la nuova Italia uscita dalla tragedia del fascismo e della guerra. La progettavano in modo diverso, spesso opposto.
C’era chi si vedeva al Caffè Aragno e, intorno al tavolo, potevi scorgere Gadda e Cardarelli, Leone Piccioni e Ungaretti, Soffici e Panunzio. E cioè gli anticomunisti o comunque i non comunisti. E c’era chi frequentava Canova e Rosati a piazza del Popolo: giovani pittori rivoluzionari, grandi amici di Penna (Festa, Arcangeli, Schifano e altri) che guardavano alla Parigi della grande arte e dei paradisi artificiali. E che sognavano non senza illusioni la rivoluzione. Fra di loro c’era anche il grande Piepaolo Pasolini, una giovane e bellissima Isabella Rossellini, e una schiera di giovani gauchiste. C’era anche un pezzetto di Umbria: Ugo Baduel che, scappato anche lui da Perugia, era approdato all’Unità e ai circoli intellettuali romani. Più tardi diventerà il giornalista preferito da Berlinguer.
Una mostra, quella della Galleria capace di evocare i ricordi di una Roma e di un’Italia che fu – con le quali Perugia sapeva allora dialogare – e che aiutò il decollo economico e culturale degli anni Cinquanta e Sessanta. Un tempo in cui la parola e le immagini comunicavano intensamente, mentre ora si salutano appena. Sandro Penna visse in quell’ambiente, insieme a Elsa Morante (sua grande amica), a Alberto Moravia, a Natalia Ginzburg, a Alfonso Gatto e ai già citati scrittori e pittori. Scrisse versi indimenticabili. Raccolse ben 720 opere d’arte, in gran parte regalategli dagli autori, ma alcune acquistate: collezionista e insieme mercante per vivere. I poeti troppo spesso sono condannati alla povertà. Andate a vedere questa mostra c’è un pezzo d’Italia. Una grande Italia andata perduta, dopo la quale ne è arrivata una non all’altezza.