Settantré milioni i costi (dove verranno reperiti lo sapremo più avanti), 18.169 i posti (capienza quantificata analizzando il numero di spettatori degli ultimi 25 anni), 10mila in meno di quelli attuali, un hotel con suite vista campo di calcio, un ristorante, spazi commerciali per eventi di ogni tipo (anche Umbria Jazz?), un “Grifo Village”, un centro medico, un nuovo parcheggio aldilà di via Cortonese, collegato allo stadio con un sovrappasso, ampliamento delle aree verdi: Arenacuri ha presentato il nuovo progetto di stadio di Perugia dopo la bocciatura del precedente. Entro sessanta giorni il Comune dovrà dichiarare o no il “pubblico interesse”. La proposta piomba come un fulmine sulla campagna elettorale e la risposta di Palazzo dei Priori deve arrivare entro sessanta giorni: la vecchia giunta deciderà per la nuova? “C’è fretta – rispondono i presentatori del progetto – perché c’è un mutuo di più di 5 miliardi, già concesso al Comune, per riparare il vecchio Curi. E a che serve ripararlo se poi si dovrebbe fare uno stadio nuovo? Sarebbero soldi sprecati”. E invece le prime critiche che sono arrivate alla nuova proposta di Arenacuri – a partire da quella della candidata di centrosinistra Vittoria Ferdinandi – vertono proprio su questa strozzatura dei tempi. Ma non sono le sole. Fabio Maria Ciuffini, ex vicesindaco di Perugia ci ha inviato questo breve commento che solleva più di un interrogativo.
di Fabio Maria Ciuffini
A volte ritornano e non è un thriller di Stephen King, ma la nuova proposta di Arenacuri di uno stadio e ricchi accessori a Pian di Massiano. Piombato nel pieno di una doppia campagna elettorale (la campagna elettorale, sostiene Arenacuri, non c’entra. No, no, per carità), il nuovo-vecchio progetto sottrae di fatto alla futura amministrazione il diritto-dovere di decidere sulle sorti di un
ganglio vitale della città. Da notare che questa volta non si chiedono più 18 milioni di contributo al Comune (dunque lo spazio di riflessione che un anno fa ha proposto questo giornale ha fatto risparmiare un botto di soldi). Ne basterebbero solo cinque, quelli destinati a mantenere in vita l’attuale Curi, invece di abbatterlo inesorabilmente.
Qualche mese si riflessione in più potrebbe portare a migliori consigli, o no? Dando tempo di rispondere a una sola domanda che però è centrale: perché il nuovo stadio andrebbe fatto per forza a Pian di Massiano? Non potrebbe stare – che so – a Ponte Felcino. Per gli appassionati di calcio potrebbe essere persino più accessibile. Non so com’è, ma sorge spontaneo il sospetto che le destinazioni extrasportive – un albergo, un centro commerciale, un centro medico e altro ancora – a Ponte Felcino varrebbero meno. E la dichiarazione di pubblico interesse (che una legge assurda equipara a una variante di piano) sembrerebbe un cavallo di Troia per aggirarla, quella variante. Per aggirare un difficile, se non impossibile, passaggio amministrativo che sarebbe assolutamente necessario per chiunque per proporre nuove destinazioni in un’area di pregiato verde pubblico, che una felice intuizione dell’amministrazione anni ’50 ha posto al centro della città. Il Central Park di Perugia, è stato detto. Uno spazio che molte città ci invidiano. Che bisogna dire è stato già, un po’ alla volta, intaccato, anche di recente: un pezzo qui uno là. Il tutto senza aprire una discussione generale sul futuro di Perugia. Forse mi sbaglio? Ma diamo tempo al tempo, riflettiamo meglio. Resta il fatto che il Pian di Massiano è uno spazio di tutti e la sua sorte non può essere compromessa senza l’attento studio di una variante di piano, e un dibattito attento che coinvolga tutti gli interessi in gioco: dei tifosi, degli sportivi e dei comuni cittadini in cerca di un po’ d’aria e di verde. E buon lavoro alla prossima amministrazione.