di Ruggero Ranieri
Gli ultimi anni hanno chiarito, se ce ne fosse stato bisogno, la centralità del turismo per lo sviluppo locale, in particolare della città di Perugia. Prima gli effetti del terremoto, poi la crisi del Covid19 hanno evidenziato quanto l’assenza di turismo rischi di portare un colpo mortale all’economia cittadina. È cresciuta la sensibilità su questo tema a livello di opinione pubblica, di operatori del settore, in parte anche dei media.
Ci sembra che tale sensibilità non abbia completante trovato una sintonia con le scelte politiche e strategiche dei nostri amministratori, le cause di questa amnesia possono essere molte, ma esaminarle ci porterebbe lontano. Qui ci diamo un compito più limitato: individuare alcuni problemi aperti e indicare, alcune possibili soluzioni. Cominceremo
questa disanima sottolineando gli aspetti positivi, cioè alcune questioni che hanno ricevuto o stanno ricevendo l’attenzione degli amministratori, per poi elencare invece i punti critici.
Quello che va e quello che non va
Vanno evitati eccessi di pessimismo e di ottimismo. Fra i primi, si possono annoverare le analisi catastrofiche che pongono Perugia in fondo a ogni genere di classifica per presenze turistiche. I numeri non dicono questo. Un flusso turistico consistente esiste anche nella città di Perugia, oltre che nella Regione. Ci sono però punti deboli: la
percentuale di stranieri è piuttosto bassa (minore che non ad Assisi), la permanenza nelle strutture ricettive breve, la spesa pro-capite modesta, i flussi turistici troppo stagionalizzati e si potrebbe continuare. In altre parole il turismo culturale non raggiunge le potenzialità dell’offerta della città. È fuorviante, quindi, enfatizzare grandi progressi temporanei, come se il problema si potesse così ritenere risolto. È vero nelle ultime stagioni turistiche, già dal 2022, i numeri sono stati buoni, anche molto buoni, ma rimangono i ritardi di fondo rispetto alle regioni e alle città turisticamente più virtuose (per esempio rispetto alla Toscana e a alcune città toscane come Pisa e Siena). In prospettiva una città d’arte come Perugia deve puntare non solo ai numeri, ma anche a raggiungere una clientela turistica di qualità.
La mancanza di una promozione adeguata è stata sempre un tallone d’Achille della nostra offerta turistica; oggi tanto più grave in una epoca dominata dalla comunicazione a tutti livelli, da quella istituzionale a quella dei social media. È indubbio, che la Regione Umbria, per la prima volta in molti anni, abbia promosso in modo efficace e originale l’Umbria come meta turistica. Questa promozione però è rimasta molto generale, e non ha affrontato se non marginalmente il problema delle città d’arte della Regione, tantomeno quello del suo capoluogo. Si è puntato anche, da parte degli amministratori, sul richiamo di grandi eventi mediatici (per esempio il Concertone del Capodanno 2022 a Perugia), i cui effetti di richiamo, vanno però bilanciati con l’uso invasivo degli spazi pubblici più caratteristici della città, che ne compromette bellezza e fruibilità.
Il Ministero della Cultura ha incoraggiato una serie di iniziative per i 500 anni della morte del Perugino che per qualità e quantità hanno, indubbiamente, contrassegnando la crescita del turismo culturale in Umbria, durante la stagione turistica estiva del 2023. Importanti grandi eventi spingono il motore del turismo a Perugia, a partire da Umbria Jazz, dal Festival Internazionale del Giornalismo, Eurochocolate e da molti altri.
Gli operatori privati del settore, in campo museale, ricettivo e degli eventi creativi hanno mostrato resilienza e iniziativa contribuendo a colmare, almeno in parte, il deficit di politica pubblica.
Qualche passo avanti, sembra, si stia registrando sul piano di una nuova segnaletica turistica, dopo molti tentativi abortiti o falliti. La Giunta Comunale, e in particolare l’assessorato al Turismo, sta apprestando una nuova comunicazione, aggiornata e comprensiva, in sostituzione della, disordinata segnaletica turistica esistente. Pur in forte ritardo, questo progetto è attualmente in fase di condivisione con vari operatori cittadini, anche questo un segnale positivo, purché la condivisione sia reale e non fittizia, e purché si arrivi presto alla realizzazione effettiva.
Un importante passo avanti, anche questo con un ritardo di vari decenni, sembra che sia stia registrando sul fronte della Stazione di Fontivegge, che è uno dei principali portali di ingresso del turismo nella città e che versa attualmente, come accoglienza e servizi, in stato pietoso. È stato lanciato un nuovo progetto che chiediamo tenga conto anche delle ragioni dell’accoglienza turistica.
Un altro punto positivo, dovuto all’iniziativa del consiglio comunale uscente del febbraio 2024 è stato di varare un nuovo regolamento sull’uso della imposta di soggiorno che impegna la prossima Giunta nel bilancio del 2025 a usarne i proventi, secondo quote percentuali prestabilite, per “interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni
culturali della città per tutelare e valorizzare il centro storico” per l’accoglienza, per il sostegno alle strutture ricettive e per finanziare iniziative culturali, dii specifico interesse turistico”. Entrando a regime, questo regolamento consentirà di sviluppare molte delle proposte che delineiamo in questo documento.
Qualche momento di condivisione e partecipazione
Vi sono stati da parte dell’amministrazione uscente alcuni, pur timidi e embrionali, sforzi per coinvolgere le strutture museali nella costruzione dei processi decisionali. In particolare questo è avvenuto per la nuova segnaletica, per alcuni programmi di eventi natalizi, nella seconda parte della consiliatura. In queste occasioni alcune strutture museali, associazioni culturali, guide turistiche e altri soggetti sono stati convocati insieme
ai rappresentanti dei borghi storici della città. Pur trattandosi di una consultazione non strutturata e una tantum, si è almeno rotta una barriera che durava da tempo e impediva di conoscere i reciproci punti di vista.
Quello che non va. Non ci crediamo veramente
Perugia città d’arte. Il capoluogo e la rete
Partiamo da lontano. E cioè da un problema di consapevolezza civica e culturale. Il punto di partenza è di apprezzare l’identità e il ruolo di Perugia come grande città d’arte italiana. A questo scopo occorre che gli amministratori, e in generale tutti coloro chiamati a recitare un ruolo dirigente nella città, abbandonino false nozioni e vari minimalismi provinciali. Perugia per la sua lunga e travagliata storia, per i grandi e splendidi momenti del passato,
per il fatto che custodisce testimonianze artistiche e monumentali che vanno in continuità dal periodo etrusco fino all’età contemporanea, per la presenza di alcuni grandi musei di livello nazionale e internazionale si pone al livello delle più importanti città d’arte italiane. Se non si apprezza questo punto, se si sottovaluta il complesso di tesori, bellezze, testimonianze che la città racchiude e che bisogna valorizzare, qualsiasi iniziativa assunta
sarà sottodimensionata rispetto alle necessità
C’è un altro equivoco che bisogna dissipare. L’importanza di Perugia come città d’arte non è legata, ma solo arricchita, dal fatto che è immersa in una regione ricca di un importante patrimonio artistico e naturalistico. Perugia è, infatti, circondata da altre città e borghi che sono mete turistiche importanti. Un esempio per tutti, Assisi, che non solo è bellissima e importante, ma ha saputo nel corso dei decenni valorizzare al massimo la propria
immagine, con una azione di promozione davvero molto significativa. Il fatto che Perugia non abbia fatto altrettanto, non significa che abbia caratteristiche meno importanti e attrattive. E’ vero, anzi, l’opposto: Perugia ha un patrimonio ricco e variegato che nessuna altra città dell’Umbria può avvicinare. Basta che se ne renda pienamente conto e che lo voglia valorizzare. In sintesi la ricchezza e bellezza dell’Umbria sono importanti fattori per
creare reti e itinerari turistici, ma all’interno della regione va compreso e affermato il ruolo speciale del suo capoluogo.
Mancano strumenti conoscitivi e manca un piano di azione
Il punto di partenza di una azione conseguente per migliorare il turismo a Perugia deve essere una iniziativa conoscitiva: chi viene a Perugia, da dove, perché, con quali soddisfazioni, frustrazioni? Sembra inverosimile, ma una indagine del genere non è stata mai tentata. A livello regionale, indagini simili vengono svolte dall’Ufficio del Turismo, con, però, una visione di insieme dell’Umbria. A livello della città capoluogo niente è mai stato
effettuato (e questo la dice lunga sulla scarsa attenzione al fenomeno). Per una indagine conoscitiva del genere si potrebbe pensare a utilizzare fondi recuperati dalla imposta di soggiorno e magari alla formazione di un Osservatorio professionale a livello comunale. A questo primo passo dovrà necessariamente seguire una strategia d’azione, che non può che essere risultato di un piano marketing conseguente all’analisi, volto a una gestione coerente lungo gli anni e alla ottimizzazione delle strategie e delle risorse da mettere in campo.
Manca una promozione adeguata
Bisogna sottolineare l’assenza di una qualsiasi politica di comunicazione e di promozione della città di Perugia. Assenza continuata anche in presenza (occasione) di una commemorazione importante come è stata quella del Perugino. Qui bisogna chiarire meglio i rapporti fra amministrazione comunale e Regione, per evitare il gioco dello scaricabarile. Il turismo in generale e la promozione è materia affidata alle Regioni. I Comuni hanno però il compito di assicurare la migliore accoglienza. In questo ambito, però, è necessario e importante che il Comune di Perugia, come città capoluogo, eserciti un ruolo importante nella definizione delle strategie di comunicazione che la Regione
adotta per comunicare l’Umbria.
Il problema dell’Ufficio informazioni
Per l’accoglienza l’Ufficio informazioni (IAT) ha una importanza centrale. Si potrebbe qui ripercorrere la storia delle ultime vicende che lo hanno visto relegato presso la Biblioteca degli Arconi, in uno spazio residuale e del tutto inadeguato. Il risultato è che il lavoro di informazione ai turisti è di fatto delegato alle poche strutture museali aperte e capaci e disposte a farlo, sovraccaricandole di lavoro e comunque con esiti non insoddisfacenti.
Si è ora deciso di voltare pagina collocando lo IAT in una nuova sede nella centralissima ex-Borsa Merci. Occorre che questo venga fatto tempestivamente e che venga fatto bene, cercando la collaborazione delle strutture museali, delle guide turistiche e degli organizzatori culturali che a questo servizio sono più direttamente interessati. Si tratta di: garantire visibilità all’ufficio turistico; allestire spazi congrui per esposizione di locandine e materiale promozionale; avere una sezione adeguata, separata e ben indicata, per presentare le principali informazioni delle strutture museali cittadine.
Il problema dell’accoglienza e della card museale
Per una miglior fruizione e visibilità turistica delle strutture museali cittadine, di estrema importanza sarebbe la realizzazione di una card museale che includa la visita dei principali siti storici e museali della città, della stessa tipologia di quella esistente fino a qualche anno fa (collegata al CONSORZIO PERUGIA CITTA’ MUSEO scioltosi nel 2019) e presente in numerose città d’arte italiane.
Per valutare la ricostituzione di una nuova card museale, il Comune di Perugia affidava nel 2021 all’Associazione Mecenate 90, uno studio di fattibilità che ha coinvolto tutti i soggetti e enti museali interessati con incontri e laboratori svolti a partire da luglio 2021. I risultati sono stati presentati il 13 dicembre 2021 presso la sede della Fondazione Perugia. Da qui il progetto si è arenato: l’amministrazione comunale ha ritenuto di voltare pagina, come se niente fosse avvenuto, senza fornire alcuna spiegazione (né giustificare la spesa impegnata).
Vale la pena di riprendere brevemente le lezioni di quella esperienza. La card museale è indubbiamente uno strumento prezioso per migliorare e allargare i flussi turistici cittadini. Le difficoltà di realizzarla sono però molto elevate, sia per ragioni tecniche, sia per resistenze e ambizioni delle singole strutture, molte delle quali private o del terzo settore o comunque afferenti a enti diversi (Comune, Ministero ecc.). La card però può essere vista
come il prodotto finale di uno sforzo di collaborazione e condivisione, che può partire da uno scambio informativo fra le strutture per quanto riguarda orari, servizi ed eventi, da progetti comuni da finanziare esternamente, da scontistiche reciproche e proposta di itinerari. E si potrebbe continuare. Le potenzialità di una lavoro comune sono molto elevate, ma occorre un ente che se ne faccia portavoce, che rompa le varie piccole gelosie e resistenze, che imposti un programma e metta a disposizione qualche risorsa iniziale.
Turismo e artigianato artistico
L’artigianato artistico è un valore importante per la promozione del brand Perugia città d’arte. Una grande città d’arte come Perugia non si caratterizza tanto come una città museo, ma come un luogo vivo dove accanto al patrimonio museale sussistono molte altre attività, creative, educative e commerciali, tra cui molto importante un patrimonio
immateriale di competenze artistiche e artigianali, all’interno di laboratori, botteghe e studi d’arte. Sono luoghi che possono diventare attraenti per un turismo qualificato, e sono luoghi di formazione e di trasmissione del “saper fare ad arte”. Non si tratta di inventare niente: questo patrimonio già esiste nella nostra città e negli ultimi anni l’associazione “ArtiCity” lo sta rilanciando, elevando il suo profilo e la sua riconoscibilità. Si tratta di sollecitare le appropriate sinergie fra strutture museali e laboratori di artigianato artistico e di inserirle come momento importante della promozione e della accoglienza cittadina.
I tavoli sono importanti
In tema di accoglienza turistica e di altri temi collegati, le strutture museali, poiché ogni giorno si confrontano con i flussi di visitatori in arrivo nella città portano un know-how che altri soggetti non possiedono. L’interesse di una reciproca consultazione è quindi generale. Ma per avere efficacia una tale consultazione dovrebbe minimamente continua e strutturata, attraverso la costituzione di un tavolo permanente, di un osservatorio o di altri strumenti pertinenti, promossi dall’amministrazione comunale.
Questo tipo di consultazione ha anche un valore nel favorire lo scambio reciproco fra i vari operatori, fra operatori e associazioni territoriali e imprenditori alberghieri e organizzatori di eventi, il tutto coordinato dall’amministrazione. Un’altra possibilità è che questo livello di interazione avvenga, in parte almeno, a livello del Consiglio comunale e delle apposite commissioni. Anche su questo è opportuno uscire dalla episodicità e sporadicità di contatti.
Conclusioni
Occorre perciò un profondo ripensamento, che si basi intanto su una presa di coscienza dell’importanza culturale di Perugia nel panorama nazionale e internazionale. A questa va fatta seguire una seria analisi dei flussi e delle presenze sul territorio comunale (una analisi di marketing mai effettivamente svolta relativamente al territorio comunale). Dovrebbero seguire altre azioni conseguenti, alcune delle quali abbiamo cercato di segnalare.
Soprattutto è importante che una nuova classe dirigente si convinca che il turismo non sia un capitolo separato né tantomeno un capitolo da relegare fra le questioni secondarie. E’ vero che una città come Perugia non può vivere solo di turismo, e che ci sono molti altri capitoli essenziali e forse anche più importanti della azione amministrativa
(dall’urbanistica, alle viabilità, alla sanità ecc). Tuttavia è anche vero che i flussi turistici garantiscono già oggi la sopravvivenza di una fetta importante delle attività culturali e ricettive della città. E’ per questo che bisogna porre termine alla negligenza e alla disattenzione; il turismo deve assumere una maggiore importanza e deve essere preso in considerazione trattando altri capitoli della vita cittadina, dai trasporti alle iniziative
culturali, dal verde all’organizzazione dei servizi urbani alla partecipazione di soggetti del terzo settore all’elaborazione delle politiche pubbliche.