di Gabriella Mecucci
Le prime uscite delle due candidate sindaco di Perugia – Scoccia e Ferdinandi – sono state due bagni di folla: look giusto e grande entusiasmo per entrambe. E’ andata così al Capitini per il centrosinistra (700 persone sedute e alcune centinaia in piedi), e a San Francesco al Prato per il centrodestra (512 posti seduti e almeno 200-300 posti in piedi). Appuntamento questo anticipato dagli oltre quattrocento che avevano partecipato all’iniziativa delle Due Torri, promossa da Andrea Romizi. Erano anni e anni che non si vedeva una mobilitazione così forte.
Che ci sia stata per entrambi gli schieramenti una grande partecipazione è un elemento positivo. Vuol dire che la politica non è una parola vuota e che esiste un interesse forte e diffuso verso il futuro della propria città. Vuol dire che c’è bisogno di ritrovarsi e – perché no?- di schierarsi. Vuol dire che la folla degli straconvinti è vasta, che gli eserciti sono numerosi e “carichi”. E vuol dire che due schieramenti molto caratterizzati: uno di destra-destra e l’altro più di sinistra che di centrosinistra galvanizzano, che la radicalità appassiona. Ora la domanda è un’altra ed è quella che conta per avere un successo elettorale forte e convinto: come e quanto i due schieramenti più forti riusciranno ad andare oltre il loro recinto, a raggiungere i cittadini non radicalizzati? Quell’ampia fascia di moderati, cioè, il cui voto determinerà la vittoria dell’uno o dell’altro? Questi sono tanti e potrebbero al primo turno votare anche per candidati diversi da Scoccia e Ferdinandi. Un nome su tutti: quello di Massimo Monni. Questa ampia fascia di “centristi” attende ora i programmi e le liste per prendere le proprie decisioni.
Per valutare il centrodestra, che governa ormai Perugia da dieci anni, ci sono anche le cose fatte e quelle non fatte. Non tutto è negativo, ma tante, troppe sono le mancanze. Il risultato è che la città mostra scarsa vivacità sia sul piano culturale che su quello
economico come indica la posizione che occupa nelle classifiche nazionali: si tratta del quarantanovesimo posto nel 2023. Un risultato decisamente mediocre, al quale corrispondono alcuni pesanti problemi. Questi non dipendono solo dalla giunta Romizi,
ma anche dalla Regione, dallo Stato e dalle passate gestioni. Scoccia nel suo intervento a San Francesco al Prato ne è sembrata consapevole, ma è riuscita a presentare un bilancio della giunta Romizi tutt’altro che esaltante. I progetti sono rimasti progetti.
Qualcuno nel decennio è diventato più preciso e dettagliato, per qualcuno sono stati reperiti una parte o tutti i finanziamenti. Ma di già realizzato davvero poco. Scoccia ha parlato del “gemello digitale”, un programma che fornisce una visione virtuale del capoluogo e che può dare informazioni precisi sulla situazione che vivono alcuni luoghi e consentirne una gestione più puntuale e efficiente. Vedremo a cosa servirà concretamente. E poi c’è la città cablata del primo quinquennio Romizi.
Sei domande ai candidati
Ora è tempo di programmi per tutti. E ci sono almeno sei questioni sulle quali i candidati dovranno dare o dettagliare meglio le loro risposte.
Primo problema fra tutti è la sanità. Ogni giorno ne capita una nuova. E’ ben vero che i poteri in questo settore ce l’ha la Regione, anch’essa governata dal centrodestra, ma il sindaco può stimolare, chiedere, protestare. Romizi è stato sempre silente. Ha lasciato che le cose peggiorassero senza dire nulla. E in effetti sono precipitate. Ci sono naturalmente delle corresponsabilità legate alla carenza di fondi statali (perché mai non avranno preso il Mes?) e alle passate amministrazioni. Tant’è, adesso la situazione è diventata preoccupante: Tesei è più di un anno che fa promesse a raffica ma miglioramenti non se ne vedono. Cosa intendono fare i candidati a Palazzo dei Priori? Il centrosinistra presenterà una lista tematica, composta da esperti del settore. Un giudizio più generoso la giunta Romizi lo merita per quanto riguarda l’assistenza. E per il futuro cosa propongono i candidati?
Per i grandi contenitori a partire dal Turreno, dal Pavone, dal Lilli, dal Mercato coperto il piatto piange. Tutte queste questioni erano state impostate dalla giunta Boccali, le due amministrazioni Romizi hanno proceduto molto lentamente, tanto che niente è stato portato a termine. Tante promesse, qualche progetto interessante, ma nulla di concreto. L’ultima idea del centrodestra è il museo del jazz. Nel decennio trascorso l’unico grande contenitore che è stato terminato è la biblioteca degli Arconi, messa in cantiere dal centrosinistra. I candidati dovranno dire cosa intendono fare. E dovranno farlo anche per quanto riguarda l’ipotesi di nuovo stadio sperando che vogliano evitare una colata di cemento al Pian di Massiano.
Ci sono poi i trasporti. Prima di tutto c’è il disastro delle strade: piene di buche, senza marciapiedi e, là dove ci sono, spesso impraticabili. Solo ora, a distanza di un qualche mese dalle elezioni, è iniziata l’opera di riparazione. C’è un progetto importante: il metrobus. Che solleva però parecchi punti interrogativi e che viene presentato in continuazione per annunciare in realtà l’avvio in ritardo dei lavori. Questo progetto è finanziato coi fondi del Pnrr, gli altri candidati cosa ne pensano?
Il problema dei problemi però è l’accesso a Perugia. Se ne parla da sempre, ma ogni volta si deve tristemente notare che non è stato risolto. La gravissima congestione del traffico che affoga la città colpisce anche altre importanti parti del territorio comunale. Che ne sarà del Nodo e del Nodino? E Perugia sarà una città con meno auto possibili, o ne sarà invasa e per contenerne il numero si pianteranno paletti ovunque?
Passiamo alle questioni riguardanti la cultura sulle quali c’è stato un deficit di impegno della giunta Romizi. Basti guardare al crollo di ruolo e di visitatori di Palazzo della Penna: meno 5000 nell’ultimo anno. Per non dire delle grandi kermesse che promuovono il turismo. Oltre alle vecchie glorie di Umbria Jazz e del Festival del giornalismo – sempre ben funzionanti – non è emersa nessuna iniziativa davvero importante. Tutto uno zampillare di cosucce senza troppa importanza. Per fortuna che c’è stata l’intensa e qualificata attività della Galleria Nazionale dell’Umbria che però è statale. Il turismo a Perugia sta andando bene, ma il Comune lo trascura: segnaletica quasi nulla, introvabile un ufficio o un box che dia informazioni. La Regione al contrario ha operato in modo efficace in questo campo, grazie a campagne promozionali di buona qualità. Assolutamente positiva è invece la gestione dell’art bonus da parte di Palazzo dei Priori. Molti i restauri portati a termine o ancora da iniziare, ma già finanziati. Il merito maggiore di questi risultati è però dei privati. Basti pensare all’impegno di Cucinelli, della Curia, della Fondazione Perugia e di Ranieri di Sorbello, tanto per fare qualche nome.
C’è poi la vita delle frazioni e il rapporto fra le loro esigenze e l’amministrazione comunale. Il centrosinistra propone una reintroduzione dei consigli partecipativi. Può essere un’idea. Gli altri cosa dicono?
Dulcis in fundo, il tema della sicurezza. Scontato che questa dipende in larga misura dalle forze di polizia e dai carabinieri, il Comune ha un potere di denuncia e di proposta. Dispone poi del corpo dei vigili urbani che non sono specificamente dedicati alla sicurezza, ma che con la loro presenza possono essere d’aiuto. Questo fu un tema centrale della prima campagna elettorale di Romizi. La situazione da allora è parzialmente migliorata nel centro storico, ma restano interi quartieri in serie difficoltà. Per non dire della zona intorno alla stazione di Fontivegge che resta a certe ore infrequentabile.