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di Gabriella Mecucci

“Venti anni di vero amore”: con questo slogan appassionato Gino Sirci festeggia proprio oggi l’ anniversario della sua lunga presenza ai vertici della Sir volley. Un’ avventura iniziata con la squadra di pallavolo di Bastia e approdata, a suon di successi, sul palcoscenico nazionale e internazionale. Il patron è fiero dei risultati, ma vuole “continuare a vincere sempre di più per portare Perugia sul tetto d’Europa e del mondo” che fuor di metafora vuol dire conquista della Champions League e del Mondiale di club (ndr. quello vinto in Brasile) . Nella prossima stagione (ndr. quella in corso) i Block Devils ci riproveranno anche con la Champion perchè questo traguardo tanto desiderato sembra alla portata. Già ci sono andati vicinissimi, ma gli è sfuggito all’ultimo momento.
Gino Sirci è un imprenditore di successo: estroverso, istrionico, esplosivo. Fu conquistato dalla pallavolo quando vide suo figlio maggiore giocarci: un “colpo di fulmine” dal quale sbocciò “un amore vero”.
Il carattere impulsivo gli ha attirato più di una critica, per quel suo cambiare di continuo allenatori e per non mandarle a dire, ma alla fine le soddisfazioni non sono mai mancate. La squadra ha attraversato la serie C e la B sino a raggiungere la A. E poi ha vinto il campionato e la Coppa Italia. Ha giocato la finale di Champions, mancando però la vittoria. Perugia, che da tanti anni non riesce a ritornare sul palcoscenico calcistico nazionale col ruolo da protagonista dei tempi di Paolo Rossi, si è entusiasmata per la pallavolo – il secondo sport in Italia per partecipazione di pubblico – e per la Sir. I suoi tifosi si autodefiscono “sirmaniaci”. Da anni riempiono un palazzetto dello sport che ormai gli va stretto. E Gino Sirci, con la sua voglia di farcela, con quello spirito da trascinatore che non dà tregua, è diventato il simbolo di questa irresistibile scalata. “Mi piace fare qualcosa per gli altri, per renderli felici, per arrivare insieme in alto. Mi piace uscire dalle mura della mia azienda e stare con loro a gioire per una vittoria. Mi piace essere popolare”: questo il suo manifesto programmatico.
E perchè allora il volley e non il football? “Perchè e’ uno sport bello e divertente, non è attraversato dalle esasperazioni del calcio (troppi soldi, troppe tensioni), e non è funestato né dalla violenza né da alcun rischio per coloro che lo praticano, come accade, ad esempio, nel motociclismo o nell’automobilismo”. “Anche questi – prosegue – sono sport avvincenti. Capisco che conquistino l’interesse di tanta parte dell’opinione pubblica, ma io mi sono innamorato della pallavolo che sa infiammare il tifo, determina un forte spirito di squadra, fa nascere grandi amicizie e passioni corali senza provocare però effetti collaterali perniciosi”.
Dietro le scelte di Sirci c’è dunque qualcosa di più profondo e interessante che va oltre la pur rispettabile voglia di vincere e di essere popolare. C’è il bisogno di stare insieme agli altri, di non pensare solo al profitto. Un modo di fare comunità intorno ad uno sport che regala spettacolo senza violenza e senza pericoli. E del resto la protezione, la riduzione del rischio è a fondamento anche nella scelta imprenditoriale di Gino Sirci. La sua azienda, Sir Safety System produce indumenti per la sicurezza sul lavoro: tute, caschi, guanti, scarpe e quant’altro che preservano i lavoratori dai pericoli di incidenti, dal troppo freddo e dal troppo caldo, dai molteplici danni che può provocare l’attività che svolgono.
Fondata da Gino Sirci più di quaranta anni fa, l’impresa è cresciuta sino ad acquisire proporzioni ragguardevoli. La “testa” è a Santa Maria degli Angeli: un gigantesco immobile che ha subito continui ampliamenti, dove operano circa 200 dipendenti. Qui vengono progettati gli indumenti per la sicurezza del lavoro: si creano modelli e tessuti che incorporano alta tecnologia. La produzione invece è completamente delocalizzata in Romania dove c’è uno stabilimento Sir con 120 addetti. I manufatti tornano poi a Santa Maria degli Angeli per essere commercializzati. Nel grande store si trovano anche scarpe cinesi e indumenti provenienti da mezzo mondo. Il tutto fa un fatturato di circa 70 milioni. Un bel successo internazionale, soprattutto se si considera che Gino Sirci è un vero e proprio self made man.
L’azienda è piazzata dentro quella grande area industriale che inizia prima di Petrignano, tocca Bastia e raggiunge la piana sotto Assisi. Una zona che ospita un pezzo importante dell’imprenditoria perugina: da Colussi a Mignini, tanto per nominare i più forti e i più conosciuti. La Sir azienda così come la Sir pallavolo hanno in comune l’attitudine a scavalcare i confini locali e nazionali per guardare al mondo. E il loro patron ama viaggiare: “Mi piace andare a conoscere luoghi nuovi, lontani , diversi”. Ma ama anche ritirarsi nella sua grande villa, strapiena di opere, di oggetti vari, di soprammobili comprati un po’ ovunque. Gli piace passeggiare per quel magnifico parco che circonda la casa: tre ettari di prato inglese verdissimo con tante aiuole fiorite. Gli piace lasciare un segno sulle cose che intraprende e sul territorio dove vive con i quattro figli e la giovane seconda moglie. Ma soprattutto gli piace raffigurarsi come uno che è partito dal basso e che non smette di guardare coloro che fanno le cose con le loro mani, che faticano e che sono poco riconosciuti: “Mi riempie di soddisfazione produrre indumenti utili alla loro sicurezza sul lavoro perchè penso che vadano protetti. Quando guardo alcune splendide architetture penso a chi le ha progettate, ma anche a chi le ha manualmente costruite. Senza di loro quei palazzi, quelle chiese non esisterebbero”. “Quando ero ragazzo andavo al bar del paese. Ero uno studentello e guardavo gli uomini giocare a carte. Mi cadevano gli occhi sulle loro mani. C’erano quelle bianche e levigate degli impiegati e quelle ruvide, callose, nerastre degli operai. Mi piace essere riuscito a fare qualcosa perchè le mani diventino tutte uguali. Perchè anche quelle dei lavoratori più umili vengano difese. Viviamo in una società sviluppata, dobbiamo riuscire a rendere migliore la vita e la sua qualità anche per chi spesso viene dimenticato”.
La lunga chiacchierata con Gino Sirci finisce qui mentre si stanno preparando i festeggiamenti per “i venti anni di vero amore” e si prepara la prossima stagione con gli amici della pallavolo. L’azienda va: fa progetti e profitti. Batte la crisi ed è inserita nell’élite delle 21 imprese italiane selezionate da Ubi Banca.
E Perugia attende di salire sul tetto del mondo.