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di Telesio Malaspina

La chiesa umbra ha detto la sua sulla faccenda del Pride prendendo nettamente le distanze dal senatore Pillon. Non solo: ribadisce che “la famiglia è vivissima” ma “i credenti a volte sembrano prigionieri di etichette ideologiche che la gran parte delle famiglie cristiane non ha cercato”. E bolla gli artefici dell’attacco al Pride e a Donatella Tesei che lo aveva “patrocinato” come “aree oltranziste del centrodestra“. Sono queste alcune frasi che si leggono in un editoriale de “La Voce”, settimanale delle diocesi umbre.
Ricapitoliamo i fatti: la regione ha dato il patrocinio al Pride, la manifestazione pubblica per eccellenza del mondo LGBT, ripresa dopo gli anni della pandemia. L’area cattolica di estrema destra, quella che fa riferimento alla Marcia per la Vita, per intenderci, ha protestato con una violenza inusitata e personalizzata unicamente contro la Presidente Tesei, accusandola di aver tradito l’impegno preso con quell’area del mondo cattolico durante la campagna elettorale, quando aveva firmato un manifesto valoriale su vita famiglia e libertà di educazione insieme ad altri candidati, alcuni dei quali poi eletti e attualmente anche assessori. Ma l’attacco è stato solo e unicamente alla Tesei, con tanto di camion vela e pagina su La Verità (quotidiano di riferimento di quell’area) con la faccia della Presidente in primo piano, per far capire a tutta la nazione chi fosse il bersaglio da colpire, e poi flash mobs e comunicati minacciosi, l’ultimo dei quali, a firma Pro- Vita&Famiglia, si chiudeva con “La Tesei pagherà il prezzo di questo patrocinio anti-cattolico alle prossime elezioni regionali e in qualsiasi altro appuntamento elettorale a cui si presenterà”.
Già, perché, come scritto su queste pagine, il vero oggetto del contendere è l’elezione in parlamento l’anno prossimo: diminuiti i parlamentari eleggibili, in calo il consenso della Lega, il pericolo è che in Umbria di leghisti se ne eleggano un paio al massimo, e se è la Tesei ad essere candidata – come si vocifera insistentemente da mesi – c’è poco spazio per gli altri aspiranti. Ed ecco apparire il senatore Pillon, che si è unito pubblicamente al coro di chi chiedeva alla regione il ritiro del patrocinio: richiesta pelosa, visto che era evidente che sotto tanto attacco sarebbe stato impossibile per la Tesei ritirarlo, anche se lo avesse voluto. Il senatore Pillon nel 2018 è stato eletto in Lombardia, dove stavolta, però, difficilmente ci sarà spazio per lui: se vuole mantenere la poltrona da senatore, deve probabilmente farsi eleggere in Umbria. E deve essere “IL” candidato della Lega, per poter far il bis. E’ noto che i capi di Pro Vita & Famiglia sono amici stretti del senatore, tutti di appartenenza neocatecumenale, e che c’è un totale sostegno reciproco.
“Pillon spaccatutto”, è stato scritto: l’attacco feroce alla Tesei ha spaccato il comune di Terni, con il sindaco Latini contro e Fratelli d’Italia e Forza Italia astenuti sul patrocinio, e messo in imbarazzo il comune di Perugia. La giunta Romizi non ha risposto alle richieste di patrocinio del Pride – quindi non lo ha concesso ma non ha spiegato neanche perché – ma aveva già deliberato di pagare il palco e il gazebo all’associazione Omphalos, fra gli organizzatori dell’evento: un colpo al cerchio, uno alla botte ma tutti scontenti.
Ma adesso si è fatta sentire la chiesa umbra, finora silente: il settimanale la Voce ha pubblicato un commento a firma del suo direttore, che invita tutti a distinguere la chiesa e le famiglie cristiane che testimoniano la bellezza della vita e della famiglia, come è avvenuto domenica scorsa con una festa in piazza IV Novembre a Perugia, da “alcune aree oltranziste e intolleranti di centrodestra, più destra che centro”, e, per essere certi di far capire di chi si parla: “Senza fare nomi, tra questi c’è lo stesso soggetto politico – un senatore – che sta creando spaccature all’interno del partito al quale appartiene”. E’ la prima volta che la chiesa umbra prende pubblicamente e con durezza le distanze dal senatore Pillon, riconoscibilissimo anche se non nominato. Non solo: l’articolo continua sottolineando che “Ora nelle piazze cattoliche umbre di domenica scorsa non appariva neppure l’ombra del personaggio in questione”. Come a dire: poi, al dunque, al senatore non interessa il merito della faccenda, ma solo il gioco strumentalmente politico. E rincara la dose apertamente qualche riga dopo quando, difendendo le famiglie attaccate dal palco LGBT+, spiega che queste hanno ben chiara la propria identità ma “spesso si sentono lontane anni luce dallo stile comunicativo e dalle idee di qualche politico che – il dubbio è più che legittimo – sembra giocare partite personali più che difendere interessi più ampi e condivisi”.
La linea della chiesa umbra, insomma, continua nel solco del Cardinal Bassetti: sulle questioni di vita e di morte il Cardinale non le ha mai mandate a dire, ma la sua è stata sempre una testimonianza in positivo, indicando “La” strada, che è per tutti e non esclude nessuno. I credenti dovrebbero “mostrare il volto dell’accoglienza, della compassione e le braccia aperte di Gesù sulla croce, almeno per ascoltare e avvicinare l’altro senza elevarsi a giudice” ricorda il direttore de La Voce. Una linea che già è emersa dai primi passi del nuovo Presidente CEI, il Cardinale Zuppi, la stessa di Papa Francesco: poteva essere altrimenti?