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di Gabriella Mecucci

Con Walter Patalocco eravamo quasi coetanei – io ho solo un paio d’anni meno di lui – entrambi umbri e giornalisti, eppure c’eravamo conosciuti solo un paio d’anni fa. Stavo organizzando le forze per realizzare “Passaggi Magazine”. Dovevo trovare qualcuno su Terni bravo e disposto a fare volontariato. Il primo nome che mi venne in mente fu il suo. Non lo avevo mai incontrato, ma sapevo della sua bravura. Quando ero direttore del Giornale dell’Umbria, la mattina aprivo la pagina di Terni de “Il Messaggero” con timore. E con ragione: spesso scoprivo che avevamo preso qualche “buco”. “Arrivare prima di Patalocco è molto difficile”, si scusava il locale corrispondente. Su quella piazza era il primo: cronista sempre sul pezzo, analista intelligente e ironico della politica, della società, della cultura della sua città: uno straordinari narratore della provincia senza mai essere provinciale. Per questo un paio d’anni fa gli telefonai sperando che volesse partecipare alla piccola impresa di Passaggi Magazine. Mi disse subito di sì senza farla troppo lunga: “Lo faccio volentieri, mi piace la tua rivista”.
Da allora almeno una volta alla settimana ci sentivamo: deliziose conversazioni di una mezz’ora in cui sciorinava notizie, analisi e una pioggia di sapide battute. E poi scriveva da par suo il pezzo. Bravo, rapido e umile. Spesso mi diceva: “Leggilo con attenzione, chissà che ho combinato?”. Pubblichiamo di seguito un suo magistrale ritratto di Stefano Bandecchi, allora candidato sindaco, un esempio di buon giornalismo.
Due cose di lui mi avevano particolarmente colpito. La prima era la capacità di raccontare con credibilità e disincanto. Un tono giusto fatto di ricchezza dell’informazione e di un linguaggio raffinato, punteggiato qua e là da simpatiche espressioni dialettali. Era un tipo indipendente Walter che verificava con puntiglio le informazioni e che stava sempre fuori dalla porta del potere: una voce intelligente e libera la sua che non faceva sconti a nessuno. La seconda caratteristica che
www.passaggimagazine.it
trapelava dai suoi scritti era il grande amore per Terni. La conosceva benissimo e ne raccontava la Storia e le storie, oltrechè la cronaca. E tanto le era legato che talora non risparmiava critiche ai ternani perché gli sembrava che non si mostrassero all’altezza della civiltà e della cultura della loro città. Mal sopportava ad esempio i toni esacerbati verso Perugia, pur non facendo sconti alle responsabilità del capoluogo.
Le nostre conversazione degli ultimi due anni erano incentrate proprio su Terni e sulla sua crisi. E poi sui problemi che vive oggi il giornalismo, senza fare i Soloni però, e ricordandoci vicendevolmente anche inostri difetti. Ogni tanto parlava anche dei suoi acciacchi, senza lamentarsene troppo, con timida eleganza. Ciao vecchio cronista e recente amico.