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di Nicola Fano

Escludo che Putin abbia letto Antigone di Sofocle. Uomini di Stato, autocrati, tiranni, oppure miserabili leader di fazioni le più varie e le più lerce (come tanti, da noi), dovrebbero leggere di più. Leggere i classici, soprattutto: per trovarci dentro qualche suggerimento, qualche indicazione che eviti loro errori e orrori. Se Putin avesse letto Antigone di Sofocle sicuramente avrebbe riflettuto di più, prima di straziare la terra con i cadaveri dei civili ucraini. «Per colpa tua, Creonte, la città è malata. Tutti gli altari e i bracieri sono contaminati dai brandelli di carne che cani e uccelli hanno strappato a quel povero cadavere, al figlio di Edipo. Per questo, gli dèi non accettano più né preghiere né sacrifici. E gli uccelli, satolli di grasso sanguinolento di un uomo massacrato, lanciano grida incomprensibili. Rifletti, Creonte! Tutti gli uomini possono sbagliare, ma chi ammette l’errore e fa ammenda, ebbene costui smette di essere stolto e sventurato. Al contrario, ostinarsi nell’errore è segno di miseria». Parole di Tiresia. E invece Putin, stretto nella morsa del suo delirio, non riflette e mette in colonne chilometri di rabbia ad assediare Kiev. Eppure i russi, fin dai tempi di Leningrado, dovrebbero sapere per esperienza che l’assedio è un’arma a doppio taglio.
Come andò a finire a Tebe, è noto: Creonte viene sconfitto dalla sua ambizione e dalle sue leggi sbagliate; dopo che gli uccelli e i cani se si sono cibati della carne di Polinice lasciata marcire dal tiranno, con le loro deiezioni hanno infettato l’acqua e l’aria della città. Sempre Tiresia: «E allora sappi che non passerà molto tempo, e sarai tu stesso a rendere un morto ai morti, ma questo sarà nato dal tuo stesso sangue. Tutto ciò succederà perché hai chiuso in una tomba una persona viva e hai abbandonato, insepolto e impuro, un corpo. Quel corpo non appartiene a te, ma agli dei degl’Inferi. Per questo le Erinni ti aspettano al varco e ti colpiranno infliggendoti la stessa pena che tu hai inflitto ad altri ingiustamente». I figli di Creonte muoiono (uno dopo aver cercato di uccidere
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il padre, per altro), la moglie si suicida accusandolo, e il tiranno se ne va, solo e contrito, consapevole di aver sbagliato tutto.
Putin non è Creonte: non se ne andrà da solo. Tiresia dovrà pugnalarlo. Ma prima o poi lo farà, statene certi: lo dice la storia. Anche se la storia d’oggi non è quella del coro dei vecchi saggi di Tebe ma quella della finanza, degli oligarchi, delle transazioni economiche che stringono al collo l’orso accecato dalla sua avidità e dalla sua rabbia.
Torniamo a Sofocle. Chi è Tiresia? Secondo il mito, è un essere che ha attraversato i sessi, è stato prima femmina e poi maschio. Ma siccome il teatro si occupa di trasferire i miti nella quotidianità degli uomini, ecco che Tiresia assume i contorni di un individuo che sa molte cose più dei suoi simili giacché ha accumulato un’esperienza che nessun altro può dire di avere. Però, oggi, chi ascolta più Tiresia? Chi si fida più della competenza, del merito? Nessuno. E Putin (i Putin del mondo, ché sono tanti) s’approfitta di questo, di questa terribile abitudine globale. L’esperienza, la capacità critica, la saggezza sono al bando, a Est come a Ovest, a Nord come a Sud: è il dramma del nostro tempo. Per di più, l’intelligenza e la lucidità sono le prime vittime della guerra: scompaiono al primo colpo di cannone, prima ancora che il proiettile si conficchi nella carne innocente.
Presto o tardi, Tiresia farà fuori Putin come prima di lui ha fatto fuori Mussolini, Hitler e altri criminali simili, ma basterà? Io vorrei stare nella testa del soldato russo che ha premuto il bottone lanciando il missile che ha sventrato vite e palazzi, che ha distrutto ponti e infrastrutture di un Paese altro da sé. Che cosa avrà pensato? Imbottito di slogan, di droga, di ignoranza, avrà compreso di aver firmato la sua condanna? E come avrà giustificato la sua ignominia alla sua dignità di uomo? Si sarà detto che un buon soldato, ritto di fronte all’onor di patria, esegue gli ordini senza discutere se sono criminali o no? O più retoricamente si sarà detto che la grande madre Russia doveva annientare il nemico? O si scaldato dicendo che gli ucraini sono servi dell’imperialismo americano? O, più concretamente, avrà pensato che sotto al cratere delle sue bombe lui e i suoi cari avrebbero raccolto gas e litio altrui? Oppure – e temo che questa sia la realtà – avrà pensato di essere in un meraviglioso videogioco?
Lui, questo miserabile soldato russo che schiaccia vite e bottoni distruggendo ciò che non è suo, mi fa paura più di Putin. Perché per lui non basterà Tiresia, lui sopravvivrà a Putin e porterà il marcio del suo orrore nel futuro. Come è stato per i milioni di italiani che convissero e lucrarono con fascismo e poi si riscoprirono antifascisti da un giorno all’altro, lanciando fino a noi il germe del razzismo idiota che ci infetta in questi anni. Come è stato per i milioni di tedeschi che hanno beatamente convissuto e fatto buoni affari con lo sterminio degli ebrei, gettando le basi di quella che decenni dopo è stata chiamata pulizia etnica, come se uccidere equivalesse a lavarsi le mani. Mi spaventa il soldato russo che sorride e dice di sì – oggi, mentre spara, uccide, distrugge senza alcuna ragione – intuendo il conforto di chi, di là dal fronte, accampa i distinguo che proteggono i suoi missili… «l’aggressione è un crimine ma in fondo anche la Russia ha le sue ragioni…», «l’aggressione è un crimine ma anche l’imperialismo americano…» «l’aggressione è un crimine ma anche i separatisti russi dell’Ucraina hanno le loro ragioni…». È questo marciume, questo pastone di ignoranza e malafede che mi spaventa. Non basterà Tiresia: se fosse bastato uccidere Creonte, oggi il mondo sarebbe migliore.