di Gabriella Mecucci
Che cosa è e che cosa diventerà il nuovo Pd? Quali ricadute ci saranno in Umbria dei possibili cambiamenti targato Schlein? Passaggi Magazine è andato a chiedere ad alcuni esponenti storici del partito. L’intervista che segue è con Marina Sereni già viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nei governi Conte II e Draghi e già vicepresidente della Camera dei Deputati dal 21 marzo 2013 al 22 marzo 2018.
Perchè il Pd ha dovuto eleggere segretaria una non iscritta, una ragazza che non gli aveva risparmiato strali polemici?
Elly Schlein in realtà è una nativa del Pd. È stata iscritta, ha fatto le sue battaglie, ad un certo punto ha deciso di uscire dal partito in dissenso alla linea del segretario di allora. Il suo dialogo con il Pd però non si è mai interrotto e la sua lista fu fondamentale proprio per riconquistare la Regione Emilia Romagna nel momento in cui la Lega di Salvini sembrava imbattibile. Con le elezioni politiche del 2022 lei e molti altri si sono impegnati nella costruzione di un programma e di una lista che ha portato all’allargamento del perimetro del PD. Dopo la sconfitta elettorale, abbiamo avviato un processo costituente, cui hanno partecipato la maggior parte degli iscritti di Art. 1 e molte associazioni e realtà civiche, che ha portato all’elaborazione del Manifesto dei valori del Nuovo Pd. In questo quadro si è collocata, a me sembra in modo del tutto naturale, la decisione di Elly Schlein di iscriversi e di candidarsi a guidare il nostro Partito. Il risultato delle primarie del 26 febbraio ci dice che la sua proposta ha risposto meglio di quella di Bonaccini al disagio e alla disaffezione di molti elettori di sinistra.
Il Pd, come hanno detto molti analisti, in questi ultimi anni è stato il partito della responsabilità, scegliendo di stare al governo in momenti drammatici per la vita del Paese, facendosi carico di dare le risposte possibili dentro coalizioni non propriamente di Centrosinistra. Onestamente non credo che potessimo fare diversamente, e penso anche che il Pd abbia contribuito a fare scelte più giuste per i ceti medi e medio-bassi. Ma certo non siamo riusciti a parlare al malessere profondo che tocca le fasce sociali che fanno più fatica. In particolare, l’epoca della segreteria Renzi ha segnato, anche dal punto di vista simbolico e della “connessione sentimentale”, una rottura con alcuni mondi – e non parlo di ceto politico ma di aree sociali – che oggi possono tornare a guardare al Pd. Poi è mancato il coraggio di rinnovare nel profondo l’organizzazione del partito, e non parlo solo di persone ma di meccanismi, regole, strumenti, presenza nella società. Trovo riduttivo denunciare solo le degenerazioni del correntismo, che pure hanno contribuito a rendere sfocato il profilo ideale e politico del Pd. Il Pd come partito della democrazia partecipativa non è mai nato, per tante ragioni e per responsabilità di tutti noi. Ma ora, con Elly Schlein, questa possibilità c’è.
Che cosa significa oggi lo “scossone” Schlein, che cosa cambierà?
L’accoglienza nelle manifestazioni di piazza, gli interventi in Parlamento, l’avvio del nuovo tesseramento, la partecipazione al Congresso della CGIL, i primi sondaggi confermano un dato molto positivo. La nuova segretaria hanno portato una ventata di freschezza e di speranza, il Pd è tornato protagonista, con buona pace di quanti scommettevano sul nostro inarrestabile declino. Ora c’è molto da lavorare per non deludere le attese di tanti e di tante (sappiamo bene quanto siano esigenti i potenziali elettori della sinistra) e per avviare davvero un percorso di dialogo e cooperazione tra tutte le forze dell’opposizione su alcuni temi prioritari. Elly Schlein vuole un Pd con un’identità chiara e una linea politica netta, che metta al centro la lotta alle diseguaglianze, il lavoro, la conversione ecologica.
Quale programma e quale democrazia interna?
Siamo all’opposizione del governo più a destra di sempre e non è difficile vedere su quali terreni si giocherà nei prossimi mesi la partita: riforma fiscale, difesa della scuola e della sanità pubblica, immigrazione, salario minimo, difesa dei diritti, autonomia differenziata, Europa. La giornata europea di Elly Schlein, in concomitanza con l’ultimo Consiglio Europeo cui ha partecipato la presidente Meloni, ha mostrato plasticamente le differenze tra le due leader anche per quanto riguarda l’impegno e il ruolo dell’Italia nell’Unione Europea. Da una parte un continuo richiamo alla Nazione e un’idea minimalista dell’Europa come necessità da tollerare, dall’altra una profonda fede europeista che indica una prospettiva per un’Unione più forte e ambiziosa sul piano istituzionale e politico, di fronte a sfide interne ed esterne enormi. Le prossime elezioni europee saranno anche il primo banco di prova per il Pd e la sua nuova leadership.
Per quanto riguarda la democrazia interna intanto vorrei sottolineare come il Partito Democratico sia in realtà l’unico partito non personale nel panorama politico italiano. Siamo l’unica forza politica che sceglie la leadership con un percorso democratico, partecipato e aperto. La nuova segretaria ha già dimostrato di volere guidare il partito con spirito unitario, riconoscendo l’apporto di tutte le culture e sensibilità senza rinunciare a scelte nette. Personalmente sono convinta che Elly possa anche lavorare con successo per cambiare la struttura organizzativa del Pd, dare nuova vitalità ai circoli, valorizzare di più la partecipazione dal basso, avere attenzione ai movimenti sociali, al Terzo Settore, alle varie forme di civismo. Uno dei “nemici” da battere è l’astensionismo e la disaffezione che spesso coinvolgono proprio le aree sociali più in difficoltà.
Qual è il giudizio su quanto sta accadendo a Terni? Non è uno spettacolo deprimente anche da parte del centrosinistra?
La destra a Terni ha governato per un quinquennio senza una visione e senza idee. Le divisioni e le rivalità nella maggioranza di Palazzo Spada sono evidenti e mentre parliamo non è ancora chiaro con quale proposta si presenteranno agli elettori il 14 e 15 maggio prossimi. In questa situazione sarebbe opportuno, direi necessario, che tutte le forze dell’opposizione si confrontassero per elaborare un progetto unitario e identificare una candidatura comune in grado di interpretarlo. Finora questo non è successo e sembra che il centrosinistra possa andare al voto con più candidati a Sindaco. Auspico che fino all’ultimo minuto utile PD, M5S, Civici e tutte le altre forze dell’opposizione cerchino una prospettiva unitaria per offrire agli elettori e alle elettrici della città una proposta credibile.
Cosa mettere al centro del programma del Pd per le elezioni regionali e per quelle al Comune di Perugia?
L’Umbria ha sperimentato in questi anni il governo del centrodestra, con varie formule. Il mio giudizio è che la promessa di un cambio di passo che producesse un dinamismo nuovo nel capoluogo e a livello regionale non sia stata mantenuta. Se guardo alla Sanità regionale, ai servizi, alle infrastrutture tradizionali e moderne, ai dati dell’occupazione e dell’economia regionale vedo purtroppo una regione che ha perso terreno e sta scivolando verso i punti bassi di molte classifiche. Nonostante questo l’Umbria ha ancora risorse e punte di eccellenza e può progettare un futuro di sviluppo sostenibile facendo leva sull’ambiente, sul turismo, sulla cultura, sulla rivoluzione digitale, sulle sue Università e Istituzioni culturali, sulle aziende più dinamiche, sulla ricchezza del tessuto di Terzo Settore. Avendo ancora un anno davanti, e alla luce dei dati delle ultime elezioni politiche è evidente che sia la città di Perugia che la Regione tornano contendibili per il centrosinistra. A condizione che si cominci a lavorare da subito ad un progetto unitario che coinvolga le competenze, gli attori sociali, tutti coloro che possono portare un contributo di idee e non solo il ceto politico.
E quali alleanze? Un rapporto privilegiato coi 5stelle e conflittuale con Renzi?
La linea della segretaria nazionale del Pd è stata ribadita da ultimo in occasione del Congresso Nazionale della CGIL. Sarebbe assurdo che oggi si ragionasse di formule anziché partire dai problemi del Paese. D’altra parte se vogliamo costruire una proposta vincente nei confronti della destra serve unire tutte le forze del centrosinistra, dal M5S a IV passando per le liste civiche e le altre forze politiche presenti a livello locale. Nessuno ponga veti o pregiudiziali, anche in Umbria come a Roma partiamo dai programmi e lavoriamo per condividere un metodo di confronto e di selezione delle candidature.
Il Pd umbro esce da un commissariamento e da un congresso durante il Covid, come ritornare ad una democrazia interna pienamente vissuta?
Dopo il Congresso nazionale che ha portato all’elezione di Elly Schlein si dovrà continuare la fase costituente, aprendo le porte del Pd anche a livello locale come è accaduto a livello nazionale. Il Pd umbro ha vissuto anni difficili e un congresso travagliato. Penso che ci siano oggi le condizioni per dare agli iscritti e agli elettori del Pd e del centrosinistra luoghi di discussione e occasioni di mobilitazione in coerenza con la fase nuova che si è aperta a livello nazionale.
In un momento così difficile era proprio utile scegliere una segretaria inesperta?
Inesperta non direi proprio. Il discorso che la Segretaria ha fatto all’Assemblea Nazionale al momento della proclamazione resta agli atti ed era perfetto. Invito a rileggerlo per capire che non c’è in Elly Schlein nessuna volontà – come lei stessa ha detto – di una “conta identitaria”. Le culture riformatrici e progressiste da cui ha avuto origine il Pd sono tutte essenziali. E tutte sono alla prova delle sfide di questa epoca: lotta alle diseguaglianze, lavoro, conversione ecologica chiedono a tutte le forze progressiste nel mondo il coraggio di risposte nuove, non ancora scritte. Elly Schlein ha un linguaggio contemporaneo, sta facendo un ricambio generazionale che non sa di “rottamazione” e ha nello zaino alcuni libri nuovi indispensabili per affrontare le crisi e le ingiustizie del nostro tempo.