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Dopo l’articolo di Fabio Maria Ciuffini vogliamo aprire un confronto sul tema nuovo stadio. Di seguito pubblichiamo un articolo di Giampiero Rasimelli e richiamiamo quello di Ciuffini. NUOVO CURI? MEGLIO NON FARLO A PIAN DI MASSIANO

 

di Giampiero Rasimelli

Venerdì scorso, c’era un bel clima alla Sala dei Notari, si respirava la voglia di Perugia di ritrovarsi intorno a un progetto, a un passo avanti per la città tutta. Questo clima e questa passione, suscitati dal progetto per un nuovo stadio proposto dalla Società Arenacuri, erano dedicati al Grifo, cioè al calcio a Perugia, una delle bandiere degli “anni belli” vissuti dalla nostra città, ad una passione profonda della nostra collettività. Sarebbe un peccato se si disperdesse quella tensione positiva, ma le grandi scelte di una città vanno vissute con consapevolezza, passione e saggezza, senza scorciatoie.
Dalla retrocessione del Grifo in serie D (lì siamo arrivati!) Perugia vive una frustrazione immensa per le sorti del Perugia Calcio e nel frattempo il nodo degli impianti sportivi e dello stadio a Pian di Massiano si è aggravato e complicato in modo progressivo senza che nessuno provasse a porvi rimedio in modo credibile. Come qualcuno ha detto in questi giorni, un “Pasticciaccio”.
Da qui è necessario partire, proprio nei mesi che precedono il rinnovo dell’Amministrazione Comunale. Più nessuno in futuro potrà/dovrà sfuggire alla responsabilità delle scelte che riguardano il calcio, lo sport, gli impianti sportivi a Perugia.
Questo, intanto, speriamo che sia il primo, fondamentale risultato ottenuto dall’incontro della Sala dei Notari e dall’iniziativa progettuale della Società Arenacuri. Non sarebbe poca cosa se si guarda all’inazione e alle vicissitudini degli ultimi decenni e alla
complicatezza dei nodi da sciogliere. Erano presenti i 3 principali Candidati Sindaco di Perugia e credo che abbiano ben capito che difficilmente potranno derogare a questo compito.
Oggi il progetto di nuovo stadio presentato da Arenacuri è chiaro, ha superato i vizi e le difficoltà oggettive contenute nella prima proposta, è un contributo apprezzabile ed apprezzato all’orizzonte di sviluppo cui deve guardare la città e con questa proposta ci si
deve confrontare. Con grande chiarezza, senza equivoci, forzature e scorciatoie, senza furbizie o fuorvianti entusiasmi, ma con l’dea di guardare al futuro della città con responsabilità, coerenza e capacità innovativa. Ed è in tal senso che cerco di proporre una serie di osservazioni a quanto è stato scritto e detto in questi giorni.
– Innanzi tutto: di cosa stiamo parlando? A me pare si tratti di due cose collegate, ma anche chiaramente distinte, da un lato il destino del calcio a Perugia e dall’altro il nodo urbanistico di Pian di Massiano e degli impianti sportivi della città. Se si guarda a questi due nodi si vede abbastanza chiaramente che negli ultimi decenni sono stati compiuti errori o sono state assunte decisioni minimali o “non decisioni” che non hanno risolto e talora nemmeno affrontato i problemi che gli avvenimenti accaduti e le trasformazioni della città hanno proposto.
– E allora la prima domanda è: perché la città dovrebbe investire così tanto o accogliere con le dovute conseguenze un investimento così grande (73 milioni è la cifra indicata da Arenacuri) sul calcio a Perugia? Quale è il progetto (di medio-lungo periodo) del Perugia Calcio col quale confrontarsi? Quali sono le forze che lo sostengono? Che credibilità e dimensioni può avere il progetto del calcio a Perugia? Ci sono altre importanti e bellissime città italiane che hanno dimensionato o ridimensionato il loro investimento sul calcio attorno a un livello medio e ambizioni medie (Trieste, Ancona, Siena…) e altre ancora hanno invece fatto del nuovo stadio un vero e proprio volano delle loro ambizioni (Frosinone su tutte). Ora la domanda da porsi è: che progetto ha il Perugia Calcio? E’ una domanda fondamentale, che riguarda tutta la città e il suo territorio. E’ difficile far partire l’esigenza di un nuovo stadio solo dalla sua bellezza architettonica, dalle opportunità offerte da un’idea moderna di servizi commerciali collegati allo stadio e volti in parte cospicua alla implementazione delle attività sportive, dall’idea originale di un hotel con vista campo e centro storico, dalla virtuosa integrazione tra impatto urbanistico, mobilità, ambiente. Abbiamo l’esempio potente della Sir Perugia Volley, un progetto sportivo straordinario e di lunga portata, che ha meritato un forte investimento sulle strutture dopo aver raggiunto traguardi eccezionali nello sport di scala nazionale e internazionale e aver suscitato un movimento profondo a Perugia e in Umbria a livello di pubblico e a sostegno della società, della sua tenuta economica e quindi dei successi sportivi. Questo oggi nel calcio non c’è e non è alle viste e questo è sicuramente un dato di cui tener conto. Lo stadio va dimensionato alle esigenze e alle ambizioni sportive, altrimenti rischierà di restare una cattedrale nel deserto. E’difficile immaginare un hotel di lusso con vista campo se in campo si giocano partite di serie C o D e non basta il ricorso ai grandi eventi di altro tipo per coprire questo eventuale scarto. E infine, i destini del Perugia Calcio possono seguire solo una logica di interessi privati o c’è di fronte alle scelte da compiere un ruolo che le istituzioni, a cominciare dal Comune, possono e devono giocare? E l’imprenditoria perugina ed umbra può limitarsi alla presentazione di un progetto pur di grande fascino o deve dare luogo ad un movimento di ambizioni e interessi molto più ampio? Sirci ci è riuscito, altre vecchie leadership del Grifo ci sono riuscite… non suoni come mancanza o accusa nei confronti di Arenacuri che, al contrario, si è mossa con spirito concreto e positivo, ma quanto detto è qualcosa su cui riflettere di fronte a scelte così importanti di interesse pubblico.
– Per quanto riguarda Pian di Massiano, invece, le domande che si debbono porre sono altre. Il progetto Arenacuri ci dà delle soluzioni in gran parte corrette e avanzate, ma cosa deve essere Pian di Massiano per Perugia e i perugini? Quanto si può pesare in termini di sviluppo urbanistico sull’asse verde previsto dal piano regolatore ? I numeri del progetto Arenacuri sembrano compatibili, ma cosa accadrebbe in realtà se si rispondesse a tutte le ambizioni di quel progetto? La mia risposta non è necessariamente negativa, nè viene da un esperto urbanista, ma fatico a vedere le integrazioni con i sistemi di mobilità, degli impianti sportivi, del verde nella città. E’ possibile che tutto possa scaricarsi e/o intrecciarsi virtuosamente nell’area di Pian di Massiano ? La saggezza consiglia una approfondita analisi urbanistica che difficilmente potrà avvenire in 60 giorni e forse nemmeno in 120. Come abbiamo detto ci sono errori e ritardi imperdonabili accumulati in questi decenni e una colpevole inazione degli ultimi 10 anni, quando tutto era chiaro, le tendenze come le urgenze, ma questo gap non potrà essere certo recuperato con una forzatura, è il buon senso che lo dice. Ad esempio, siamo sicuri che Perugia, anche di fronte a rinnovate ambizioni del calcio, non abbia bisogno di un’altra grande cittadella dello sport, in altra zona della città? Può darsi che sia solo una provocazione, ma è innanzitutto una scelta di metodo per porre a verifica un progetto e la sua concreta capacità di integrazione con le esigenze che la città esprime e le risposte che si attende.
– Infine un solo appunto ai presentatori del progetto Arenacuri, che peraltro si sono comportati egregiamente nel porre questo importante problema alla città. Quando si parla del nuovo stadio legato alla promozione di grandi eventi per la città bisogna essere cauti e ferrati in materia. Si parla di un grande gruppo americano (ASM) che potrebbe essere agganciato o riagganciato al progetto stadio. Ma, a parte i problemi tecnici di gestione dell’impianto che affliggono tutti gli stadi che ospitano grandi eventi e che richiedono seri investimenti a livello tecnologico e di struttura che andrebbero chiariti, di quali eventi stiamo parlando e di quale peso stiamo parlando su Pian di Massiano nel corso dell’anno ? Perché si torna a parlare di Umbria Jazz con riferimento al nuovo stadio quando è noto che l’identità stessa di Umbria Jazz (compreso il Santa Giuliana) è legata al centro storico di Perugia e non può essere assoggettata alle ragioni del nuovo stadio ? Se mai questo potrà essere un’opportunità per ampliare il format di Umbria Jazz, non certo la ragione per stravolgere un format a cui è legato il successo della manifestazione più importante
dell’Umbria, il clima del Festival, l’immagine stessa di Perugia. C’è ancora chi pensa di portare via attività importanti dal centro storico, impoverito oltre ogni misura? Bisognerebbe fermare questa deriva e pensare con più equilibrio ad uno sviluppo integrato e sostenibile da ogni punto di vista delle funzioni cittadine. Così come dovrebbe essere finalmente messo a punto un piano ambizioso per la musica in città o per la città della musica, che è e resta uno dei caratteri più attrattivi e identitari di Perugia con un riscontro non secondario in termini di business. Dovrà essere la città a decidere consapevolmente i suoi progetti e le sue vocazioni, non è un qualcosa che si possa appaltare ad altri, anche perché l’esito difficilmente potrebbe avere successo duraturo.
Ha ragione Fabio Ciuffini, illustre protagonista dell’urbanistica cittadina, quando su queste colonne ci esorta a riflettere bene prima di assumere una così importante decisione, prima di forzare il confronto elettorale in corso, prima di un forte approfondimento di tutta questa complessa materia che impedisca ulteriori errori o decisioni approssimative. E’ certo che nei primi cento giorni del nuovo mandato i perugini chiederanno su questo tema al nuovo Sindaco non la soluzione di tutti i
problemi, ma la chiara indicazione della direzione che si vuol percorrere nell’interesse della città e del suo futuro.