di Sud
Per cercare di evadere dal carcere un detenuto prende in ostaggio due guardie. Dopo ore e ore di trattative chiede da mangiare: un panino col prosciutto cotto. Dimentica però (e ci ripenserà più tardi) di chiedere anche un termos di caffè, indispensabile a chi non dorme da un paio di giorni e ha in programma una fuga complicata. Ecco, in questa “merenda” senza caffè, e nel tragico finale della tentata evasione, c’è tutto Horst Fantazzini.
Horst era nato nel 1939, da un anarchico bolognese e un’operaia tedesca. Nel dopoguerra cresce a Bologna dove fa mille mestieri per finire a quello di rapinatore di banche. È un rapinatore “gentile”, che manda fiori alle impiegate derubate, e per qualche anno la cosa funziona. Finché nel 1968 viene arrestato dopo una rapina in una banca di Saint Tropez, e prova quanto siano feroci in quegli anni le carceri francesi.
Estradato in Italia, tenta la prima evasione (quella del panino al prosciutto) dal carcere di Fossano, con una vecchia Mauser e due soli colpi. Molti meno di quelli che gli sparano addosso i tiratori scelti. In carcere si avvicina alla politica e, nel 1976, racconta la sua storia in un libro pubblicato da Bertani/Soccorso rosso, con la prefazione di Franca Basaglia. Grazie ai successivi, estrosi quanto inutili, tentativi di evasione, è condannato fino al 2019.
Poi, nel 1999, Gianfranco Piccioli, il produttore di Francesco Nuti, decide di fare un film sulla sua storia, con protagonista Stefano Accorsi. Un discreto successo e la semilibertà. Horst ha ormai 60 anni e una salute malferma, lavora come magazziniere ma non regge. La mattina del 19 dicembre 2001, con un cutter e un collant, rapina la sua ultima banca. Fugge in bicicletta ma viene raggiunto. Muore cinque giorni dopo nel carcere di Bologna.