di Fabio Maria Ciuffini
Tanti, tantissimi anni fa correvo i 400 metri piani e fui campione umbro ed universitario. I 400 sono una gara da longilinei, cosa che notoriamente non sono. Ma ero veloce e compensavo correndo come un matto 4 volte di seguito i 100 metri. Ero anche molto versatile e un giorno qualcuno ebbe l’idea di farmi correre pure i 110 a ostacoli. Mentre me ne stavo sui blocchi di partenza guardando atterrito quella specie di muri da superare, qualcun altro si impietosì e mi tolse dalla gara. Chi me l’avrebbe mai detto che, in tardissima età, li avrei corsi sul serio? Che mi sarei impelagato nel 110% Superbonus e che questo si sarebbe trasformato in quella gara a ostacoli da cui allora mi ero salvato? Credo lo sappiate tutti: un governo troppo munifico ha messo in campo il 110% per l’efficientamento energetico di villette e condomini ed un altro troppo sparagnino lo ha trasformato nel 110 a ostacoli: sempre più alti, sempre più difficili da superare. La mia colpa, innocente proprietario di una “villetta”, è di aver creduto a una legge dello stato italiano e di essermi avventurato nell’applicarla. E ci aggiungo quella di aver scritto articoli che magari hanno coinvolto altri sventurati … Vi ricordo qui l’incipit del primo. “Per tanti e per tanti anni la casa è stata un debito. E che debito! Oggi invece, quel tetto che hai sulla testa è stato trasformato dallo Stato Italiano in un credito! Anzi in un credito di imposta! … Sembra strano, ma se la casa ce l’hai, da solo o in condominio, oggi hai diritto per legge di fare determinati interventi di miglioramento della sua efficienza energetica e della sua sicurezza sismica. Lo Stato, che si è impegnato a pagarti per farlo, diventa così tuo debitore e tu una volta tanto vanterai un credito nei suoi confronti pari alla spesa che avrai sopportato, anzi al 110% di quella spesa. E così, a questo assoluto regalo, qualcuno ha dato l’immaginifico titolo di “Superbonus” 110%!
La colpa del governo Draghi è stata invece quella di aver cambiato le carte in tavola. Così bene, da bloccare, forse per sempre, i lavori appena iniziati. Motivo? C’erano stati miliardi di truffe (peraltro su di un altro tipo di bonus, il bonus facciate). E così si sono posti limiti a quella cessione del credito che ha bloccato o rallentato i lavori e, contemporaneamente, posto termini sempre più stringenti per completarli. Dunque migliaia di onesti sventurati hanno pagato per pochi disonesti. E ad una legge malnata si sono poi applicate – a rate – toppe sempre peggiori del buco. Infatti, avendo ostacolato il ricorso al credito, si stanno favorendo le peggiori speculazioni. C’è oggi chi compra crediti d’imposta a 110 e te li ridà a 80. Insomma, se vuoi avere il regalo te lo devi pagare! E puoi ritenerti pure fortunato. E, mentre Draghi lamentava le tensioni sui prezzi generate dall’improvviso aumento della domanda, il suo governo poneva limiti così ravvicinati per il completamento degli interventi tali da concentrarla ulteriormente! Così aumentando proprio quelle tensioni! Poi capita che Draghi se ne va, subentra Meloni e viene presentato a gennaio da Fdi un emendamento che allunga quei termini di completamento da fine marzo a Giugno. Tutti ci fanno conto e tirano un sospiro di sollievo. Diamine, si tratta del partito del Presidente Meloni e di maggioranza relativa in parlamento! Ma arriva, in questi giorni, l’ultima botta: non è vero niente! Il Mef ha detto no! L’emendamento viene ritirato …
Una bella presa in giro non c’è che dire. Tanto che, le Regioni – Umbria inclusa sembra – ci starebbero mettendo una pezza. Ma se non ci sarà la famosa promessa proroga dei tempi, questo soccorso in extremis arriverà fuori tempo massimo. Così moltissimi – si parla di migliaia di cantieri fermi e di imprese sull’orlo del fallimento – andranno a sbattere e lo Stato ci guadagna! Un modo veramente brutale per risparmiare soldi pubblici, no?
Certo, il Superbonus è veramente scritto male. E non ho mancato di dirlo fin dall’inizio. Basti pensare che un così gigantesco impiccio, con così tante implicazioni, nasce da un piccolo, apparentemente innocuo, emendamento. E, tanto per cominciare, ha previsto procedure così farraginose, controverse, spesso incomprensibili che ci sono voluti decine e decine di articoli, convegni nonché complessi libri tecnici solo per capirci qualcosa e cominciare. Quelli che vi mostro qui non sono nemmeno tutti i titoli che hanno inondato le librerie ed il web! E ce n’era veramente bisogno. Pensate che da principio non si capiva nemmeno bene chi ne avesse diritto e chi no. Roba da Comma 22!
Una volta capito, però, gli esclusi (la maggioranza degli italiani) hanno fatto il tifo contro un così colossale regalo, per di più ai già invidiati proprietari di “villette”. Relativamente pochi, oltre agli interessati, hanno avuto da ridire quando l’infelice provvedimento è stato ostacolato, complicato, ridimensionato ed alla fine bloccato per la faccenda della cessione dei crediti. Eppure il Superbonus ha contribuito a rilanciare l’edilizia ed il PIL oltre ogni aspettativa. Eppure le finalità della legge – l’efficientamento energetico degli edifici – non erano poi così sbagliate. Sono le stesse oggi che spingono una direttiva UE a imporre che tutte le nuove costruzioni debbano essere a zero emissioni. E poi, coprire di pannelli migliaia di tetti di villette e palazzine non va proprio nella giusta direzione di sostituire fonti fossili con fonti rinnovabili? Quella invece che non va e che impone che il provvedimento venga sostanzialmente ristrutturato è la casualità degli interventi basati solo sulla volontarietà dei soggetti che vi aderiscono, fuori da un quadro programmatico gestito da Comuni e Regioni. Per capire quanto le politiche dei bonus a domanda siano sbagliate, basta andare in una via di una qualsiasi città e vedere come alle facciate restaurate e brillanti di chi ha chiesto ed ottenuto il relativo bonus si alternino quelle sporche e affumicate di chi non ha voluto o potuto farlo. E invece bastava dare una somma fissa per ciascuna iniziativa sulla base di una graduatoria: ai proprietari di casette sarebbe bastato, quelli di ville e villoni ci avrebbero dovuto mettere del loro. Si sarebbe perso tempo? Ma così il tempo si è perso lo stesso – il Superbonus è partito nel 2020 – e forse solo una minima parte dei presunti obiettivi saranno raggiunti. E però, uno Stato serio non si comporta così. Se si accorge di aver varato una legge sbagliata, la cambia. Ma non lo può fare in corsa, punendo chi ci ha creduto ed ha impegnato tempo e capitali! Come andrà a finire? Si sta già discutendo cosa accadrà a chi non avrà completato i lavori negli stretti termini previsti. Chi pagherà ciò che è stato comunque fatto, come e quando e chi curerà migliaia di probabili fallimenti.
Ora in tanti – associazioni d’impresa e di utenti – si stanno muovendo per premere sul governo e sul Parlamento perché affronti e risolva il problema, dedicandogli almeno le stesse attenzioni che si hanno per i “balneari”. Però permettetemi di fare una considerazione. Se un privato si comportasse nei modi con cui si è mosso lo Stato sul Superbonus 110% non meriterebbe la galera per truffa e ti dovrebbe pure risarcire? Ma si tratta dello Stato! E si può querelare lo Stato? Magari un bella class action? E lascio qui a più esperti di me la risposta a questa domanda, sperando che, alla fine, non ci sarà la necessità di porla.
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