di Porzia Corradi
Martedì inizia il dopo Cristina Colaiacovo. La Fondazione Perugia avrà un nuovo presidente: lo sceglierà il comitato di indirizzo, composto da venti membri. Chi siederà su una delle più importanti poltrone del potere regionale? Due sono i nomi che circolano insistentemente: Alcide Casini ed Ernesto Cesaretti.
Il primo è tanto strettamente legato ai cementieri eugubini da essere presidente del collegio sindacale di Financo, la finanziaria di famiglia, e membro di quello della Colacem.
E’ un dottore commercialista nato a Spello e molto attivo nell’intero folignate. Il secondo candidato, Ernesto Cesaretti, è un imprenditore perugino, che ha partecipato a più di un’impresa alla quale hanno dato vita i Colaiacovo, ed è stato anche presidente degli industriali umbri. Entrambi sono dunque strettamente legati a coloro che “regnano” da più di 30 anni in Fondazione. Il potere di questi ultimi non solo non è andato scemando, ma si
è irrobustito sotto la presidenza della giovane figlia di Carlo che, peraltro, a fine mandato, può presentare un bilancio positivo.
Pochi numeri per descriverlo: quasi 13 milioni di euro erogati, 342 progetti sostenuti e 7 bandi pubblicati nel 2023. Il patrimonio netto è di 475 milioni, trenta in più rispetto al 2022, l’avanzo di esercizio è di 9 milioni, tre in più rispetto al 2022. Adesso, dopo 4 anni di governo, la giovane Cristina Colaiacovo deve, in base al regolamento, essere sostituita. E dopo di lei non può che arrivare un fedelissimo dei monarchi eugubini. Un mese fa sembrava molto vicina la promozione di Cesaretti, oggi invece Casini sarebbe avvantaggiato. Entrambi sono due senatori: il primo ha 82 anni e il secondo 84.
Appartengono dunque alla generazione dei padri e non a quella dei figli. E questa è una prima critica che, sommessamente e dietro le quinte, viene mossa a entrambi i candidati e ai Colaiacovo che abbandonerebbero così la linea giovane, inaugurata nel 2020, pur di piazzare alla guida della Fondazione un loro fedelissimo.
Se fosse scelto Casini, affiorerebbe una seconda critica: di nuovo la poltrona più alta non toccherebbe ad un perugino. In passato infatti, oltre ai Colaiacovo (Gubbio), alla carica di presidente è stato eletto Giovanni Bianconi di Assisi. Insomma, tutto cambi purché nulla cambi. La penalizzazione del capoluogo e’ una costante
La giovane Cristina occupa già un ruolo importante a livello nazionale nel sistema delle Fondazioni bancarie e probabilmente, dopo la positiva esperienza perugina, il suo peso in questo ambito potrebbe crescere. E’ probabile inoltre che vada ad occupare un importante posto dirigenziale in azienda, dove il padre Carlo potrebbe subire un qualche ridimensionamento. Dal processo Duchini stanno arrivando infatti notizie negative. La richiesta dei Pm è stata molto pesante anche per lui: tre anni per abuso d’ufficio. Si sarebbe giovato di una fuga di notizie dalla Procura nell’ambito di una faida economica familiare. Questa è ovviamente solo la tesi dell’accusa. E il garantismo impone che un imputato venga considerato innocente sino a sentenza passata in giudicato. Il presunto reato di Colaiacovo cadrà inoltre in prescrizione in tempi brevi. Ciò detto, se ci fosse una condanna, la sua posizione all’interno dell’azienda diverrebbe più debole. E questo accadrebbe proprio nel momento in cui si è rafforzata quella del nipote Giuseppe, grazie al supporto finanziario di Cucinelli, Vacchi e altri industriali del settore edilizio. Dal tribunale di Firenze potrebbero dunque arrivare notizie in grado di influenzare le vicende di potere interne a Financo e a Colacem.