Fabio Maria Ciuffini nella sua visita ai luoghi della città di Perugia, è andato ora all’Archivio di stato. Abbiamo già pubblicato la prima puntata del suo lungo articolo che richiamiamo nel corpo di questo secondo. Il racconto riprende da un testamento del 995 e, leggendolo, iniziamo un’affascinante passegiata nel tempo che prosegue sino alle carte che attestano la persecuzione degli ebrei. Ci si ritrova dentro la burocrazia dell’orrore che testimonia cosa sia davvero “la banalità del male”
di Fabio Maria Ciuffini
Scorrendo i 25 chilometri degli scaffali pieni di pergamene, trovi il documento più antico: è del 995. E’ un testamento e se lo leggi ed hai abbastanza fantasia puoi vedere Urso notario che ha finito di lisciare la pergamena, la rifila e la piega in due e monta a cavallo con la sua attrezzatura di scrittura da viaggio, arriva intus castellus de Castilione. Lo attende una folla di amicos et parentes e testimoni tra loro confabulantes intorno a Giovanni detto Gregorio che jacebat in lectulo suo, morente ma che in infirmitatem suam sana abebat mente. E Gregorio parla e pare quasi di sentire la sua voce sofferente: vos omnes rogiti feci venire ad me. Vestram presentia volo disponere de rebus meas. “Cose” che chiama umilmente “povere” ed invece sono un capitale. E dispone che siano donate, le rebus suas a quel monesterio et abatibus et monahis ibidem. E poi arriva una descrizione dei beni in locum qui dicit Lupacionem et in Casolano et in Galiano indicati dal primo al quarto latere con catastale precisione e con l’uso ripetuto dell’angolo rectum.
Ed infine le firme dei testimoni precisando chi è che lo fa de manu sua e, in calce, la firma notarile. Ego Ursu ibi fuit. Ego Urso scripsit et complebit.
Che potenza evocativa! Sembra di leggere un romanzo o vedere la sceneggiatura di un film. O almeno è quello che ci vedo io, profano, che ringrazio Urso per quel suo latino, sgrammaticato forse “con troppa disinvoltura” (Attilio Bartoli Langeli) perché è ormai tanto italiano. Ma gli esperti ci vedono ben altro. I caratteri usati – il corsivo nuovo – la spaziatura tra le righe forniscono indizi preziosi. E discettano sulle date (il millesimo 995 non c’è scritto è una ricostruzione), deducono regole familiari e sociali e ci vedono “le condizioni sociopolitiche del territorio perugino agli albori dell’anno mille” (Sandro Tiberini). E su quel pezzo di pergamena si fanno convegni e si scrivono libri. Come il “Quaderno didattico della Scuola di Archivistica e paleografia e diplomatica”, che ha sede nell’Archivio di Stato e da cui ho tratto le citazioni! Ma il latino l’ho letto e capito da me! E grazie ancora a Urso ed ai paleografi che hanno trascritto la pergamena senza i quali non l’avrei mai potuta leggere. E lo dico con rispetto ed ammirazione per chi sa farlo e ci fa intuire le enormi potenzialità di una ricostruzione dettagliata della nostra storia e della storia del Mondo, resa possibile da quell’enorme massa documentaria.
Scuola di Archivistica Paleografia e diplomatica presso l’Archivio di Stato. Aula didattica (repertorio A.S.)
Ma tutto questo prezioso materiale sarebbe inutile e non fruibile dagli studiosi e dai profani se non venissero svolte le tre principali funzioni dell’Archivio. La catalogazione archivistica degli atti, la conservazione materiale ed infine, l’utilizzo, la fruizione, di un immenso patrimonio culturale..
Conservare significa mantenere temperature ed umidità stabili, prevenire danni come muffe e polvere con scaffalature specializzate ed infine restauro conservativo ove necessario.
Il laboratorio di restauro (repertorio A.S.)
Ed oggi conservare significa anche digitalizzare. Mi permettete ora un’incursione nel futuro? Ricordate 1984 di George Orwell, dove il Ministero della Verità riscrive continuamente i documenti storici? Bene, oggi con l’Intelligenza Artificiale, autori come Yuval Noah Harari ed altri prospettano quei rischi come legati alla manipolazione delle informazioni digitali e invitano a ben custodire gli originali cartacei!
Il cuore pulsante di questo grande scrigno di storia è la Sala di Studio “Roberto Abbondanza”. Dove ci si affida agli archivisti, custodi colti ed appassionati del passato. Chiunque può andarvi. Ad es. a suo tempo. mi ci sono recato io stesso, modesto cercatore di storie, per consultare la documentazione sull’acquedotto medievale di Perugia di cui ho parlato in altri articoli di passaggimagazine.
Sala di consultazione Roberto Abbondanza
Oggi sono andato all’Archivio a porre una domanda: come rendere fruibile quell’immenso materiale alla città, anche a semplici cittadini appassionati di storia? La risposta che ho avuto ha superato ogni mia aspettativa. Non mi aspettavo tanta dedizione nel rendere questo tesoro storico fruibile al pubblico!
La Direttrice Dott.ssa Cinzia Rutili ed una colta ed appassionata funzionaria dell’istituto, la Dott.ssa Anna Alberti, ci hanno ricevuto e poi mostrato e lungamente illustrato un ricco campionario di reperti esemplari. Una microscopica parte di ciò che si può vedere, leggere, studiare dove il tempo rivive.
E li troverete in fondo a questo articolo al massimo della leggibilità.
Ed infine le due gentili custodi dell’Archivio hanno risposto alla domanda iniziale. Come aprire l’Archivio alla Città?
L’Archivio organizza da tempo regolarmente visite guidate, ma anche eventi con attori ed infine mostre per avvicinare la comunità alla storia locale. E proprio il giorno della mia visita l’ Archivio ne presenta una: quella commovente quanto emozionante sulla persecuzione degli ebrei durante il periodo fascista, allestita in occasione del Giorno della Memoria. Attraverso lettere e documenti dell’epoca è ricostruito quel nefasto e vergognoso periodo. E leggi di tante cose che non sapevi. Ad es. che c’erano due tipi di ebrei: i “discriminati”, in senso positivo per “benemerenze patriottiche, fasciste o “eccezionali” ai quali venivano usati alcuni riguardi e poi tutti gli altri, perseguitati e basta. E scopri che agli ebrei era proibito anche ascoltare la radio. Chissà poi perché! Ed era obbligatorio per tutti, anche per i discriminati consegnarla senza storie. E tutto questo orrore si condensa anche in un solo documento:
Piattamente burocratico – la banalità del male – attesta la requisizione della Radio all’“ebreo” Pacifici. Ebreo! Marchio di infamia, tutto manoscritto in corsivo da qualche ignoto impiegato della Questura. È un semplice pezzo di carta, ma ha un potere evocativo immenso. Per chiunque di noi!
Un monito potente perché il passato non si ripeta.
E penso infine al Museo della città di cui ha parlato la sindaca Ferdinandi in un’intervista a questo magazine e a quanto servirebbe portarci tante di queste carte insieme morte e vive anche come base del nostro futuro.
Aperti sul mondo … come questa finestra dell’Archivio di Stato.
Nota. Ed ora che avrete letto questo articolo (mi ha consigliato Angelica Fabiani, Archivista e Scrittrice) non precipitatevi all’Archivio di Stato di Perugia senza prima avere consultato il sito archiviodistatoperugia.it. Per quanto riguarda le visite guidate si svolgono su richiesta di gruppi di cittadini, associazioni e Istituti scolastici di ogni ordine e grado. Tutte le iniziative (mostre, conferenze, presentazioni) vengono pubblicizzate tramite i canali istituzionali del MiC e i canali social
https://www.facebook.com/archiviodistatodiperugia/
Cose da vedere bene con calma …
- Unica lettera esistente manoscritta in volgare scritta da Giovanni Boccaccio
- I dieci Priori di Perugia protetti da S. Ercolano. Il Notaio intanto scrive tutto …
- Una delle tante antiche proposte di sistemazione dell’accesso alla Sala dei Notari
- Documenti dell’Annona – XIII secolo – che regolava la produzione agricola con obblighi di coltivazione e di consegna all’ammasso.
- Codice miniato in Foglia d’oro
- Acquedotto medievale di Monte Pacciano – Particolari – Rilievo Cervellati 1733
- Rotolo lungo molti metri con il rilievo dell’acquedotto del Cervellati del 1733 sul tavolo di consultazione.
- Prima pagina dell’Autobiografia manoscritta di Aldo Capitini.
- L’intera documentazione sulle stragi del ’59 è contenuta dentro questo prezioso mobile
- Mappa che illustra la presa d’assalto di Perugia nel Giugno del 1869 da parte delle truppe Pontificie