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di Walter Patalocco

Una qualche risposta c’è. A quasi una settimana dall’incontro avvenuto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Regione Umbria, Comune di Terni e direzione aziendale dell’Ast fanno sapere con una nota congiunta che “l’azienda è pronta”. Pronta a dar corso al piano industriale che “recherà un notevole beneficio per Ast, per il territorio ternano e per l’intera regione”.
Prima però c’e da firmare l’accordo di programma, cioè c’è da mettere la parola fine su una trattativa in corso tra governo, Istituzioni umbre, e Ast. L’ ultima parola del cavalier Giovanni Arvedi è che ha già “esaminato il mercato mondiale per acquistare, dal pronto un impianto di laminazione a freddo, anche alla luce del’attuale condizione industriale in cui si trova l’azienda”. L’Ast al momento deve fare i conti con una sorta di “strozzatura” del ciclo di produzione. Per strutture e personale è in grado di sfornare un milione e mezzo di tonnellate di acciaio liquido, ma può laminarne a freddo meno della metà: 600 mila.
L’impianto di laminazione è stato reperito in Barhain, costa più di cento milioni di euro ed entrerà in funzione entro l’anno. Non basterà, nel senso che – si afferma – “tecnici e maestranze Ast hanno dimostrato notevoli capacità ed impegno preziosi in una realtà [che però è] bisognosa di numerosi miglioramenti tecnico-strutturali”.
Si capisce che si parla: di quel piano di investimenti – un miliardo – annunciati a suo tempo da Arvedi, che ha trovato un freno nella difficile situazione internazionale. Il nuovo laminatoio a freddo è, infatti, solo uno degli impianti che si ritiene necessario mettere in opera. Gli altri sono una linea di ricottura per l’inox, una linea di decappaggio, laminazione e ricottura acciaio inox e un forno di riscaldo bramme con combustione idrogeno-metano. Da aggiungere un innovativo parco rottame ed un nuovo complesso di finitura per acciaio magnetico.
Ma – si ripete – è prima necessario chiudere l’accordo di programma relativo alle questioni dell’energia il che significa produzione di idrogeno verde in direzione di una decarbonizzazione delle acciaierie di Terni. L’auspicio è che si sia sulla dirittura finale se come dicono Regione, Comune ed Ast “con tutta probabilità ciò avverrà entro il 28 febbraio prossimo”.
Ast, quindi, ha seppur con circospezione, proseguito lungo la strada di ammodernamento ed efficientamento degli impianti. E le Istituzioni? Che hanno da mettere sul tavolo? “Si sono sincerate della ferma volontà del Gruppo Arvedi di confermare la massima focalizzazione sugli attuali siti produttivi del gruppo ed in particolare su quello ternano dell’Ast e sul suo piano industriale, sulle esigenze del territori e delle aziende che vi operano”. Qualcosa è. Mentre si afferma che, in ogni modo, intorno ad un progetto determinante “per l’Umbria e per la nazione è assolutamente necessaria la massima compattezza della comunità regionale, senza divisioni di sorta”.
Il riferimento – nemmeno tanto velato – è ai sindacati i quali hanno ripetuto le loro lamentazioni per il fatto di essere tenuti all’oscuro di tutto e di aver appreso le notizie soltanto dai mass media. Regione, Comune di Terni e Ast fanno sapere che “nell’ottica di illustrare quanto sin qui fatto, nonché le prospettive future, si terrà quanto prima l’incontro già richiesto dalle organizzazioni sindacali territoriali”.
Saranno soddisfatti i sindacati? Non del tutto. Considerano infatti limitativo il fatto di essere informati ma non ascoltati. “Pur riconoscendo che la convocazione al tavolo tecnico non è dovuta – hanno scritto in un documento firmato da Cgil, Cisl e Uil e dalle rispettive organizzazioni di categoria – abbiamo sempre ribadito che per opportunità sarebbe stata utile”. Quanto meno in alternativa “si sarebbe potuto costruire un confronto preliminare con chi ha già da tempo svolto analisi e avanzato proposte per lo sviluppo sostenibile delle filiere industriali che rimangono il pilastro portante dell’economia locale”.
Dichiarandosi, ancora una volta, pronti a fare la loro parte, in sindacati confederali hanno sollecitato proprio in questi giorni un confronto. Hanno, al momento, la promessa che quanto prima saranno chiamati ad un incontro. Ma tra confronto per esporre idee e incontro per essere “illustrati” dello stato dell’arte c’è una bella differenza.