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Foto ©European Parliament/Pietro Naj-Oleari

di Anna Camaiti Hostert

“When they go low, we go high” ricordava anni fa Michelle Obama riferendosi ai colpi sotto la cintura dei repubblicani a cui invitava a rispondere mirando in alto senza abbassarsi alle loro meschinerie. Eppure qualche volta bisogna sporcarsi le mani e contrattaccare senza servirsi troppo di una superiorità sdegnosa che sorvola sui colpi bassi. Bisogna semplicemente indicarli, puntando il dito contro le piccinerie, rispondere per le rime, magari giocando d’anticipo. Il che non vuol dire abbassarsi al loro livello, ma, conoscendo l’avversario e sapendo che arriverà una gragnuola di colpi bassi, prevenirli e, come farebbe uno dei personaggi di Clint Eastwood, estrarre la pistola prima di loro, mirando al cuore. È quello che ha fatto giovedì scorso Joe Biden nell’annuale discorso dello
State of the Union di fronte al Congresso riunito, dove ha usato una retorica e una strategia diverse dal solito e da altre performance dello cstesso tipo. Una vera novità per il presidente. Con un discorso molto vitale, dal ritmo veloce e dal volume più alto del solito, Biden ha infatti parlato per 67 minuti attaccando in maniera frontale il suo avversario. È stato risoluto e diretto. Trump è stato il protagonista assoluto dei suoi fendenti, senza tuttavia mai essere nominato; è stato chiamato per ben 13 volte semplicemente “il mio predecessore”.
Biden, prima di chiarire i punti fondamentali della sua piattaforma politica in vista delle prossime elezioni con un’energia insolita rispetto al passato, ha accusato Trump di avere incoraggiato la Russia di Putin ad invadere i paesi della Nato. Ha menzionato successivamente l’attacco a Capitol Hill che da lui orchestrato nel gennaio del 2020 ha rappresentato l’attentato più grave alla democrazia dalla guerra civile in poi. E poi proseguendo lo ha incalzato sui temi dell’aborto, dell’immigrazione, delle tasse e ha rincarato la dose, concludendo che il futuro della democrazia americana si trova questa volta, come non mai, sulla scheda elettorale di novembre.
Infine per quanto riguarda l’altro tema cruciale di questa campagna elettorale, la sua età, che continua a dividere gli stessi democratici al loro interno, anche qui l’attacco al suo rivale è stato diretto. Il cambiamento di registro, di tono, di rinnovata energia nelle parole del presidente in questo discorso hanno determinato in aula un ritrovato entusiasmo nelle fila del partito democratico. “Quando si arriva alla mia età certe cose divengono più chiare” ha affermato Biden provocando anche alcuni sorrisi in sala, continuando poi: “il problema della nostra nazione non è quello della nostra età, ma quello di quanto vecchie siano le nostre idee. Non si può guidare il paese con idee antiquate” rimarcando il fatto che quelle Trump, che ha quasi la sua stessa età, invece lo sono.
Nello State of the Union diretto al Congresso e agli americani è impossibile per il presidente non affrontare il problema della politica estera e cioè, nel caso di Biden, delle due guerre che si tanno combattendo di questi tempi: la guerra in Ucraina e quella in Medio oriente con i problemi che ne derivano: quello di interrompere gli aiuti all’Ucraina, aiuti al momento tenuti ancora in ostaggio al Congresso da parte dei repubblicani, nel primo caso, e quello di proteggere il popolo palestinese a Gaza dal massacro, nel secondo. Problema quest’ultimo che ha determinato divisioni anche all’interno del partito democratico tra l’appoggio incondizionato a Israele e la necessità generale di risolvere la questione palestinese. Al momento l’emergenza della situazione del popolo palestinese chiuso nella morsa di Gaza sta provocando enormi contrasti anche tra gli elettori democratici.
Biden fin dall’inizio ha parlato della soluzione dei due stati e più di recente della necessità di aiuti umanitari a Gaza, senza tuttavia prendere una posizione più determinata dando un ultimatum al governo israeliano che ha continuato e continua a ignorare i suoi appelli al cessate il fuoco.
Infine, di nuovo con un cambiamento di rotta nella sua solita strategia narrativa ha ricordato i provvedimenti passati e i risultati ottenuti negli anni della sua presidenza di cui stranamente gli americani hanno poca contezza anche a causa della loro poca diffusione di cui Biden incolpa in parte i media e in parte la sua stessa amministrazione. Quest’ultima nelle persone di alcuni funzionari, si difende tuttavia affermando che agli americani non piace che si tengano loro dei seminari su quali siano stati i progressi ottenuti dal governo se non li esperiscono davvero sulla loro pelle. Ed ecco perché il presidente ha affermato con forza, sfiorando temi cari ai populisti, che alzerà le tasse ai ricchi e alle corporation e abbasserà il costo dei farmaci, sperando che questi provvedimenti possano rassicurare gli elettori democratici e farne avvicinare dei nuovi.