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di Porzia Corradi

Senza far troppo rumore, il centrodestra umbro sta cambiando volto. Scosso dal ciclone Bandecchi e da altre vicende locali e nazionali, passo dopo passo, compie la sua rivoluzione. Fratelli d’Italia e Lega si presenteranno alle scadenze elettorali del 2024 con gruppi dirigenti e strategie molto diverse. E anche Forza Italia, pur agendo sotto traccia, non sta perdendo tempo: ridisegna la mappa del potere interno, rendendola sempre più somigliante ad Antonio Tajani, nuovo leader nel dopo Berlusconi.
Cominciamo dal partito della Meloni che in Umbria alle politiche del settembre 2022 aveva avuto un successo clamoroso, superando il tetto del 30 per cento. In quei giorni Franco Zaffini sembrava essere il padrone della scena politica, un vero e proprio mattatore. Una posizione di forza che ha cercato di sfruttare subito sovvertendo gli equilibri ternani e regionali con un colpo di mano. A giugno del 2023 infatti ha impedito la ricandidatura dell’uscente Leonardo Latini, primo cittadino solo per un quinquennio, e lanciato verso la poltrona di Palazzo Spada il meloniano Orlando Massoli.
Se l’operazione fosse andata in porto, il secondo colpo sarebbe stato quello di sostituire anche Donatella Tesei. La vittoria di Zaffini appariva certa. Il Pd e i suoi striminziti alleati non erano in grado di contrastare la sua marcia trionfale. Ma la politica spesso è imprevedibile. Stefano Bandecchi scese in campo stravincendo le elezioni ternane. Una sconfitta secca per il centrodestra e soprattutto per Fratelli d’Italia. Un insuccesso che ha provocato un secco stop anche dell’operazione anti Tesei e che è all’origine della sostituzione di Zaffini da responsabile regionale di FdI. Al suo posto è andato Michele Prisco, meno grintoso del suo predecessore, è uno che preferisce la via della mediazione a quella dello scontro e che avrebbe a Terni avrebbe ricandidato Leonardo Latini.
Tutto questo ha fatto ringalluzzire la Presidente della Regione. Una Tesei pimpante e protagonista ha preso il posto della Tesei isolata e acciaccata di qualche mese fa. Nonostante il deciso cambio di umore, per lei comunque una riconferma non sarà semplicissima. Nelle ultime prove elettorali, la Lega, suo partito, si è attestata in Umbria sempre ampiamente al di sotto della media nazionale. È difficile che la poltrona più importante della regione venga assegnata ad una forza politica che di recente nelle consultazioni locali ha raccolto poco più del 5 per cento e che a Terni non ha nemmeno un consigliere comunale. Tesei per la verità ha iniziato a recuperare punti nei sondaggi e farà valere sia la sconfitta ternana del candidato meloniano, sia questa parziale ripresa dei consensi personali.
La Lega però, oltre ad aver perso una valanga di voti, è anche divisa al proprio interno. Di recente l’hanno abbandonata due consiglieri regionali Francesca Peppucci e Daniele Nicchi, nonchè il leader del partito ternano, Nico Nunzi. Il segretario regionale Virginio Caparvi si era dimesso qualche mese quando già da tempo montava un clima di scontro. Basti pensare alla vicenda dell’assessore Enrico Melasecche e a quella del senatore Luca Briziarelli. Ce n’è più che a sufficienza per ritenere che il congresso del Carroccio che si terrà in settembre sarà al calor bianco. Tesei dovrà ottenere la ricandidatura avendo la palla al piede di un partito in cattive acque.
Dulcis in fundo c’è la Forza Italia del dopo Berlusconi. Con Tajani leader è cresciuto il peso politico del senatore ternano Raffaele Nevi che oggi ricopre il prestigioso incarico di portavoce nazionale del partito. Un’ascesa la sua che mette un po’ in ombra Andrea Romizi, molto stimato da Silvio Berlusconi. Il sindaco di Perugia in passato – nel periodo di forte offuscamento di Tesei – era sembrato essere il più probabile candidato del centrodestra alla poltrona di Presidente della Regione. Oggi però centrare quell’obiettivo sarà per lui più complicato. E non solo per la capacità di resistere e di rilanciarsi di Tesei, ma anche perché la sua seconda sindacatura è stata tutt’altro che brillante. L’elenco degli errori e dei fallimenti è lungo. Romizi vive oggi nell’incertezza del futuro. Cosa farà da grande, il golden boy forzista? Peri il momento è incerto e nervoso: il politico equilibrato e riflessivo di un tempo, è apparso di recente stanco, frustrato e sopra le righe. E’ noto inoltre che gli avrebbe fatto piacere diventare parlamentare, ma le elezioni nazionali sono lontane e quelle europee richiedono un numero di preferenze altissimo: Romizi conserva un bel pacchetto di voti personali a Perugia, ma non è molto conosciuto oltre i confini locali. Resta la possibilità del “terzo mandato”, fortemente voluto dalla Lega, ma che Giorgia Meloni non vedrebbe di buon occhio. Quanto al Pd, al suo interno ci sarebbero interessi contrastanti. E comunque la questione verrà affrontata in settembre-ottobre. Solo dopo se ne saprà di più.
Molto sta cambiando, dunque, nel centrodestra e adesso è alle porte un nuovo partito, o per meglio dire, un inedito movimento di ultradestra. Alemanno che ne sarebbe il leader ha fatto sapere di smentire le anticipazioni di Passaggi, ma in realtà le ha confermate quasi tutte. Ha detto che parteciperà all’appuntamento di Assisi (9-10 settembre), promosso da Pillon e dalle sigle fondamentaliste del mondo cattolico. Ha riconosciuto che esistono importanti valori comuni fra il suo mondo, popolato di no vax e di filo putiniani, e quello dell’integralismo. Ha comunicato che in ottobre deciderà probabilmente di dar vita ad un suo movimento. L’unica cosa che ha smentito è la creazione di un vero e proprio partito insieme a Pillon. Ma si sa, ormai, tutti cercano di non usare la parola partito, dopoché è stata colpevolmente demonizzata. Ad Assisi dunque si approfondirà il confronto fra le forze dell’ultradestra, iniziato in giugno ad Orvieto. In autunno, poi, dovrebbe nascere un movimento guidato da Alemanno (intervista di oggi su Repubblica). Solo allora vedremo quali rapporti avrà col fondamentalismo cattolico.
Il cantiere è aperto e chi lo anima cercherà di pesare nella vicende politiche prossime venture. Elezioni europee comprese.