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di Gabriella Mecucci

Un successo dietro l’altro e le previsioni sono rosee. Più di un economista sostiene che il 2024 potrebbe non essere un anno felice per il fashion extralusso, ma a Solomeo sono ottimisti: cresceremo del dieci per cento, dicono. La “Brunello Cucinelli spa” ha superato nel 2023 il miliardo di fatturato, che negli ultimi sei anni risulterebbe quindi raddoppiato. Come se non bastasse, continua l’ascesa della famiglia nella classifica Forbes dei più ricchi d’Italia e del mondo. Mentre profitti e guadagni in Borsa sono alle stelle, non cessa l’attività di promozione della cultura, della bellezza e della moda ecologica che accredita sempre più l’immagine dell’imprenditore umanista.
Cosa rende possibile questo inarrestabile successo? Questo trionfo dell’immagine in cui si intrecciano business e filosofia, gesti di bontà e accorta promozione di sé stessi, grandi ricchezze personali e attenzione verso i propri dipendenti e verso l’ambiente?
Il motore primo è Solomeo e ovviamente il cashmere: l’80 per cento della produzione viene realizzato in Umbria. Gli accessori – scarpe borse e altro – in Toscana e in Veneto. In Abruzzo, a Penne, sono già iniziate le confezioni per uomo. I dipendenti della Brunello Cucinelli spa sono 2500 circa e aumenteranno, a cui vanno aggiunti più di quattromila collaboratori sparsi in tutto il mondo. Dal centro si dipana una rete commerciale ormai molto diffusa: circa 125 negozi. Curati e eleganti, sono in genere situati nelle vie e nelle piazze più famose: ce ne sono 17 in Italia, 48 in Europa, 26 in Nord America e poi c’è l’Oriente e l’Estremo Oriente. A questa rete vanno aggiunte sei “case Cucinelli”, luoghi “che vogliono esprimere l’ospitalità come è intesa a Solomeo” e che sono stati aperti in alcune grandi capitali: Tokyo, New York, Parigi, Londra, Milano.

Le nuove produzioni e la Borsa

Nel 2024 verranno messi sul mercato gli occhiali sia da vista che da sole nati dalla collaborazione Cucinelli – Luxottica: al primo spetterà l’ ideazione al secondo la produzione. Da un’impresa in cantiere ad una già realizzata: Cucinelli ha infatti presentato il suo vino, “Castello di Solomeo”. Federico Cotarella, l’enologo dei vip, ha creato per lui un blend bordolese a base di Cabernet France, Cabernet Sauvignon e Merlot. Novemila bottiglie di un rosso, figlio delle colline intorno al “borgo dello spirito”: cinque ettari con ventimila viti curate quotidianamente e con filari ad onda, tanto da far somigliare la vigna ad un giardino. Uno spettacolo di armonia a cui si aggiunge un ettaro di verde e di fiori.
C’è poi la nuova avventura del futuro: il profumo. Nonchè l’acquisto del 43 per cento delle azioni del Lanificio Cariaggi e quello probabile di un’azienda eugubina di confezioni.
E’ arrivata infine l’incursione nel mondo del cemento. Insieme ad un gruppo di altri industriali, Brunello ha aiutato l’amico Giuseppe Colaiacovo ad evitare il fallimento o la vendita a prezzi scontati del suo 25 per cento di Financo, che controlla il colosso Colacem. Un’operazione che non muta la proprietà, ma che consegna in mano ai suoi artefici un importante potere nella cassaforte di famiglia dei Colaiacovo. Uno dei soci dell’operazione è quel Gianluca Vacchi, imprenditore e influencer, sanzionato di recente per evasione. Quanto ai successi di Borsa sono stati notevoli: dall’ingresso in Piazza Affari ad oggi, le azioni sarebbero cresciute del 600 per cento. E la Brunello Cucinelli spa è entrata nel gruppo delle 18 aziende più capitalizzate.

Il Fashion green

Di recente l’impegno di Cucinelli nell’ecomoda è diventato più stringente: ha annunciato infatti che userà esclusivamente tessuti ecologici sia per quanto riguarda le fibre che per le tecniche di colorazione. E poi ci sono le collaborazioni con il Principe Carlo d’Inghilterra, oggi diventato Re. Il brand umbro ha aderito ad una iniziativa dell’ allora erede al trono britannico, la Himalayan regenerative fashion living lab che si impegna a recuperare i paesaggi degradati e le abilità artigianali di quello straordinario luogo del mondo. I protagonisti di questo intervento sono stati invitati a Buckingham Palace: fra loro – raccontano i bene informati – ci sarebbe stato anche Cucinelli e lì sarebbe nato il patto ecologico fra la Corona britannica e i “signori del fashion”.
La collaborazione con Sua Altezza era già iniziata durante il G20 di Roma, quando venne presentato il passaporto digitale per la moda green: ne parlò Carlo d’Inghilterra in un evento organizzato all’Ambasciata britannica. In quei giorni anche Brunello Cucinelli, invitato da Draghi per uno speach, affrontò le questioni legate ad una nuova cultura imprenditoriale “più umana e più verde”.

La moda circolare

Oggi è un business di 2,5mila miliardi di euro all’anno, ma potrebbe a breve superare i 4mila miliardi. L’inquinamento della moda vecchia maniera è altissimo, secondo solo a quello del petrochimico e alla stregua dei trasporti internazionali. Tanto per fare qualche numero: il 35 per cento delle micro plastiche negli oceani è attribuibile al lavaggio delle fibre sintetiche e, per produrle, vengono consumati 1.500 miliardi di litri di acqua all’anno in un mondo che ha sete. Questi micidiali danni all’ambiente potrebbero essere ridotti del 50 per cento applicando adeguate contromisure. Eccone alcune.
1) Usare fibre ecologiche: di origine vegetale (cotone e altro) o animale (lana, cashmire..), non sintetiche e riciclabili, colorandole con procedimenti sostenibili. Cucinelli ha già aderito.
2) Puntare sulla vendita degli abiti usati che spesso sono stati indossati solo una o due volte. Si calcola che questo mercato entro i prossimi cinque anni potrebbe crescere del 15/20 per cento. Tramonterebbe dunque l’edonismo della moda “usa e getta” e si affermerebbe “il consumo più responsabile”.
3) Abbattere le rese degli acquisti online e i costi delle sfilate.
4) Riparare e non buttare. A Solomeo sono specialisti nell’attività di recupero. Cucinelli ha affermato più volte che “riparare è un’azione non solo pratica, ma etica”. E ha solennizzato il proprio orientamento con un “io tramando non creo” di confuciana memoria.
5) Ultimo comandamento della moda green: conoscenza e comunicazione del come si producono e si commercializzano i capi, attenzione all’artigianato e alle tradizioni del luogo, miglioramento delle condizioni di lavoro, no allo sfruttamento minorile.
Sono questi alcuni dei percorsi della moda green. I brand più famosi “pensano verde”, senza trascurare i fatturati, ovviamente. Anzi, la strada delle buone intenzioni è lastricata anche di grandi profitti. E Solomeo in questo business sta nel gruppo di testa.

Fondazione e cultura

L’investimento più grande in cultura che farà la Fondazione Brunello e Federica Cucinelli sarà quello per la Biblioteca universale: 400-500mila volumi collocati in un villa settecentesca, appositamente restaurata.
L’elenco degli altri interventi culturali è lungo. In passato era stato creato il “Foro delle arti”, dove sorge il teatro Cucinelli. Un luogo diventato nel tempo un contenitore di grandi “prime” come quelle con la regia di Peter Brook e dei migliori coreografi, con la presenza di grandi attori e attrici quali Fanny Ardant, Michael Piccoli, Isabelle Huppert, Charlotte Rampling, Dominique Blanc.
La Fondazione, oltre al teatro, finanzia anche un’importante stagione di concerti di musica classica, nonché il coro di Solomeo.
C’è poi il grande impegno nel campo dei restauri dei centri storici umbri: a Perugia ha riguardato l’Arco etrusco, il Morlacchi, il Duomo e ora una parte dell’acquedotto medievale. Subito dopo il sisma del 2016 è iniziato un importante intervento a Norcia: già terminato il restauro della Torre civica, sono in programma il recupero del teatro e del museo della Castellina. E’ già stato progettato il nuovo Castelluccio. Quanto a Solomeo è sotto gli occhi di tutti che il borgo è diventato un gioiellino, risistemato in modo elegante e ben manutenuto. Tutti questi sono investimenti che fanno bene al territorio e che rafforzano l’immagine di di “grande mecenate” di Brunello Cucinelli. Un’immagine che vale oro.

I lavoratori, il business, l’immagine

Il re del cachemire, l’apostolo del capitalismo, l’Olivetti dei nostri giorni, l’inventore del nuovo Rinascimento: sono queste solo alcune delle metafore escogitate per definire Brunello Cucinelli. Il business va alla grande, ma il più grande capolavoro prodotto a Solomeo, è senza dubbio l’immagine del patron, in grado ormai di varcare tutti i confini: di conquistare i colossi della Silycon valley e i capi di governo dei venti paesi più sviluppati, gli intellettuali e lo star system, mentre i giornali di mezzo mondo trasudano ammirazione e deferenza. E non passa giorno che lui non faccia una scelta in grado di alimentare il mito dell’imprenditore umanista. E poi quella girandola di citazioni dei grandi del passato: da Marco Aurelio ad Adriano, da Socrate e Platone a San Francesco e San Benedetto. Insomma, non ne sbaglia una. Come spiegare questa capacità di interpretare il proprio tempo e la conseguente fascinazione planetaria. Ci sono le lettere ai giovani, alla propria anima, ai saggi della terra. E soprattutto c’è, accanto al mecenatismo, una politica tesa a conservare e ad incrementare la bellezza del territorio, del paesaggio e la vivibilità delle sue fabbriche che hanno architetture gradevoli, circondate da giardini. Il Cucinelli pensiero, oltrechè di spiritualità e filosofia, si occupa molto delle condizioni di lavoro dei propri dipendenti. Propone salari più alti e orari ridotti per gli operai, e dà il buon esempio pagando i propri dipendenti il 20 per cento in più. Esalta l’artigianato di qualità e crea scuole per difenderlo e estenderlo. Teorizza che il valore del prodotto è dato anche dal come e da dove viene realizzato.

Solomeo come una piccola Camelot

E’ normale che intorno ad un imprenditore di successo si formi una sorta di corte: attori più o meno popolari, giornalisti, intellettuali, politici, jet society varia. Ed è stato così anche per Brunello Cucinelli. Nel caso del re del cachemire però c’è qualcosa di diverso: la differenza la fa la straordinaria qualità di alcuni vip con i quali ha sviluppato importanti rapporti. Ce ne sono almeno tre che pochi possono vantare di avere come amici. Provengono tutti dal mondo anglosassone E sono: Jeff Bezos, Peter Brook e Re Carlo terzo.
Jeff Bezos, fondatore di Amazon – oltre 600.mila dipendenti – e per alcuni anni al primo posto (ora al secondo) della classifica degli uomini più ricchi del mondo, è venuto a Solomeo per vedere con i suoi occhi l’organizzazione del lavoro e della produzione della “Brunello Cucinelli Spa”. La folta delegazione di “imprenditori della modernità” che lo hanno accompagnato, hanno parlato con Cucinelli non solo di affari ma anche di molto altro. L’intera comitiva della Silicon valley ha spento gli smartphone e ha conversato per tre giorni del futuro del mondo, del rischio di disumanizzazione che le nuove tecnologie comportano, di bellezza, di anima. Lo ha fatto gustando i prodotti della terra umbra, guardando la dolcezza delle colline e dei colori della primavera. E rinsaldando l’amicizia in nome di un impegno comune ad aver cura del pianeta.
Il secondo grande personaggio molto vicino a Cucinelli è stato il grande regista e drammaturgo inglese Peter Brook. Ha soggiornato, prima di morire, a Solomeo tanto da sentirsene quasi un habitué e ha confidato all’amico Brunello alcune esperienze della sua vita di uomo di teatro: “Ho passato la mia esistenza dialogando con Shakespeare” Le prime di alcuni suoi spettacoli si sono svolte nel teatro del piccolo paese umbro.
Il terzo grande personaggio che ha intessuto rapporti con l’imprenditore umbro occupa il primo posto per importanza: si tratta infatti di Re Carlo terzo. E su cosa e come è nato il rapporto con lui si è già detto.
Questa rete di rapporti, l’impegno per la cultura, l’attenzione al mondo del lavori e agli ultimi, i successi economico – produttivi continui, hanno accreditato un’ immagine che affascina mezzo mondo e che funziona da propellente per il business. E i profitti forniscono fondi per finanziare tutto ciò che fa immagine. E’ un circolo virtuoso. Solomeo sta diventando una piccola Camelot. Il Santo Graal restano i fatturati, ma c’è anche qualcosa di più e di diverso. Un nuovo capitalismo? Il modello funziona nel fashion di lusso, ma non è detto che possa diffondersi altrove.