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di Gabriella Mecucci

È partita la giostra dei civici. Ogni mattina ne spunta una nuovo. Appaiono e scompaiono. “Il mio è meglio del tuo”, “io ce n’ho uno più popolare”, “il mio è professore”, “il nostro prende i voti ai Ponti”: la bagarre è in corso e chissà quanti ne spunteranno. La scelta dei candidati al Comune di Perugia si sta trasformando in una variopinta carnevalata.
La sinistra brilla per malsana creatività. L’ultimo salito alla ribalta è il prode Serse Cosmi, da sempre convinto gauchiste, che ha parzialmente smentito la sua candidatura dicendo di voler dare una mano, ma di non puntare alla poltrona di sindaco. Si è comportato da persona rigorosa e per bene qual è. Non ha infatti nessuna esperienza amministrativa, né politica e queste capacità non si improvvisano. Ma per gli apprendisti stregoni delle liste, guai ad essere stati dentro un partito o in un movimento politico. Il civico più appetibile è quello che non sa niente di ciò che – se vincesse – dovrebbe fare. Questo non vuol dire che non possa imparare, ma i suoi sponsor spesso preferiscono che ci riesca solo a metà. Così possono condizionarlo più facilmente. E già che ci siamo, mettiamo in campo anche un grande centravanti come Fabrizio Ravanelli. Vero? Falso? Ci sta? Non ci sta? E che importa, anche il suo nome è stato fatto, e quel che conta è il virtuale non il reale. Un attaccante di qualità del resto è quello che ci vuole per infrangere il muro difensivo della destra perugina.
Ma non finisce qui. Ci sono quelli un po’ più acculturati che da tempo hanno puntato sul professor Paolo Belardi: urbanista di prestigio, anche lui neofita della politica e ancor più dell’amministrazione. In questa caccia sarà penalizzato uno come Massimo Monni: il poveretto è stato nientemeno che consigliere regionale di Forza Italia. Ma sembra che, con sprezzo del pericolo, voglia presentarsi.
Finita qui? No, manca all’elenco Andrea Fora. Lui che è stato il primo civico vicino al centrosinistra e che ha ricoperto per un’intera legislatura il ruolo di consigliere regionale, ha deciso però di fare un passo indietro o di lato, come si dice oggi. La ressa di civici di nuovo conio deve avergli dato il voltastomaco. Adesso però è iniziata la diatriba su dove collocarlo: a destra, al centro, nel centrosinistra. È un susseguirsi di previsioni. E chi meno ne sa più straparli. C’è caso che qualcuno ci azzecchi.
La cosa davvero divertente è che queste presunte candidature, lanciate con grande clamore, nascono tutte all’interno del Pd. I vari cacicchi si dilettano a nascondersi dietro gli uomini senza tessera organizzando così una lotta fra correnti per procura. La cosa non sembra preoccupare minimamente Tommaso Bori che sguazza in questa melma, anziché tentare di mettere un po’ d’ordine. La sarabanda di nomi civici serve del resto a gettare cenere negli occhi per occultare l’impotenza del maggior partito di centrosinistra, paralizzato dalle proprie divisioni.
Il 26 ottobre dovrebbe arrivare un membro della segreteria nazionale dei democratici e sotto gli occhi del pover’uomo si squadernerà questa situazione che – a dirla con Flaiano – è grave ma non è seria. C’è da sperare che nel corso di quell’incontro emerga una qualche resipiscenza. È auspicabile infatti per il bene della città che s’interrompa questa commedia di quart’ordine. Ma, siccome al peggio non c’è mai fine, potrebbe spuntare persino un candidato dei Cinquestelle che – dicono – verrebbe votato anche dai cespugli di sinistra e dal Pd. Quest’ultimo riceverebbe in cambio i consensi pentastellati per un suo uomo alla Regione (Bori? Oliviero?). Quanto a Stefano Bandecchi ha già presentato il suo “campione”. E Azione ha messo in campo Giacomo Leonelli. E infine si è appalesato anche Stefano Vinti, sempiterno rifondarolo.
Se Sparta piange, anche Atene non ride. Della situazione del centrodestra ha già parlato su questo giornale Porzia Corradi. Ma l’informazione non sarebbe completa se non facessimo un cenno anche ai suoi civici e all’eroica resistenza di Progetto Perugia, la lista che alle ultime elezioni comunali era capeggiata da Andrea Romizi e che prese il 15 per cento. Trattasi quindi dei civici di successo che possono alzare la voce e che vogliono come candidata l’attuale assessore Edi Cicchi. La loro legittima richiesta si scontra però con Fratelli d’Italia che ha già scelto Margherita Scoccia. D’altro canto i meloniani prendono un sacco di voti in Umbria (quasi tre volte quelli della Lega e di Forza Italia sommati), non è infondato dunque che cerchino di occupare anche qualche poltrona. Se gli sfuggisse quella di Palazzo dei Priori, non potrebbero che puntare sulla Presidenza della Regione. Scranno però già prenotato da Matteo Salvini per la ricandidatura di Donatella Tesei. Ci sono poi i civici di Nilo Arcudi e un’altra manciata di nomi minori che vi risparmieremo.
Andrea Romizi ha dichiarato che riporterà la pace nella coalizione di centrodestra. In bocca al lupo. E – già che ci siamo – auguri anche per il suo futuro che probabilmente sarà quello di consigliere regionale e – se riuscisse a scalzare il forzaitaliota Roberto Morroni – potrebbe fare anche l’assessore. Mentre la carica di Presidente, che sembrava bella e pronta per lui, diventa sempre più un fantasmatico miraggio. Il vero regista di questi tempi grami è comunque Emanuele Prisco che muove con furbizia le sue pedine.
La caccia al civico è dunque in corso. “Venghino, venghino, ci sarà da divertirsi”, gridano i direttori del circo mediatico. Ma il sorriso si spegne al pensiero che ne va della città in cui viviamo. Forse questo è il momento dei “mortaretti” che potrebbero aprire la strada ai candidati veri. O forse no. La politica locale è ormai una giostra impazzita. Tutto qui.