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di Gabriella Mecucci

La mostra su Perugino per il quinto centenario della morte inizierà il 3 marzo. Per l’occasione, insieme a tante straordinarie opere (una settantina in tutto), tornerà a Perugia “Lo sposalizio della Vergine”. In Galleria ci saranno inoltre tavole e/o disegni dei grandi pittori contemporanei di Pietro Vannucci: da Raffaello a Botticelli, da Verrocchio a Signorelli. L’annuncio è stato dato nel corso della presentazione della mostra dal titolo: “Il meglio maestro d’Italia. Perugino e il suo tempo” a cui hanno preso parte fra gli altri i curatori Marco Pierini e Veruska Picchiarelli.
Pietro Vannucci fu “il divin pittore”, ma anche grande imprenditore. Era un artista la cui fama aveva scavalcato i confini nazionali. Aveva molte commesse dalla Francia, dalla Spagna e da altri paesi, e guardava anche al fatturato, oltrechè alla dolcezza e alla spiritualità delle sue Madonne. Ci teneva a guadagnare bene e aveva creato una sorta di “catena di montaggio”: i suoi allievi intervenivano sull’opera secondo le loro capacità e competenze. Ciascuno faceva il suo pezzetto nella bottega “fordista” del Maestro. Del resto quando Agostino Chigi riempì di complimenti Perugino definendolo “ il meglio maestro d’Italia” metteva in guardia avvertendo che questo era vero se ci lavorava direttamente lui, “volendo fare di sue mani”. Insomma “la catena di montaggio” era nota e arcinota, ma in fondo anche lei scaturiva dal genio del divin pittore e sfornava quadri di gran qualità.Vannucci creò infatti un linguaggio e uno stile nazionale che unificò il paese dal Nord al Sud, che affascinò anche aldilà dei nostri confini e che venne perciò esportato in altri paesi.
Basta guardare l’ultimo affresco restaurato e presentato in Galleria dal direttore Marco Pierini e da Veruska Picchiarelli per rendersene conto: si tratta dell’Adorazione dei pastori , è del 1502 e si trovava in una delle tre cappelle esterne pertinenti al convento dei Francescani a Monteripido (Perugia). Vannucci – allora all’apice della carriera – le aveva affrescate tutte e tre, ma un improvvido distacco “a strappo”, realizzato nel 1856, ne causò la cancellazione. Fatta eccezione per l’Adorazione che, pur rimanendo danneggiata, sopravvisse. Le mani esperte dei restauratori della Cbc ce l’hanno ora restituita in tutto il suo splendore. L’affresco, nel nuovo allestimento, viene affiancato da due splendidi disegni preparatori delle figure dei pastori.
Il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Marco Pierini, ha commentato con entusiasmo la riuscita dell’operazione di recupero. “Siamo grati a Banca Generali Private e a Fondaco Italia – ha detto – per il gesto di mecenatismo nei confronti di un’opera tanto significativa per le nostre collezioni: non solo per il supporto ‘materiale’, ma anche per la consapevolezza che il patrimonio culturale necessita delle cure e delle attenzioni di tutti, non solo degli addetti ai lavori. La sinergia tra pubblico e privato è, quindi, al servizio di un’operazione che non si esaurisce con il mero restauro, ma ha un respiro più ampio, coinvolgendo ambiti e aspetti museali dedicati a pubblici diversi”.
“Ci auguriamo – ha concluso Pierini – che questo sia il primo progetto – pilota se vogliamo – di una serie di interventi che coinvolgano la valorizzazione delle collezioni della Galleria secondo declinazioni sempre nuove e, come ci piace ripetere, fedeli alla tradizioni ma ispirate dall’innovazione”.
La presentazione dell’ Adorazione dei pastori è stata una sorta di anteprima delle celebrazioni per il quinto Centenario della morte di Perugino, mas l’iniziativa più importante del 2023 sarà la grande mostra della Gallweria Nazionale dell’Umbria con una settantina di opere del divin pittore. Si tratta di quadri provenienti dai più grandi musei del mondo: innanzitutto dagli Uffizi (ben nove tavole), ma anche dal Louvre, dalla National Gallery di Londra e da quella di Washington. E soprattutto da Caen tornetà lo ‘Sposalizio della Vergine”, forse l’opera più bella e più conosciuta di Perugino.