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di Gabriella Mecucci

Perugia vive un momento di grazia. Si moltiplicano le iniziative culturali legate al quinto centenario di Perugino.
C’è una grande mostra -più di settanta opere – che assegna al pittore il ruolo di superstar del Rinascimento.
C’è il recupero e il rilancio del mito del Santo Anello: alla reliquia custodita in cattedrale, simbolo del matrimonio fra Giuseppe e Maria, venne dedicato uno dei capolavori di Pietro Vannucci, “Lo sposalizio della Vergine”, strappato alla città dalle “spoliazioni napoleoniche” nel 1797, e rientrato solo qualche giorno fa. Ora si può ammirare alla sala Podiani.
C’è il nuovo allestimento da parte dell’Arcidiocesi del prezioso museo del Capitolo, della cattedrale che contiene pezzi rari e bellissimi, a partire da un Luca Signorelli e da un “Supplizio di San Sebastiano” di Perugino di cui a giorni inizierà il restauro.
C’è la scoperta che un ritratto del “divin pittore”, in passato attribuito a Raffaello o a Lorenzo Di Credi, è in realtà un autoritratto.
C’è soprattutto la restituzione a Perugia del ruolo di una delle capitali del Rinascimento, di una delle città d’arte più importanti d’Italia.

La mostra in Galleria e la fama di Pietro Vannucci
La mostra della Galleria Nazionale dell’Umbria, inaugurata il 3 marzo, dal titolo “Il meglio maestro d’Italia” prende le mosse dalla definizione di Agostino Chigi e l’assume come scelta critica e interpretativa: Perugino – questa la tesi dei curatori Marco Pierini e Veruska Picchiatrelli- è uno straordinario artista, trascurato e talora maltrattato. La demolizione che ne è stata fatta, a partire da Vasari e riaffiorata in diversi momenti storici, non è altro che un palese errore di giudizio.
Basta vedere che cosa pensavano di Pietro Vannucci i più grandi personaggi suoi contemporanei. Ludovico il Moro lo voleva a tutti costi a Milano e per averlo, si fece raccomandare dal doge.
Quest’ultimo lo portò a Venezia e lo strapagò. Per dipingere un affresco nella sala del Gran Consiglio gli dette ben 800 ducati. Per capire quanto valeva allora il pennello di Perugino, e’ sufficiente ricordare che il compenso di un pittore straordinario come Giovanni Bellini, per un lavoro di due anni e mezzo nella città lagunare, raggiunse appena i 400 ducati, la metà di quanto fu versato a Pietro Vannucci. E lui, allora molto richiesto, super indaffarato e grande imprenditore di se stesso non realizzò mai l’opera in questione.Per non dire di Papa Sisto quarto che fu il primo dei grandi committenti ad ingaggiarlo: gli assegnò il coordinamento degli artisti che dovevano decorare le pareti della Sistina, regista di un gruppo di cui facevano parte pittori come Botticelli e Ghirlandaio. E che dire del rispetto e dell’amicizia che gli portava Lorenzo il Magnifico? E del buon rapporto con Leonardo? L’unico che non lo amava era Michelangelo. Quando lavoravano tutti e due a Firenze, Perugino gli chiese di vedere le sue opere e lui gli rispose con un secco no. Ma si sa, Michelangelo aveva un caratteraccio: un genio assoluto, ma anche parecchio difficile e scontroso. Un grande riconoscimento a Vannucci venne anche dal padre di Raffaello. Quando il figlio era ancora bambino, imparava a dipingere dal genitore. Fu proprio lui ad accorgersi della sua grandezza e a decidere di spedirlo da un maestro che ammirava moltissimo: Perugino, appunto. E quel giovane bello, ubbidiente, di buone maniere crebbe nella bottega del “meglio maestro d’Italia” sino a diventare “il pittore più grande del mondo”, parola di Vittorio Sgarbi.

I quadri esposti alla Sala Podiani di Perugia
La mostra di Perugia sceglie due livelli di lettura dell’artista. Il primo è già contenuto nel titolo: la rassegna vuole infatti dimostrare che per 25 anni Pietro Vannucci è stato il “meglio maestro d’Italia”. Il secondo livello riguarda quanto e come Perugino sia stato un punto di riferimento degli artisti di un’intera epoca, capace di creare un “modello”, un “canone” di pittura che conquistò e unificò l’Italia e andò anche oltre i confini nazionali. Operazione quest’ultima riuscita prima di lui soltanto a Giotto.
Il percorso della mostra si divide in sette sezioni. Ecco i titoli: 1) Un giovane promettente: da Perugia a Firenze nella bottega di Verrocchio, 2) Gli Anni Ottanta: Firenze e la Sostina, 3) Il meglio maestro d’Italia: la grande produzione, 4)I ritratti, 5)La fortuna di “un modello”: le belle Madonne, 6) La diffusione di un linguaggio: i perugineschi, 7) Le grandi commissioni. Due capolavori.
La rassegna si chiude con due splendidi quadri. Al centro della parete c’è “Lo sposalizio della Vergine”, che anticipa quello di Raffaello.Resterà in mostra per tre mesi (poi purtroppo ritornerà al museo di Caen). Il secondo capolavoro con cui si chiude la mostra è “Lotta fra Amore e Castità”, dipinto per Isabella d’Este che corteggiò a lungo Vannucci per portarlo alla sua corte, ma che non apprezzò del tutto questo quadro. Alla sala Podiani – fra le oltre settanta opere – se ne trovano tante provenienti dai musei di tutto il mondo. E’ stato ricostruito grazie a diversi prestiti il “Trittico di Parma”. E si può ammirare anche il bellissimo “Trittico Galitzin”. I contatti per organizzare questo evento si sono trasformati in partnership con la Galleria degli Uffizi, la National Gallery di Londra e quella di Washington, il Louvre di Parigi, la Gemaldegalerie di Berlino.

Geronimo Stilton lo spiega ai bambini
Per fare opera di divulgazione, la Galleria Nazionale ha anche realizzato un film e un libro in cui Geronimo Stilton illustra ai bambini la vita e le opere del grande maestro dell’arte italiana.
La rassegna di Perugia, aperta al pubblico il 4 marzo, lo resterà sino all’ 11 giugno. E i primi dati dicono che ci sarà un bagno di folla. Sarà questo l’evento più importante del quinto centenario della morte del “divin pittore”. Ce ne saranno molti altri dislocati sul territorio, a partire da Città della Pieve, luogo di nascita di Pietro Vannucci. Molte iniziative sono selezionate e finanziate da un un apposito comitato, presieduto da Ilaria Borletti Buitoni. In dodici mesi il grande artista si trasformerà nel più “efficace influencer” dell’Umbria e aiuterà la promozione di una regione, lasciata ai margini e difficilmente raggiungibile, ma che è “uno scrigno” di straordinari tesori. Accanto allo straordinario impegno della Galleria Nazionale, c’è quello della Curia col Santo Anello e il nuovo museo del Capitolo, nonché di Comuni e Associazioni. Per un anno Perugia e dintorni diventerà una delle più importanti “capitali d’arte e di bellezza”.