di Ludovica Cacciamani
È il 20 marzo 1428. Una donna, Matteuccia di Francesco, viene processata per stregoneria. Verrà ricordata come la “Strega di Ripabianca”. Si è tornati indietro nel tempo al Teatro degli Illuminati di Città di Castello, dove, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, è andato in scena “Il Processo Storico”. Uno spettacolo – promosso dall’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani insieme al comitato tifernate della Croce Rossa Italiana e con il patrocinio del Comune di Città di Castello – in cui magistrati, avvocati, tutori della legge hanno vestito i panni di coloro che sancirono la fine dell’esistenza di Matteuccia. Il palco del teatro è diventato infatti l’aula del Tribunale dei Malefici di Todi dove il Capitano Lorenzo de Surdis condannò al rogo la donna.
Matteuccia aveva 40 anni. Era una guaritrice che ben conosceva le proprietà curative e medicinali delle piante (all’Istituto Agrario di Todi oggi sorge non a caso un giardino in sua memoria). Poco si sa della sua vita e quel poco è legato agli atti del processo che fu istituito a suo carico, oggi conservati nell’Archivio Storico del comune tuderte. I preziosi verbali, in latino, riportano nei minimi dettagli le accuse che furono rivolte alla donna, una delle prime ad essere perseguitata e condannata per stregoneria. In essi si racconta di come Matteuccia riuscisse a guarire i malati, a togliere fatture e malocchi, a far nascere l’amore e a fermare i mariti violenti. Si legge anche di un particolare episodio: quello in cui avrebbe convinto un uomo a recuperare il corpo di un annegato nel Tevere per estrarne un olio che curasse le ferite di un malato. A dover svolgere tale compito fu tale Cortona, un uomo al servizio Braccio da Montone, signore di Perugia (e per un breve periodo anche di Todi). Pare che lo stesso condottiero e capitano di ventura usufruisse dei servigi della “strega”, e forse fu proprio per questo che, quando nel 1424 morì, venne meno la protezione assicurata a Matteuccia che si trovò dalla parte sbagliata e fu così condannata per questioni politiche. Trenta capi d’imputazione pendevano sul suo capo. Venne considerata “come una donna di cattive abitudini di vita e di malaffare, pubblica incantatrice, fattucchiera, autrice di sortilegi e strega” e per questo fu arsa viva in pubblica piazza (nell’odierna Piazzetta del Montarone nel Rione Borgo) per dare un chiaro e forte messaggio ai sostenitori di Braccio, in un momento in cui quest’ultimo spadroneggiava nell’Italia centrale ai danni di Papa Martino V.
La storia di Matteuccia, rievocata nella contemporaneità in occasione della Giornata Internazionale della Donna, è diventata spunto di riflessione sul ruolo delle donne, sulla difficile battaglia per l’emancipazione e per la conquista di diritti che ancora oggi devono essere pienamente affermati. Sono stati reali uomini e donne di legge a portare in scena la storia della Strega di Ripabianca: sul palco i magistrati Daniele Cenci (consigliere della Corte di Cassazione), Paolo Micheli (presidente della Corte penale di Appello di Perugia), l’avvocato Francesco Maria Falcinelli, il comandante della Stazione dei Carabinieri di Monte Santa Maria Tiberina Massimiliano La Rocca. Insieme a loro le attrici Irene Bistarelli e Marta Bistarelli, Simone Polchi, i volontari del comitato di Città di Castello della Croce Rossa Italiana e le allieve della Scuola Diamante Danza Adelaide Braganti, Benedetta Boriosi, Flavia Frappi, Lavinia Frappi, Gaia Fiorucci ed Elena Grazi. La sceneggiatura è stata curata dall’avvocato Nada Lucaccioni, responsabile Pari Opportunità AMI Umbria di Perugia; la regia da Alessandra Carmignani. Lo straordinario successo di pubblico ha testimoniato l’originalità e l’importanza della serata. «Il coinvolgimento dei protagonisti sul palco e la grande partecipazione hanno dato il senso di un impegno condiviso per promuovere le pari opportunità nella nostra comunità, attraverso il riconoscimento e la piena affermazione dei diritti e delle prerogative delle donne» ha commentato l’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Città di Castello Letizia Guerri, che sul palco tifernate ha annunciato la prossima istituzione di un premio alla memoria del magistrato Francesca Morvillo «esempio di impegno delle donne nel mondo del lavoro, ma anche nella lotta alla criminalità», uccisa insieme al marito Giovanni Falcone nella strage di Capaci il 23 maggio del 1992. “Il Processo Storico” e la vicenda di Matteuccia di Francesco hanno dimostrato la necessità di evitare che la scure della damnatio memoriae possa continuare a piombare sul destino di tante, troppe donne innocenti. Una necessità a cui il teatro ha dato voce con tutta la sua infinita grandezza.