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di Luca Ferrucci

Come ogni anno, prima delle festività natalizie, il Sole 24 Ore ci invita a riflettere sui doni, più o meno, meritati dei vari territori delle province italiane in termini di qualità complessiva della vita dei propri cittadini. E i nostri due territori non sono Bologna (primo posto), Bolzano (secondo posto) e Firenze (terzo posto) nel ranking nazionale.
Su 107 province, Perugia è 41esima e Terni 54esima (ossia il valore mediano nazionale). Ma la prima non deve gioire troppo, anche se il segnale di miglioramento è apprezzabile. Le province che la precedono sono tutte localizzate a nord dell’Umbria (con l’unica eccezione di Cagliari), a partire da alcuni capoluoghi toscani per salire alle regioni del nord. Invece, quelle sotto Perugia e, soprattutto, sotto Terni sono rappresentate essenzialmente dal Lazio, dalle regioni del sud e dalle isole. Non mancano eccezioni, ovviamente, a questa rappresentazione semplificata ma certamente la linea di demarcazione tra le province sopra e sotto la “linea Gotica” di tragica memoria storica costituisce un dato strutturale di questo ranking. E noi siamo, con Perugia e Terni, dentro la fascia territoriale che delimita le province con una più alta qualità della vita da quelle invece in basso in questo ranking. Siamo cioè bravi rispetto al sud ma decisamente insufficienti rispetto al nord. Una volta tanto, la geografia umbra si riflette anche nel ranking del Il Sole 24 Ore. E quindi quando immaginiamo la nostra regione come fonte di elevata qualità della vita forse sopravvalutiamo il nostro posizionamento rispetto ad altre realtà territoriali.
Ancora, rispetto all’anno passato, Perugia migliora di 11 posizioni e Terni peggiora di 8 posizioni. Insomma, un anno fa il loro divario era decisamente minore ma oggi la “forbice” della qualità della vita – in questo derby umbro – si è allargata. Si sta decisamente meglio a Perugia che a Terni. E questo assai probabilmente – se divenisse un dato strutturale – dovrebbe costituire un elemento di riflessione per le policy di coesione sociale e territoriale. Terni che “precipita” nel sud e Perugia che sta “attaccata” alle posizioni (di retroguardia) del nord non è sostenibile nel lungo periodo per le due comunità. Ma quali sono gli indicatori che hanno generato questo differente posizionamento? Fondamentalmente, Il Sole 24 Ore ha utilizzato una griglia multi-criterio rappresentata da 6 categorie: ricchezza e consumi; Affari e lavoro; Giustizia e sicurezza; Demografia e società; Ambiente e servizi; Cultura e tempo libero.
Le prime due categorie concettuali afferiscono a dimensioni e indicatori di natura strettamente economica (come il reddito medio pro-capite, il tasso di occupazione, le start up tecnologiche e così via). Sia Perugia che Terni sono messe male posizionandosi rispettivamente al 62esimo e al 72 esimo posto del ranking nazionale. Insomma, competiamo, su queste dimensioni economiche, con altri territori provinciali essenzialmente del sud Italia. La fragilità economica, quindi, dell’Umbria si legge anche in questo posizionamento.
Sul piano della giustizia e della sicurezza, Terni (38esima) appare migliore rispetto a Perugia (66esima). Furti, delitti, estorsioni e reati, in generale, esistono anche nei nostri territori. Non siamo una “terra” di criminalità organizzata ma, specialmente nel perugino, si registrano problematica che sicuramente esulano, in parte, dalla sfera decisionale delle nostre amministrazioni pubbliche locali dipendendo, in termini di efficienza ed efficacia, dalle azioni della filiera investigativa e giudiziaria.
Gli indicatori della sezione Demografia e società ci danno il miglior posizionamento nella qualità della vita: Perugia decima e Terni dodicesima. Quali fattori determinano questo ottima performance del nostro territorio regionale? L’entità dei diplomati e laureati, la qualità della vita delle donne, la densità abitativa, la speranza di vita alla nascita e così via sono alcuni degli indicatori considerati. Insomma, in Umbria, da questo punto di vista, fattori di contesto strutturali, di tipo storico e paesaggistico, nonché dimensioni valoriali collettive e comunitarie costituiscono una “cornice” di questo ottimo posizionamento nazionale.
Nelle altre due sezioni – Ambiente e Cultura/Tempo libero – Perugia decreta la sua “superiorità” rispetto a Terni. Il territorio perugino registra, per entrambe queste due dimensioni, un ottimo posizionamento (rispettivamente al 25esimo e al 16esimo posto): insomma, qui si vive bene per la ricchezza del patrimonio culturale, per la presenza di storiche istituzioni culturali, scientifiche, musicali ed artistiche e per una qualità dell’aria e dell’ecosistema urbano assolutamente buono. Invece, nel territorio ternano, purtroppo queste condizioni non appaiono soddisfacenti. Nella sezione Ambiente, Terni è al 64esimo posto e in quella della Cultura al 57esimo posto del ranking nazionale, ossia nella parte medio-bassa della classifica. Se quindi Terni soffre sull’Ambiente, la rappresentazione mediatica di un’ Umbria “cuore verde d’Italia rischia di generare una dissociazione tra ciò che siamo e ciò che vogliamo apparire. Ancora, se queste due dimensioni costituiscono fattori imprescindibili della qualità della vita, apprezzate da tutti i cittadini ma in modo particolare dai giovani, allora vivere nel territorio ternano significa registrare un minor livello di benessere sociale. E la diseguaglianza delle opportunità tra i giovani ternani e quelli perugini rischia di essere, per queste due dimensioni, particolarmente critica.
In definitiva, Perugia e Terni non rappresentano la “parte migliore” dell’Italia. Stiamo bene in questi territori ma la dinamica di Perugia (a migliorare) è diversa da quella di Terni (a peggiorare). E, ancora, la fragilità del nostro tessuto economico – evidenziata nelle due sezioni sopra-riportate – non aiuta e accompagna la crescita del benessere. Stiamo bene, più nel perugino che nel ternano, grazie più alla storia e all’ambiente naturale che non alle azioni recenti degli uomini. La coesione sociale rappresenta ancora un valido antidoto alla disgregazione, come ci dice la sezione Demografia e società, ma non mancano fattori di preoccupazione, connessi alla micro-criminalità, soprattutto nel perugino.
Insomma, un’agenda del fare per migliorarci viene data da questa “bussola” di indicatori de Il Sole 24 Ore. Non si può essere eccellenti su tutto, non si può cambiare il tutto rapidamente ma spazi per migliorare sicuramente li abbiamo.