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di Porzia Corradi

Una bella manifestazione quella di Perugia per commemorare il 25 aprile: il giorno della liberazione e della riconquistata libertà. C’erano a Borgo XX Giugno un migliaio di persone. C’erano tanti esponenti politici: di destra, di sinistra e di centro. Serio ed equilibrato l’intervento del sindaco Andrea Romizi: un bel discorso che ha ricevuto il riconoscimento anche della partigiana socialista Mirella Aloisio. Tutto è andato avanti nel modo migliore senza comportamenti violenti come quelli di Milano e persino senza polemiche. Perché il 25 aprile è una data “inclusiva”, perché la democrazia non può che essere “inclusiva”.
Il valore della Resistenza è innegabile: rappresentò il riscatto morale e politico degli italiani e riuscì ad incidere anche sul piano militare. Attenzione però a non fare confusione: la sconfitta nazifascista arrivò grazie alle truppe alleate. I partigiani furono d’aiuto, ma guai a non riconoscere il ruolo decisivo degli angloamericani nella liberazione dell’Italia. Pochissime furono le città che si liberarono da sole e fra queste non c’è Perugia.
Dal discorso di Romizi tutto questo era risultato ben chiaro. Eppure è con dispiacere che occorre riconoscere che in quella manifestazione, c’è stato qualcosa di stonato. La candidata del centrosinistra Vittoria Ferdinandi è stata ritratta in mezzo alla folla mentre esibiva il pugno chiuso . Lo sa che i simboli sono molto importanti, spesso addirittura più delle parole? Naturalmente Ferdinandi è libera di esprimere come vuole le proprie convinzioni. E se è comunista o socialista o anarchica e decide di manifestarlo con quel saluto, non si può che rispettare la sua scelta. Anche se già, in anni più recenti, militanti e simpatizzanti di Pci e Psi non mostravano più il pugno chiuso. E non lo faceva nemmeno Berlinguer. Era diventata piuttosto una modalità espressiva dell’estremismo e del settarismo.
Si rende conto Vittoria Ferdinandi che – se vuol vincere – dovrebbe rappresentare un fronte che va ben oltre i pugni chiusi e che l’esibizione del 25 aprile potrebbe pagarla elettoralmente cara? Ostentazione fatta fra l’altro proprio nel giorno in cui Papa Francesco in una sua toccante omelia in Piazza San Pietro ha fatto l’elogio delle mani aperte per accarezzare. E osservava che quando diventavano un pugno chiuso, allora scattava il pericolo.
Sbandierare i simboli della gauche (la candidata aveva anche una maglietta rossa e un garofano rosso), significa rischiare di non essere inclusivi. Significa allontanare quelli che non li condividono. Significa essere giudicata un’estremista.
Quello che ha fatto il 25 aprile rende giustificate alcune delle critiche già emerse a partire dalla presentazione della sua candidatura. Se – come sembra dal sondaggio di Umbria24 – il ballottaggio è per lei un traguardo raggiungibile e addirittura probabile, è del tutto evidente che Ferdinandi per vincere dovrà conquistare anche i voti dei moderati. Dovrà cercare di rappresentare le loro istanze e fugare i loro timori. Credere nella democrazia significa ritenere che le ragioni non stanno mai tutte da una parte. Significa aprirsi all’altro e non crogiolarsi nelle proprie certezze.
Con quel pugno chiuso Ferdinandi ha fatto un bel favore a Margherita Scoccia. E’ stato un vero autogol. Del resto, l’estremismo di sinistra ha dato sempre una mano alla destra. La storia non insegna niente?