di Gabriella Mecucci
L’argomento politico della settimana perugina è la sicurezza. O meglio, l’aumento dei crimini. Lo ha sollevato Margherita Scoccia polemizzando con l’inerzia della giunta Ferdinandi che provocherebbe un peggioramento dell’ordine pubblico. Di che si tratta? Non siamo in realtà in presenza di una crescita dell’illegalità particolarmente intensa, ma ci sono segnali non positivi. Ed è quindi legittimo da parte dell’opposizione sollevare il problema così come è rassicurante che Palazzo dei Priori abbia espresso non solo la propria preoccupazione, ma si sia immediatamente occupato del problema.
Il centrodestra nel 2014 fece della crescita della criminalità che riguardava in modo particolare il centro storico e la zona intorno alla stazione di Fontivegge, uno degli assi nella manica della propria campagna elettorale. E fu un’intuizione vincente perché corrispondeva alla realtà. Perugia era diventata una delle capitali italiani del commercio della droga, gestito in larga misura dalla mafia nigeriana. Ed era stata sconvolta qualche anno prima dall’omicidio Kerscher che aveva portato il capoluogo umbro sulle prime pagine di molti giornali del mondo. Un colpo all’immagine durissimo. La reazione di Palazzo dei Priori, che da tempo aveva trascurato la questione sicurezza, si riassunse nello slogan: “Questo omicidio poteva succedere dappertutto”. Certo, solo che era accaduto a Perugia, e Locchi e la sua giunta governavano una città che da provincia tranquilla ed elegante si andava trasformando in una “sorta di Ibiza”, come scrisse il Corriere della Sera. Sottovalutare la gravità di quanto stava accadendo a partire dagli inizi del Duemila – più volte denunciato dalla stampa ed anche dal vescovo Giuseppe Chiaretti – fu un errore capitale. Wladimiro Boccali, successore di Renato Locchi, si accorse del logoramento del consenso determinato dalla caduta della sicurezza e dell’ immagine della città, ma era ormai troppo tardi. Nella foga della propaganda qualcuno a destra definì Perugia Gotham City: una demagogica esagerazione. Il problema però esisteva e il centrosinistra aveva la responsabilità di averlo troppo a lungo sottovalutato.
Il centrodestra capì la gravità della situazione e mise il tema al centro del proprio programma. Sia chiaro, il Comune non ha poteri diretti significativi in materia di ordine pubblico, che è in larga misura compito degli apparati dello stato preposti, ma non c’è dubbio che il sindaco deve fare tutto il possibile per stimolare interventi e per proporre e organizzare risposte. Non può insomma trascurare i legittimi timori dei cittadini e sbagliò Locchi nel 2007 ad attribuire il crollo dell’immagine di Perugia ad una forsennata campagna stampa. C’era ben altro. Oggi, la questione si riaffaccia e guai a ripetere l’errore di allora. La situazione non è ancora grave, ma richiede un intervento immediato. E non basta rispondere con l’idea di una “città inclusiva”, in grado di ridurre la marginalità e di favorire l’integrazione. Obiettivi questi, ovviamente, da perseguire, ma i problemi di ordine pubblico si devono affrontare prima di tutto con gli strumenti più immediatamente efficaci: e cioè con un potenziamento dei controlli e degli interventi di polizia. Il Comune non si stanchi di chiederli a gran voce allo stato centrale, e – per quel poco che può fare direttamente – li organizzi.
La denuncia di Scoccia va dunque presa in seria considerazione. Se però fosse un modo per riportare indietro le lancette dell’orologio ed evocare i fantasmi di Gotham City ad uso propaganda, allora non solo sarebbe strumentale, ma anche sbagliato. Invocare la sicurezza infatti non sanerebbe le ragioni profonde della crisi del centrodestra. Queste nascono da un pesante errore di analisi politica del duo Prisco-Romizi che ha messo ai margini gli esponenti più rappresentativi della lista Progetto Perugia. Hanno così troncato i fili del dialogo con un mondo cattolico-moderato che aveva determinato il loro primo successo elettorale nel 2014 e aveva raggiunto un consenso pari al 15 per cento nel 2019. Come riannodare quei rapporti è il primo problema che si pone oggi al centrodestra. Un lavoro serio e di lunga lena per Margherita Scoccia, proprio mentre la sinistra sta costruendo solidi ponti con quel pezzo di società. E la candidatura alla Regione di Stefania Proietti è l’espressione più evidente di questa strategia.
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