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di Gabriella Mecucci

Se ne va Massimiliano Santopadre, ultimo presidente in un periodo non certo fra i più gloriosi del Perugia calcio. Arrivò nel 2012 con il marchio del self made men che induce sempre una certa simpatia. Poco più che quarantenne aveva creato nel 2005 un’azienda vivace e innovativa dell’abbigliamento casual: quelle magliette e quei pantaloni con i colori base del giallo e del nero piacevano moltissimo ai giovani. E piaceva quel logo con il ritratto di un uomo con basette, baffi e barba: il ritratto di Frank Zappa, mitico musicista rock dalla vita un “sacco alternativa” e con un benemerito impegno contro la droga. Grazie a quell’immagine Santopadre fece fortuna, si arricchì e potè puntare verso nuovi traguardi.
La sua fu una scalata rapida. Veniva da una famiglia del ceto medio basso – padre maresciallo e madre sarta – che viveva nella zona di Piazza Re di Roma (quartiere Tuscolano). Giovanissimo aveva lasciato gli studi per lavorare al mercato romano di via Sannio. Un luogo dove dagli anni Sessanta e poi per alcuni decenni, i giovani squattrinati andavano a comprare giacche e pantaloni a poco prezzo che facevano però tendenza anche nella Roma bene. È stato lì probabilmente che Santopadre ha imparato ad apprezzare il casual che poi segnerà la sua scelta imprenditoriale. Ha costruito lo stabilimento di Fiano Romano, anche se dicono che il grosso della produzione lo realizzi in Cina e non lì. Dell’azienda non si sa molto: dati di bilancio non rintracciabili, più di una “visita” della Finanza, ma mai reati accertati.
Quando sbarcò nello sport, Santopadre lo fece ad ampio raggio: oltre alla presidenza del Perugia, realizzò alcune significative sponsorizzazioni di cui la più importante fu quella del Benevento. La presidenza dei Grifoni, iniziata nel 2012, ha avuto caratteristiche molto diverse da quelle più importanti, anche se non mancarono alcuni successi. Fu lui a riportare la squadra in serie B nel 2014. Il Perugia infatti aveva passato un lungo periodo negli inferi, a partire dal 2004 quando Gaucci ce la fece sprofondare. Da allora andò sempre più giu’ sino ad arrivare al campionato dilettanti. Fu Santopadre a rilanciarla e a portarla sino a gareggiare nei play off per andare in A. Ma sotto di lui è anche finita in C per ben due volte.
L’ultimo presidente ha destato speranze e illusioni, ha portato qualche successo e più di una delusione. Ha fatto parlare di sé anche per i suoi modi spicci e per aver sempre rivendicato la sue origini popolari. Un presidente tutto sommato “minore” rispetto ai grandi del passato. Lontano mille miglia dal Franco D’Attoma del “Perugia dei Miracoli” che per poco non vinse uno scudetto, uomo di buona famiglia e di buone maniere. Profondamente legato a Perugia, aveva alle spalle un’azienda di grande rilevanza. Insieme a Leonardo Servadio aveva costruito l’Ellesse, leader dell’abbigliamento sportivo a livello mondiale che arrivò ad avere 1350 dipendenti. Per non parlare di Lino Spagnoli che per la prima volta raggiunse la serie B. Figlio di una grande famiglia perugina, lontano mille miglia dalle origine popolari, un gran signore amante delle belle donne e decisamente di destra -destra. L’esatto contrario di Spartaco Ghini, amministratore delegato del Perugia approdato in serie A nel 1973, e uomo di sinistra-sinistra. Frequentatore del Turreno e degli amici del Pci, perugino doc, nonché costruttore dello stadio Renato Curi, un prodotto uscito dalla sua Sicel. Il suo Perugia ha vissuto su un ottovolante: dalla gloria della A ai precipizi della C2.
Tutti questi presidenti avevano in comune l’essere proprietari di grandi aziende. Poi iniziò la pletora di personaggi minori sino ad arrivare a Gaucci che è forse quello che somiglia un po’ a Santopadre, almeno per le origini romane. Con una differenza però: una grandissima conoscenza degli ambienti calcistici. Era stato vice del più mitico presidente della Roma, Dino Viola. Di foot ball e della qualità dei giocatori Gaucci se ne intendeva parecchio: ne scovava di talento fra i giovanissimi e riusciva a fare parecchi buoni affari. Le cose con lui per una lunga fase andarono bene e il Perugia arrivò sino alla Coppa Uefa, poi però finì molto male col fallimento del 2005. Da allora la squadra non si è più risollevata davvero. Non ha più nemmeno sfiorato le vette del passato. Adesso inizia una nuova scommessa. Dopo una vita fatta di grandi successi e soggiorni negli inferi del calcio, che ne sarà di quella che fu persino la squadra di Paolo Rossi?