di Antonella Valoroso
Foto tratta dalla pagina Facebook La Strega Matteuccia Francisci “Domina Herbarum”,
Il Medioevo delle donne in Umbria è sicuramente quello delle Sante e delle Madonne, ma esiste un altro volto, meno noto ma altrettanto affascinante, delle sue protagoniste. Si tratta delle donne dotate di un carattere fiero e combattivo, forgiato dalle aspre vicende storiche che attraversarono la regione. Guerriere, streghe, compagne e madri di condottieri: un mosaico di figure femminili che, pur calate in un contesto dominato dagli uomini, seppero lasciare un’impronta indelebile nella storia.
Le donne di Perugia: eroine dell’assedio del 1416
Un esempio emblematico del coraggio delle donne umbre si trova nelle cronache dell’assedio di Perugia del 1416, quando Braccio Fortebraccio, capitano di ventura e figura di spicco nel panorama militare dell’Italia del tempo, pose sotto assedio la città, deciso a conquistarla. Proveniente da una lunga serie di vittorie e con un esercito rafforzato da mercenari esperti, Braccio sembrava inarrestabile e piombò su Perugia con l’intento di espugnarla.
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La città reagì con straordinaria ostinazione e, come riportano le cronache, le donne non rimasero a guardare. Armate di pietre, vasi e brocche, parteciparono attivamente alla difesa, scagliando gli oggetti dalle finestre e dai tetti sui soldati nemici. Questo gesto, che potrebbe apparire marginale, non era solo simbolico ma strategico: ogni azione contribuiva a rallentare l’avanzata di Braccio e a mantenere alto il morale dei difensori. L’episodio restituisce un quadro di solidarietà collettiva in cui anche chi era tradizionalmente escluso dalla guerra trovava il modo di influire sugli eventi.
La resistenza delle donne di Perugia è un esempio di come la società medievale, pur fortemente patriarcale, potesse riservare spazi inattesi per l’azione femminile. Sebbene spesso relegate a ruoli subordinati, in momenti di crisi le donne dimostrarono una forza e un coraggio che ancora oggi sono fonte di ispirazione.
Matteuccia da Todi: la prima strega al rogo
Se il coraggio delle donne umbre si manifesta sulle mura di Perugia, un’altra vicenda, più oscura, ci porta a Todi, dove nel 1428 si consumò una delle prime condanne per stregoneria in Europa. Matteuccia da Todi (1388-1428), nota come “Domina Herbarum”, era una guaritrice esperta nell’uso delle erbe officinali. La sua fama attirò numerosi clienti, ma anche sospetti e accuse di stregoneria che ne determinarono la condanna al rogo. Il suo processo, uno dei primi ufficialmente registrati in Italia, rappresenta un punto di svolta nella persecuzione delle donne considerate “diverse” o pericolose.
Tra i suoi protettori figurava proprio Braccio Fortebraccio, il che potrebbe aver contribuito alla sua rovina. Dopo la morte di Braccio, avvenuta nel 1424 durante la battaglia dell’Aquila, il clima politico in Umbria mutò rapidamente e le accuse di stregoneria divennero un pretesto per colpire non solo Matteuccia, ma anche quanti avevano fatto parte della cerchia del defunto condottiero.
Il processo, tenutosi a Todi, vide Matteuccia accusata di trenta capi d’imputazione: dalla preparazione di pozioni con carne umana al volo notturno verso il famoso noce di Benevento, ritenuto il luogo di ritrovo di tutte le streghe. Senza possibilità di difesa, e probabilmente sottoposta a tortura, Matteuccia confessò e fu condannata al rogo. Il 20 marzo 1428, a 40 anni, venne bruciata viva a Todi in Piazza del Montarone, poco distante da Piazza del Popolo. La sua condanna inaugurò ufficialmente la caccia alle streghe in Italia.
Ancora oggi la sua storia è oggetto di rievocazioni e studi, non solo per denunciare gli orrori dell’Inquisizione, ma anche per ricordare una figura che, in un’altra epoca, sarebbe stata probabilmente celebrata come scienziata o guaritrice. Nel 2017 l’Istituto Agrario di Todi le ha dedicato un giardino di erbe aromatiche e officinali – l’“Orto della strega Matteuccia” – un laboratorio didattico e di sperimentazione in cui le nuove generazioni imparano sia la storia che la botanica.
Lucia Terzani: compagna e madre di guerrieri
Se Matteuccia rappresenta il lato oscuro del Medioevo umbro, Lucia Terzani – nota anche come Lucia da Torgiano – incarna la forza e la resilienza che permisero ad alcune donne di attraversare la storia da protagoniste. Nata nel 1380 a Torgiano da una famiglia di piccola nobiltà, Lucia visse un’esistenza straordinaria segnata dall’amore e dalla guerra.
A vent’anni incontrò Muzio Attendolo Sforza, celebre condottiero al servizio di Perugia, e per entrambi fu un colpo di fulmine. Lasciandosi alle spalle la vita vissuta fino a quel momento, Lucia scelse di seguire Muzio nelle sue campagne militari, dimostrando una fedeltà e una forza d’animo straordinarie, anche quando divenne chiaro che lui non aveva alcuna intenzione di sposarla. Dalla loro relazione nacquero otto figli, tra cui Francesco Sforza, destinato a diventare il primo Duca di Milano e uno dei protagonisti della storia italiana del XV secolo
Lucia non si limitò al ruolo di compagna o madre: la sua presenza nei campi di battaglia e la sua capacità di gestire le difficoltà furono fondamentali per il successo della famiglia Sforza. Dopo la morte di Muzio, annegato nel fiume Pescara nel 1424, Lucia continuò a sostenere i suoi figli, in particolare Francesco, che a soli 22 anni prese il comando dell’esercito paterno e sconfisse Braccio Fortebraccio nella battaglia dell’Aquila. Questo evento sancì la fine dell’egemonia di Braccio e l’ascesa della famiglia Sforza.
Negli anni successivi Francesco si distinse nella guerra di Foligno lanciata dal Papato contro Corrado Trinci e, tra il 1433 e il 1435, governò Todi e Gualdo come vicario del pontefice, dimostrando un notevole attaccamento alla terra d’origine della madre. Lucia trascorse gli ultimi anni della sua lunga vita – si spegnerà alla veneranda età di 81 anni – alla corte ducale di Milano, sempre al fianco del figlio Francesco, che non mancò mai di riconoscere il ruolo cruciale della madre nella sua ascesa e la volle accanto a sé in tutte le cerimonie pubbliche.
Un’eredità di forza e resilienza
Le storie di Matteuccia da Todi, delle resistenti di Perugia e di Lucia Terzani offrono un’immagine potente del ruolo delle donne umbre nel Medioevo: non semplici spettatrici della storia, ma protagoniste attive e talvolta scomode. Pur operando in una società dominata dagli uomini, queste figure dimostrano come l’intelligenza e la resilienza potessero permettere loro di influenzare profondamente il corso degli eventi.
Che si trattasse di lanciare pietre per difendere la propria città, di sfidare le convenzioni che escludevano le donne dalle professioni mediche o di allevare condottieri destinati a cambiare la storia d’Italia, il loro contributo è innegabile. Perché nel Medioevo come oggi, è bene ricordarlo sempre, il coraggio non ha genere.