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di Gabriella Mecucci

Spoleto e il terrore dell’imperatore
L’Umbria, come anche le Marche, l’Abruzzo e il Lazio, è una terra ad alta sismicità, fra le più alte d’Italia: è attraversata infatti dalla catena appenninica che è una vera e propria “fabbrica” dei terremoti. Se ne sviluppano tanti e anche molto violenti: ogni 10 anni in media c’è n’è uno. Questa volta ne sono passati solo sette dall’ultimo, quello del 2016. Le tre scosse di Umbertide – seppur generatrici di grande paura – non hanno avuto caratteristiche catastrofiche come è purtroppo accaduto parecchie altre volte. Ma la storia lunghissima dei terremoti umbri è tutt’altro che rassicurante, a partire dal terribile spavento che si prese nientemeno che Carlo Magno a Spoleto.

L’Appennino “fabbrica” si scosse
Ad Umbertide per fortuna, al netto di qualche crepa e di una gran paura, per il momento nulla di gravissimo. Le scosse sono state superficiali. In larga maggioranza i geologici sono concordi nel ritenere che si è mossa la faglia Alto Tiberina, da tempo tenuta sotto osservazione, o, in subordine, qualche altra faglia più piccola che si appoggia a questa. L’ Italia centrale costituisce “una sorta di perno – scrive padre Martino Siciliani – di un impercettibile movimento della penisola verso i Balcani”. “L’Appennino- dice Thomas Braun, ricercatore dell’Ingv – è come se fosse spezzato, c’è la parte nord-orientale che si muove verso la zona balcanica (1, 2 millimetri all’anno), mentre la parte opposta sta ferma. Questo comporta una sorta di effetto di stiramento che determina il sisma. Sulla faglia Alto Tiberina il terremoto più violento degli ultimi 50 anni si è verificato il 29 aprile del 1984: magnitudo 5,6”.

L’antica “scuola” di ricercatori umbri
Ma la storia dei terremoti in Umbria è lunghissima e altamente drammatica: esiste una seconda faglia che è sotto la Valnerina e che è molto pericolosa. Le zone più colpite dal sisma sono: Norcia, Cascia, Spoleto, Foligno sino ad Assisi, Gubbio – Gualdo, Città di Castello e Umbertide. Perugia è meno interessata, mentre l’intera fascia del lago Trasimeno è preservata. Per studiare l’alta sismicità della regione è nata a Perugia già nel Settecento un’ importante scuola di ricerca: Don Andrea Bina, docente di fisica presso lo “Studium Perusinum” , costruì il primo sismografo a pendolo e fu fra i primi a dare una spiegazione scientifica dei terremoti.
Il lungo elenco dei sisma storici più catastrofici si apre – come già notato – con quello che terrorizzò Carlo Magno nell’801 a Spoleto, quando era stato da poco incoronato imperatore dal Papa. Poi, uno dei peggiori, ci fu nel 1279: migliaia di morti, tanto che se ne parlò e se ne scrisse in tutta Europa. Investì l’Appennino umbro- marchigiano: da Cagli a Foligno. Nella seconda metà del Trecento, la zona più colpita fu quella fra San Sepolcro e Città di Castello: crollarono rocche e abbazie, ville signorili e villaggi. Una vera tragedia: anche un’intera guarnigione di soldati fu annientata.

Il terribile Settecento
Il secolo più disastroso per l’Umbria è stato però il Settecento: il terremoto del gennaio del 1703 colpì tutta l’area fra Norcia e Amatrice, più o meno come è accaduto in tempi recenti (2016). Si susseguirono molte altre scosse, in un arco temporale di due mesi. Il 2 febbraio tremò la zona fra Antrodoco e l’Aquila. Vennero rasi al suo interi paesi e villaggi e gravemente danneggiate le città: i morti superarono la iperbolica cifra di diecimila. Per tutto il Settecento si verificarono scosse catastrofiche:1730, 1741, 1747 sino ad arrivare al 1751 quando la terra tremò a partire dal marzo e continuò sino al luglio del 1752. E poi ancora, un sisma dietro l’altro: nel 1781, nel 1789, nel 1791. Aree interessate: Alto Tevere ed in particolare San Sepolcro e Città di Castello. E poi: Assisi, Foligno, Spoleto, Gubbio, Gualdo. E il versante marchigiano: soprattutto Fabriano e dintorni.

Le tragedie recenti
Anche nel diciannovesimo secolo le scosse si ripeterono, ma in quantità minore e un po’ meno catastrofiche. Nel 1917 ce ne fu una molto forte nell’area Alto Tiberina con 23 morti solo a Monterchi. Ne seguirono altre sino ad arrivare alla sequenza più recente: la Valnerina nel 1979, Umbertide e dintorni nel 1984, il catastrofico 1997 che colpi di nuovo la Valnerina, il folignate e arrivò sino ad Assisi (un’area simile a quella del 1751): numerosi morti e crollo delle volte della Basilica Superiore di San Francesco, nonchè danni anche a Perugia. E infine il terribile 2016 con epicentro ad Amatrice- in Umbria colpite soprattutto Norcia, Cascia e dintorni. La drammatica storia purtroppo continua. Nei giorni scorsi per fortuna con episodi minori rispetto al tragico passato.