di C.F
Intervista di “Passaggi magazine” a Monique Veaute, direttrice del Festival di Spoleto, che il prossimo 24 giugno inaugurerà l’edizione numero 66 del Due Mondi e la terza a sua guida. Monique Veaute, dunque, si prepara al giro di boadell’esperienza a Spoleto, città a cui è legata almeno fino al 2025. Nel frattempo «sogna» un evento ad Assisi per rendere più spirituale il Festival e lavora conCharleston per recuperare una partnership storica per il Due Mondi.
Cosa deve aspettarsi il pubblico del Festival dei Due Mondi dalla 66esima edizione, che è anche la terza diretta da lei?
La prossima edizione sarà meravigliosa e ricca sia di teatro che di danza, ci sarà il ritorno dell’opera lirica durante il primo weekend del Festival, mentre l’inaugurazione e il gran finale saranno affidati all’Orchestra di Santa Cecilia diretta,per il primo appuntamento giovane ceco Jakub Hrůša e per il concerto conclusivo dalmaestro Antonio Pappano. Purtroppo non posso anticipare il programma, perché lo dobbiamo ancora presentare al Consiglio di amministrazione della Fondazione, ma per l’opera posso dire che è stata poco eseguita in Italia. L’impronta del Festival restacontemporanea e di sperimentazione, ma c’è spazio anche per alcuni appuntamenti più classici.
Come si è sviluppato in questi anni il suo rapporto con Spoleto e con l’Umbria?
Sia la città che la regione mi hanno accolto molto bene e anche per questo non ho avuto timore di cercare partner artistici in tutta l’Umbria, perché mi è sembrato normale cercare un accordo con il Teatro Stabile e pure con Umbria Jazz. C’è però unsogno che tuttora ho ed è quello di lavorare con Assisi, che considero il cuore spirituale non soltanto dell’Umbria. Intanto, però, c’è in campo un’ipotesi per un concerto al Bosco sacro di Monteluco di Spoleto, la montagna cara a San Francesco, che forse riusciremo a proporre già per la prossima edizione.
Come sta lavorando per migliorare l’internazionalità del Festival di Spoleto?
Questa è la cosa più semplice del mondo, almeno per me, perché riceviamo moltissime proposte che valutiamo al fine di stabilire quelle più congegnali per Spoleto. Gli artisti di tutto il mondo sono affascinati dal Due Mondi e da Spoleto, perché qui trovano un luogo magico e pieno di arte. Certo, questo vale soprattutto perla mia generazione e quella precedente, che conoscono la storia del Due Mondi, mentre le giovanissime generazioni non la conoscono e quindi studiano e scoprono lastoria del Festival di Spoleto. In questa fase stiamo ragionando di una coproduzione con il Festival dei Due Mondi di Charleston (Stati Uniti) e in particolare con il nuovo direttore artistico che stato recentemente nominato.
Il Festival ha un bilancio da 5 milioni prevalentemente sostenuto da fondi pubblici,crede che un altro equilibrio sia possibile?
Diciamo subito che non è solo il Due Mondi a non essere neppure immaginabile senza i fondi del ministero della Cultura, ma sono tutti i festival principali a non poterlo esserlo. L’autofinanziamento a mio avviso è quindi impossibile, ma va evidenziato che gli incassi di botteghino a Spoleto rappresentano la seconda voce di entrata più importante del bilancio, ma credo che un sostegno importante al Festival possa arrivare dai partner privati anche del territorio, in cui ritengo abbiano sede aziende molto importanti non soltanto del comparto oleario o della moda.