di Gabriella Mecucci
Dopo il Concertone di Capodanno, è spuntato il coro dei laudatores. Quelli che non hanno mai visto una piazza Quattro Novembre così bella, quelli che la musica era fantastica, quelli che l’audience televisiva è arrivata alle stelle, quelli che nessuno è più civile dei perugini, quelli che Romizi e Tesei sono i più grandi amministratori mai nati. E via elencando tutti i particolari del migliore dei mondi possibili. C’è poco da stupirsi: non c’è potentato, compresi quelli di poco conto, che non disponga di una piccola corte.
Accanto a questo primo girone di laudatores, sono spuntati anche i corifei della polemica. Quelli che non puoi criticare il Concertone perchè ami l’immobilismo; perchè non vuoi svecchiare la città; perchè sei per una cultura distante dal popolo, la kultura col kappa, come ha detto qualcuno molto elitario. Viene da pensare, ma il Festival del giornalismo e la Sagra musicale fanno parte delle manifestazioni con la “puzza sotto il naso”?
I turbo laudatores non rispondono ad argomento con argomento, provano una certa intolleranza per le critiche e preferiscono mostrare i muscoli di una presunta vittoria: la Fontana è in piedi, il Duomo ha retto, la piazza era piena di giovani. E ci mancherebbe. Pensate se ci fossimo ritrovati, dopo aver speso la modica cifra di quasi un milione di euro, coi monumenti a pezzi, il centro storico semivuoto, gli alberghi e u ristoranti senza i turisti. La folla è arrivata, come era prevedibile, e la Rai ha fatto gli spot pubblicitari sull’Umbria, come era certo. Cinque milioni di persone in Italia hanno sentito ripetutamente parlare delle bellezze di Perugia. Tutto vero. Che dire allora di Umbria Jazz alla quale il Comune e la Regione danno meno finanziamenti di quelli trovati per il Concertone? Riempie per 15 giorni piazze, alberghi, teatri e ristoranti; porta il nome della città in tutto il mondo; ci fa ascoltare musica di grande qualità; è stata una potente molla di sprovincializzazione.
E se le folle che premono, il business che esplode sono il valore universale, perchè allora Palazzo dei Priori si è lasciato sfuggire Eurochocolate? Non era questo un grande contenitore che attraeva le masse? Che promuoveva Perugia?
Chiedendo scusa anticipatamente ai turbo laudatores, ci permettiamo sommessamente di affermare: il Concertone era brutto, l’audience è stata buona ma solo di poco superiore alla media degli altri anni, il palco poteva essere messo altrove, l’influenza sul turismo si misurerà nel tempo, mentre quella di Umbria Jazz è già certificata.
Dichiariamo inoltre, da subito, che siamo arretrati, rosiconi, elitari, privi di sensibilità verso le sperimentazioni musicali di Iva Zanicchi e dei Ricchi e i Poveri. E che abbiamo un certo rispetto per il Natale, festività religiosa e giornata ricca di cultura e di tradizione nazionale. Oscurare proprio il 25 dicembre il Duomo e renderne difficile l’ingresso non c’ è sembrata un’idea felice. Si può dire?
La guerra ispirò gli artisti, rari i pacifisti. Ora è un videogioco