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di Walter Patalocco

Quando ha fatto ingresso per la prima volta da sindaco nell’aula del consiglio comunale di Palazzo Spada un dubbio ai presenti sarà sicuramente venuto: ora che succederà? Perché Stefano Bandecchi è entrato massiccio, con la fascia tricolore che gli tirava da tutte le parti, l’andatura e l’atteggiamento di uno di quei sollevatori di pesi bulgari o uzbeki che si vedono solo quando trasmettono le Olimpiadi. Uno un po’ di paura per il banco della giunta comunale se la poteva anche mettere: basta un niente a sradicarlo.
Invece no: la faccia truce (ma una certa emozione c’era anche se lui non lo ammetterà mai), il passaggio della campanella dalle mani del suo predecessore Leonardo Latini (con un solo Bandecchi ce ne escono tre), poi due parole, ma significative rivolte ai presenti: “A noi spetta l’onere e l’onore di dare ai ternani ciò che gli abbiamo promesso e ciò che loro ci hanno chiesto. Credo che sarà un percorso affascinante. Terni diventerà un vero e proprio laboratorio di un’Italia giusta, di un’Italia bella. Ed è molto interessante che tutto questo nasca in una città dell’innovazione, che a suo tempo ha inventato la plastica e dove si è accesa la prima lampadina in Italia. Una città che ha dato molto al nostro Paese e che continuerà a dare molto attraverso un’azione politica giusta, equilibrata, un’azione politica di dialogo, ma un’azione politica fattiva, durante la quale le cose si potranno vedere giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. Dovremo mantenere la stessa unità, lo stesso atteggiamento di servizio nei confronti di chi ci ha eletto e i chi ha avuto dubbi e neanche si è presentato alle urne. E convincere queste persone che la politica se non la vai a trovare te, viene a trovarti. La nostra sarà comunque una politica giusta che porterà benessere all’intera città”.
Poi, tanto per far capire che tira una nuova aria, appena uscito dall’aula ha nominato gli assessori, cui le deleghe sono state affidate 48 ore dopo.
E subito, però, il primo “guaio”, il primo bastone tra le ruote che – dice lui – gli è stato buttato fra i piedi dalla giunta di destra pochi giorni prima di andarsene: l’incompatibilità tra il ruolo di sindaco e quello di Presidente della Ternana. Sono questioni dirimenti: può un sindaco affidare a sé stesso in qualità di presidente della squadra di calcio la concessione dello stadio comunale?
E Terni ha subito svoltato. Il problema in evidenza adesso è questo: dovrà vendere la Ternana? La porterà a giocare fuori comune? Ha ragione lui che afferma che i suoi avvocati (plurale) gli hanno assicurato che per le questioni di conflitto di interessi sta tutto a posto o comunque si sistema? È la città che si interroga. Perché la Ternana è la Ternana, mica robetta! Altro che le questioni della sanità pubblica sfilacciata. Altro che liste di attesa per una visita specialistica; altro che il lavoro, il decoro – tanto caro alla giunta Latini – le strade, la formazione, l’università. Quelle sono questioncine che – ne è convinto chi lo ha voluto a Palazzo Spada – risolverà lui, Bandecchi. Il quale mica per caso si è tenuto deleghe proprio sulla sanità, il rapporto con le multinazionali, lo sviluppo economico, le partecipate. Ed allora tutti ad esaminare il Tuel (il Testo unico degli enti locali) a misurarsi con interpretazioni giuridiche sui contenuti, a chiedersi se certe norme ivi contenute saranno o no ancora valide. A dibattere su temi del genere, una città intera non può che vedere crescere il proprio livello di cultura. Ed un risultato è già stato – perciò – raggiunto.
E non basta. Si vedrà in seguito cosa sarà Terni. Già c’è chi si congratula perché di Terni non parlava mai nessuno e invece adesso con Bandecchi se ne parla in tutta Italia, specie dopo gli interventi sui programmi de La7, dai cui schermi ha cominciato contestando il fatto che, nelle disamine del voto amministrativo, si parlava di una città conquistata da un sindaco “civico”. Bandecchi non c’è stato: chiamatelo magari “Braghelente”, come chiedeva quel personaggio interpretato da Gilberto Govi, ma non ditegli che lui è un civico: “Ma quale lista civica! –ha ribattuto – io sono il segretario nazionale di Alternativa Popolare, un partito che è nel Ppe”. Non a caso Stefano Bandecchi considera Terni solo il primo passo di una luminosa carriera politica e non ci mette un attimo a considerarsi quantomeno un “berluschino”. “Terni sarà ricordata quale punto di partenza di questa avventura”. Che secondo lui è destinata a cambiare la storia d’Italia. Alternativa Popolare dal Comune di Terni, all’Umbria, al Parlamento a Roma e poi in Europa, a Bruxelles. “Mica ci vado io alla Regione – ha tranquillizzato i suoi elettori – io sono il sindaco di Terni, mi sono dedicato a questa città”. Per risollevarla, perché “è diventata povera”, perché i ternani meritano delle risposte. Ma anche gli umbri aspettano risposte da una politica ormai troppo ingarbugliata. E bisognerà “sacrificarsi per dargliela”, perché “io non attacco mica la gente di Perugia, ma la Regione e i politici”. Soprattutto i politici, incapaci. Tutti: quelli di prima e quelli attualmente in carica. E poi: “Centrodestra, centrosinistra… Ma di che parliamo? È tanto facile la politica: c’è un centro, poi ci sono una destra e una sinistra e più oltre l’estrema destra e l’estrema sinistra. Io parlo con tutti. Sono di centro”.
Come si vince una campagna elettorale? Si va a parlare con la gente, nelle periferie, ai giardini pubblici, nei bar, con quelli che abitano nei quartieri popolari, ma anche con quelli “più benestanti”. Il sindaco non deve stare chiuso dentro il suo palazzo, ma andare a vedere, a toccare con mano. Conoscere le esigenze della gente ed aiutarla. Per esempio: la prima cosa da fare a Terni? Riaprire i bagni ai giardini pubblici della Passeggiata: da dieci anni sono chiusi. E poi i borghi – intendendo le vecchie municipalità soppresse nel 1927 – che questi politici ternani inadeguati si sono persi per strada. Grandi opere? Grandi interventi? Non annuncia niente ma “se facciano le fotografie di Terni com’è oggi, e se torni tra un anno a vedere come sarà cambiata”.
Va detto che ha subito mantenuto il primo impegno: “supersonico” lo ha definito qualcuno, perché nel giro di pochi giorni i bagni pubblici alla Passeggiata sono stati riaperti. E che ci voleva? Non sono proprio proprio quelli della Passeggiata, ma quelli dell’Anfiteatro Romano che è attiguo, ed è gestito, per spettacoli, da una società privata che si è prestata a collaborare, Ma comunque il problema per tanti anziani che vanno al parco pubblico, è risolto.
Alla fine non è così complicato. Bastano l’applicazione e la determinazione, fatti e non chiacchiere. D’altra parte basta considerare come si conquista la fiducia di una città in pochi mesi: “A noi nessuno ci ha voluto come alleati; è per questo che abbiamo detto “Beh, allora facciamo da soli”. Ed è andata com’è andata. Efficienza, prima tutto: se le cose si vogliono fare si fanno, altro che manca questo, manca quello… è così che Terni rinascerà.