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di Gabriella Mecucci

È normale che intorno ad un imprenditore di successo si formi una sorta di corte: attori più o meno popolari, giornalisti, intellettuali, politici, jet society varia. Ed è stato così anche per Brunello Cucinelli. Nel caso del “re del cachemire” però c’è qualcosa di diverso: la differenza la fa la straordinaria qualità di alcuni vip con i quali ha sviluppato importanti rapporti. Ce ne sono almeno tre che pochi possono vantare come amici. Provengono tutti dal mondo anglosassone e sono: Jeff Bezos, Peter Brook e Re Carlo terzo.

I grandi ricchi della Silicon valley
Jeff Bezos, fondatore di Amazon – oltre 600mila dipendenti – e per alcuni anni al primo posto (ora al secondo) della classifica degli uomini più ricchi del mondo, è venuto a Solomeo per vedere con i suoi occhi l’organizzazione del lavoro e della produzione della “Brunello Cucinelli Spa”. Il cinquantenne californiano, con un orientamento politico vicino al partito democratico, ha fatto salire sul suo aereo i più brillanti manager della Silicon valley e li ha portati per qualche giorno in cima ad una collina lontanissima dalle capitali economiche del mondo, ma dove – questa almeno la sua convinzione – si sta sperimentando un modo di produrre da studiare. E forse da imitare. Ma la folta delegazione di questi “imprenditori della modernità” ha parlato con Cucinelli non solo di affari ma anche di molto altro. È stato proprio lui a riferire di aver regalato a Bezos, al termine della tre giorni di Solomeo, un busto di Adriano e di avergli ricordato della grande cultura e saggezza dell’imperatore romano. Di aver citato le straordinarie parole che Margherite Yourcenar gli mette in bocca: “Fondare biblioteche è come costruire granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”. E del resto il grande successo di Amazon si è nutrito dell’ intuizione di Bezos di vendere libri online. L’intera comitiva della Silicon valley ha spento gli smartphone e ha conversato per tre giorni del futuro del mondo, del rischio di disumanizzazione che le nuove tecnologie comportano, di bellezza, di anima. Lo ha fatto gustando i prodotti della terra umbra, guardando la dolcezza delle colline e dei colori della primavera. E rinsaldando l’amicizia in nome di un impegno comune ad aver cura del pianeta. Il rapporto fra Cucinelli e i supervip della rete viene completato da quello con Mark Zuckerberg. Per il proprietario di Facebook ha realizzato l’iconica T-shirt grigia a maniche corte, diventata ormai una sorta di divisa.

L’amico inglese
Il secondo grande personaggio molto vicino a Cucinelli è stato il grande regista e drammaturgo inglese Peter Brook. Ha soggiornato a Solomeo tanto da sentirsene quasi un habitué e ha confidato all’amico Brunello alcune esperienze della sua vita di uomo di teatro: “Ho passato la mia esistenza dialogando con Shakespeare”, gli disse una volta. E scelse “il borgo dello spirito” per presentare nel 2021 in anteprima per l’Italia il suo ultimo lavoro: quel “Tempest projet” che lo riportava ad indagare la poetica del bardo e a scoprirne le parte più recondite.
L’età molto avanzata – novantasettenne anni – gli aveva impedito di spostarsi e quindi non venne a Solomeo. Telefonò però all’amico Brunello per chiedergli di chiamarlo subito dopo lo spettacolo e di trasmettergli le sue impressioni e le reazioni del pubblico. Detto fatto, calato il sipario, il “padrone di casa” salì sul palcoscenico e chiamò l’amico. Gli fece sentire gli applausi del pubblico e poi scherzando gli disse: “Secondo me, se Shakespeare stasera fosse stato qui avrebbe detto, ‘però niente male questo Peter Brook”. Il maestro reagì con una grande risata che tutti i presenti ascoltarono attraverso il viva voce. Il drammaturgo era arrivato alla fine della vita e morì poco dopo, ma con Cucinelli aveva intessuto nel corso degli anni una relazione che investiva la ricerca spirituale a cui si era dedicato con profondità e impegno. Una volta, gli aveva regalato una perla di raffinata cultura: “Il teatro è un alleato esterno del cammino spirituale, ed esiste per offrire bagliori, inevitabilmente brevi, di un mondo invisibile che permea quello di tutti i giorni, ed è normalmente ignorato dai nostri sensi”. L’episodio è stato riferito dallo stesso Brunello Cucinelli.

Le star di Hollywood e Sua Maestà
Il palcoscenico di Solomeo è diventato nel tempo un luogo visitato da grandi registi e famosissimi attori, nonché da ballerini e coreografi stellari. Il primo a venire fu Luca Ronconi che per l’inaugurazione fece la regia de “Il bosco degli spiriti” con musiche di Ludovico Einaudi.
Per non parlare della lunga teoria di francesi: da Michael Piccoli a Jean Louis Trintegnant, da Fanny Ardant a Dominique Blanc a tante altre e altri. E poi ci sono le americane con villa e tenuta in Umbria: da Gwineth Paltrow a Cameron Diaz. E il premio Oscar inglese Colin Firth con la sua ex moglie, conquistati dalla campagna intorno a Città della Pieve.
Cucinelli, oltre ad essere un imprenditore di successo, è diventato nel tempo anche una sorta di ambasciatore dell’Italia e dell’Umbria in diversi mondi: quello economico, quello green, quello culturale. Fra i suoi amici c’è stato, e forse c’è ancora, Matteo Renzi che più di una volta ne fu suo ospite. E in passato una “gran signora” della cultura aveva espresso una particolare inclinazione verso Brunello. Si trattava di Inge Feltrinelli che lo definiva “simpatico”- e questo per lei era il massimo dei complimenti.
Il terzo grande personaggio che ha intessuto rapporti con l’imprenditore umbro occupa il primo posto per importanza: si tratta infatti di Re Carlo terzo. In febbraio Cucinelli è stato invitato a Buckingham Palace insieme al comune amico Federico Marchetti, che ha partecipato anche alla cerimonia dell’incoronazione. L’incontro aveva al centro un primo bilancio del progetto comune Himalayan regenerative fashion living lab: un’attività green tesa a proteggere l’ambiente e a rivitalizzare l’artigianato di quella parte del mondo. Ma dopo una disamina del lavoro svolto e degli impegni futuri, la conversazione è scivolata anche sulla moda. E Sua Maestà ha molto apprezzato l’abito grigio di cachemire indossato da Brunello Cucinelli, ovviamente made in Solomeo. L’Himalayan Regenerative aveva preso il via a Roma nel 2021 quando l’allora Principe di Galles invitò all’Ambasciata inglese alcuni imprenditori per raccogliere adesioni intorno al suo progetto.
Il futuro Re si trovava nella capitale italiana per intervenire sull’ economia circolare e sul fashion green nel corso del G7 ospitato dall’Italia. A quell’appuntamento Mario Draghi, allora Presidente del Consiglio, aveva invitato anche Brunello Cucinelli che parlò di “capitalismo umanistico”.
Iniziò così il rapporto fra Carlo terzo e l’industriale umbro che è stato favorito anche da Federico Marchetti, presidente della Fashion TaskForce fondata da Sua Maestà. Del resto l’intera famiglia reale britannica è da sempre molto impegnata a favore dello sviluppo dell’economia circolare e dell’ecomoda. La stessa Regina Elisabetta mandava ogni anno il suo Barbour a fare il tagliando. L’ultima volta che l’ha inviato, l’azienda l’aveva trovato piuttosto malconcio e si era permessa di sostituirlo con uno nuovo. Ma l’anziana sovrana non ne aveva voluto sapere. Lo aveva restituito chiedendo che gli risistemassero il suo. A Solomeo sono specialisti nell’attività di recupero: nel 2019 hanno “ricondizionato” 2886 capi. E questo ramo dell’impresa è in continua espansione. Anche su questo c’è pieno accordo con la Corona britannica. Qualche esponente della royal family – e magari il Re in persona – visiterà presto il “borgo dello spirito”?