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di Walter Patalocco
 


Cavicchione è una parola dialettale per dire di uno strano fenomeno che a volte avvolge e obnubila la volontà. Un flash che dal cervello s’irradia veloce ad ogni parte del corpo e ordina di reagire alla come capita capita. Contro il cavicchione non c’è difesa. Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, ne sa qualcosa: liti e zuffe evitate a stento, “panzate” all’addetto stampa del Comune, sputi in faccia ai tifosi quand’era presidente della Ternana. Minacce di revolverate a chi lava una scarpa con l’acqua della fontana; panchine divelte per non far sedere i “barboni”. Parolacce in siculo, toscano e romano (quando si dice la cultura cosmopolita) e insulti corredati dai consueti “quicomandoio”, “ci ho li sordi e voi no”, nonché valanghe di provocazioni di ogni genere. Ci manca solo “ti spiezo in due”, ma ci si arriverà. Sembra il comportamento di chi si porta appresso un sacco di complessi d’inferiorità e gioca su due o tre fattori che lo rassicurano: la mole, la grinta, il portafogli.
E poi ci sono le performance da comico consumato. Per non dire delle minacce su Istagram e di quella diventata famosa pronunciata in Consiglio comunale contro un esponente dell’opposizione: “ Se non smette di ridere, le volano via tutti i denti dalla bocca”. Poi, in quell’occasione, è partito il turbine Bandecchi: il vicesindaco seppur bello consistente, ne è stato travolto con tutta la sedia; lo sbarramento dei vigili urbani, forzato come la tartaruga nel rugby, ma che ce la fa a trattenerlo; le urla e gli occhi iniettati di sangue: tutti sintomi classici di cavicchione galoppante.
Sarebbe quasi da ridere se non si stesse parlando del sindaco di Terni e dell’immagine conseguente della città. Ma di queste bravate, Bandecchi va fiero: di Terni grazie a me si parla in tutta Italia, ha già detto in altra occasione. Stavolta in verità di Terni s’è parlato persino all’estero, dove hanno pubblicato le immagini del sindaco trattenuto dai vigili e della lite verbale furibonda che ha preceduto il quasi scontro. Vagli a far capire adesso a tutti coloro che hanno visto quelle foto che il progetto turistico di rilancio della zona – sbandierato dal sindaco stesso – si basa sullo slogan “Terni città dell’amore”. E poi ci sono le prese in giro dei giornali italiani. Su tutte quelle di Gramellini sul Corriere della Sera: “Il buio oltre Bandecchi”.
Scenate surreali, comiche irrispettose delle istituzioni e dei ruoli ufficiali si susseguono in continuazione ed è persino inutile sottolineare come siano controproducenti.
Alleanza Popolare, il partito che Bandecchi vorrebbe portare sui banchi del parlamento europeo, intanto lancia una nuova strategia, Il “complotto del cavicchione” ordito da gente che, giocando sul carattere infiammabile del sindaco, vuol metterlo in cattiva luce. E, dulcis in fundo, adesso vengono a galla anche rivelazioni clamorose, quali la denuncia di minacce di morte.

Il tutto fa sì che emerga un’immagine di Terni balzana e violenta. E, invece che affrontare le questioni serie della città che sono tante, ci si limita a sguinzagliare qualche fanaticuccio che crede di svolgere ruoli politici determinanti indossando la tunica dei templari. I problemi languono: dalla sicurezza, al lavoro che manca; dal commercio ridotto a stracci, al traffico ingovernabile; dall’inquinamento ai progetti che non si elaborano e tantomeno si realizzano.
A Terni, il dramma vero è rappresentato dal malessere sociale profondo che si rifugia dietro qualche Bandecchi di turno. Dietro questi c’è ormai una parte di città che nelle urne è diventata maggioranza. E’ questo che fa davvero paura. Chi è pronto a rispondere a queste masse rabbiose e disorientate?