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Periodicamente spuntano manovre regionali da centinaia di milioni. In luglio Tesei ne ha presentata una da 120 milioni presentandola come “la più grande nella storia della Regione”. Per la verità ce ne fu una del da 603 milioni del 2013-14. In realtà sono entrambe dei bluff che non dicono bugie, ma mettono insieme a quelli regionali anche i finanziamenti provenienti da altre fonti. Vi raccontiamo come si fa il “trucchetto”.

di Lucio Caporizzi

Due Signori fanno un giro in mongolfiera. Ad un certo punto si alza un forte vento che li trascina lontano. Quando finalmente il vento si calma cercano di abbassarsi e si trovano sopra un territorio sconosciuto. Allora, vedendo una persona camminare lungo una stradina, gridando gli chiedono. “Scusi, ci sa dire dove ci troviamo?”. Quello giù per terra alza la testa, li guarda e risponde “Sopra una mongolfiera!”…allora uno dei due sulla mongolfiera dice all’altro “Quello laggiù deve essere un economista, perché dice cose vere, ma che non servono a nulla!”.
A volte viene in mente questa gustosa storiella – certamente non creata da grandi ammiratori della scienza economica – quando si leggono certi comunicati rientranti nell’ampia ed incerta area della comunicazione istituzionale, che non di rado sconfina nel marketing politico, che a sua volta somiglia sovente alla propaganda.
A fine luglio, con ampio risalto sui media locali, la Presidente della Regione insieme all’Assessore allo Sviluppo economico hanno presentato una manovra di sostegno al sistema produttivo regionale, dal titolo “inclusivo” All-in, del valore complessivo di 120 milioni di euro, presentata, con grande enfasi, come “..la più grande manovra mai varata nella storia della Regione Umbria…”. Del resto l’Assessore allo Sviluppo economico è un cultore di marketing e, infatti, riesce a ben confezionare la presentazione di queste manovre.
Ora, è probabilmente vero, come diceva Pasolini, che gli italiani sono un popolo senza memoria e gli umbri non faranno eccezione, ma, se torniamo indietro nel tempo, di “manovre” simili ne troviamo altre e, in realtà, anche molto più rilevanti.
Nella seduta del 3 settembre 2013, la Seconda Commissione del Consiglio regionale umbro ascoltò l’allora Assessore allo Sviluppo Economico presentare un pacchetto di misure anticrisi e per il rilancio dello sviluppo economico del valore di ben 603 milioni di euro, da spendersi nel biennio 2013-2014, che ebbe, anche quello, grande risonanza sui media locali.
Ma cosa sono, in realtà, queste manovre che ogni tanto vengono fuori e da dove vengono tutti questi soldi, dato che il bilancio regionale non presenta certo margini tali da potervi rinvenire risorse aggiuntive di tale entità?
Premesso che sia nel 2013 che ora – come pure in altre occasioni simili – le manovre presentate si compongono di misure e progetti reali, con le relative risorse finanziarie, se si vuol sapere cosa contengano queste manovre basta leggere con un po’ di attenzione i comunicati stessi.
Vediamo allora che ai 120 milioni di All-in si arriva sommando insieme tutta una serie di misure previste e finanziate dai Programmi operativi della Politica di coesione europea 2021-2027, Programmi già da tempo esistenti e finanziati, con in più i 15 milioni per l’Area di crisi Terni-Narni recati dal Programma Fsc (risorse queste nazionali) di cui all’Accordo firmato con la Presidente Meloni il 9 marzo scorso. Abbiamo quindi una serie di misure, mediamente di modesta dimensione, attuate con il solito strumento dei bandi, che vanno dai 5 mil per la Ricerca e Sviluppo, cui si aggiungono altri 10 sotto forma di prestiti con una parziale remissione, ai 3 mil per l’efficienza energetica nelle imprese, ai 6 milioni per la digitalizzazione, ai 2 milioni per la partecipazione a fiere internazionali, ai 5 mil per la Formazione continua, agli 8 milioni per incentivi alle assunzioni.
Nella mega manovra del 2013 il menu era analogo, con una corposa aggiunta di infrastrutture, ivi inclusa anche la diga sul Chiascio.
Insomma, in ambedue i casi, se qualcuno pensasse che le “manovre” rechino risorse addizionali allocate su misure nuove, ebbene rimarrebbe deluso. Tornando all’attualità, ben venga, ovviamente, l’attuazione dei Programmi europei, la cui elaborazione ed approvazione in Umbria è giunta peraltro con un certo ritardo rispetto a Regioni come Emilia-Romagna e Veneto. Ma si tratta dell’attuazione di una serie di interventi, messi insieme e quindi confezionati e presentati come manovra, già da tempo previsti nei rispettivi Programmi, i quali, a suo tempo, furono ovviamente già oggetto di presentazione e di “marketing politico”, operazione, questa che quindi si ripete, con l’aggiunta della novità della manovra più grande mai varata dalla Regione, cosa che abbiamo visto non essere del tutto vera.
L’ Umbria, notoriamente, sta conoscendo da ormai diversi anni un lento ma continuo declino. Il Pil pro/capite umbro che, fatto pari a 100 il dato europeo nel 2000, era in quell’anno pari a 119, 20 anni dopo è crollato fino al valore di 84. Negli ultimi 10 anni l’Umbria ha perso oltre 42.000 abitanti, passando dagli 896.742 del 2014 agli 854.137 del 2023, come se fosse sparita una città come Città di Castello e oltre. Sempre più umbri vanno a curarsi fuori regione e sempre meno vengono a curarsi in Umbria. La partecipazione al mercato del lavoro aumenta, con un tasso di attività che supera il 70%, ma gli stipendi degli umbri restano sotto la media nazionale.
L’Ente Regione, per il quale andremo tra breve a votare, non ha certo tutte le leve e gli strumenti per invertire tali tendenze, ma sicuramente molto può essere fatto, utilizzando al meglio le risorse a disposizione, il che richiede una attenta valutazione della reale efficacia delle misure introdotte ed attuate, valutazione che non pare venga svolta.
Sicuramente non è semplice predisporre le misure migliori per promuovere lo sviluppo economico, così come il percorrere nuove strade comporta considerevoli rischi di fallimento. Ma. certamente, il “marketing politico” e le politiche di sviluppo sono cose ben diverse tra loro. Tornando ai nostri viaggiatori in mongolfiera, non sempre ciò che è corrisponde a ciò che serve.