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di Gabriella Mecucci

Terminato un 2022 “bellissimo” (più 28 per cento), sta per arrivare un nuovo anno “molto interessante”. Sotto l’albero di Solomeo c’è la previsione di raggiungere il miliardo di fatturato nel 2023: in sei anni risulterebbe raddoppiato. Come se non bastasse Brunello Cucinelli sale nella classifica Forbes dei più ricchi d’Italia: passa dal trentesimo al ventisettesimo posto, e tutto fa presagire che la scalata continuerà. Mentre i profitti sono alle stelle, non cessa l’attività di promozione della cultura, della bellezza e della moda ecologica che accredita sempre più l’immagine dell’imprenditore umanista
Cosa rende possibile questo inarrestabile successo? Come si articola l’ “arcipelago Cucinelli” che ha retto al covid senza toccare l’occupazione e che ne esce con l’iperbole del fatturato?
Al centro dell’azienda c’è Solomeo e c’è ovviamente il cashmere: l’80 per cento della produzione viene realizzato in Umbria. Gli accessori – scarpe borse e altro – in Toscana e in Veneto. I dipendenti della Brunello Cucinelli spa sono 2.254, a cui vanno aggiunti più di quattromila collaboratori sparsi in tutto il mondo. Dal centro si dipana una rete commerciale ormai molto diffusa: circa 125 negozi. Curati e eleganti, sono in genere situati nelle vie e nelle piazze più famose e eleganti del mondo: ce ne sono 17 in Italia, 48 in Europa, 26 in Nord America e poi c’è l’Oriente e l’Estremo Oriente. A questa rete vanno aggiunte sei “case Cucinelli”, luoghi “che vogliono esprimere l’ospitalità come è intesa a Solomeo” e che sono stati aperti in alcune grandi capitali: Tokyo, New York, Parigi, Londra, Milano. Sono appartamenti arredati con eleganza e con il rispetto delle tradizioni locali: non sono solo salotti, ma hanno anche una cucina e una ricca biblioteca.

Le nuove produzioni
Nel 2024 verranno messi sul mercato gli occhiali sia da vista che da sole nati dalla collaborazione Cucinelli – Luxottica: al primo spetterà l’ ideazione al secondo la produzione. L’accordo durerà sino al 2032. L’azienda bellunese – un colosso da oltre 80mila dipendenti e con 10 miliardi di fatturato – ha ai suoi vertici Francesco Milleri. un manager di Città di Castello. E del resto Brunello ha già fra i suoi massimi dirigenti Luca Lisandromi, un bocconiano quarantatreenne che in passato ha diretto Luxottica brasiliana. Le due imprese da anni e anni inanellano successi ed è prevedibile che non sbaglieranno nemmeno questa volta.
Da una produzione in cantiere ad una già realizzata: Cucinelli ha infatti presentato il suo vino, “Castello di Solomeo”. Federico Cotarella, l’enologo dei vip, ha creato per lui un blend bordolese a base di Cabernet France, Cabernet Sauvignon e Merlot. Novemila bottiglie di un rosso, figlio delle colline intorno al “borgo dello spirito”: cinque ettari con ventimila viti curate quotidianamente e con filari ad onda, tanto da far somigliare la vigna ad un giardino. Uno spettacolo di armonia a cui si aggiunge un ettaro di verde e di fiori. Un nuovo esempio del Cucinelli style: qualità e bellezza. L’operazione, almeno per il momento, sembra puntare più all’immagine che sul business vero e proprio. Ma non sono da escludere ulteriori incursioni nell’affascinante mondo di Bacco.

Il fashion green
Di recente l’impegno di Cucinelli nell’eco moda è diventato più stringente: l’annuncio che in futuro userà esclusivamente tessuti ecologici sia per quanto riguarda le fibre che per le tecniche di colorazione, è di straordinaria rilevanza. Dulcis in fundo, sono arrivate le collaborazioni con il Principe Carlo d’Inghilterra, oggi diventato Re, molto impegnato nell’economia circolare. Qualche mese fa si è saputo che il brand umbro ha aderito ad una iniziativa dell’ allora erede al trono britannico, la Himalayan regenerative fashion living lab che si impegna a recuperare i paesaggi degradati e le abilità artigianali di quello straordinario luogo del mondo con lo scopo di migliorare le economie del cashmere e della seta. I protagonisti di questo intervento sono stati invitati a Buckingham Palace: fra loro – raccontano i bene informati – ci sarebbe stato anche Cucinelli e lì sarebbe nato il patto ecologico fra la Corona britannica e i “signori del fashion”.
La collaborazione con Sua Altezza era già iniziata parecchi mesi prima, quando, durante il G20 di Roma, venne presentato il passaporto digitale per la moda green: ne parlò Carlo d’Inghilterra in un evento organizzato all’Ambasciata britannica. In quei giorni anche Brunello Cucinelli, invitato da Draghi per uno speach nel corso del vertice romano, affrontò le questioni legate ad una nuova cultura imprenditoriale “più umana e più verde”.
L’attuale inquilino di Buckingham Palace per corroborare il suo impegno per la “sostenibilità” della moda ha fondato la Fashion Taskforce, presieduta dall’italiano Federico Marchetti, organizzazione a cui ha aderito anche il brand di Solomeo.

Il business della moda circolare
Oggi è un business di 2,5mila miliardi di euro all’anno, ma potrebbe a breve superare i 4mila miliardi. L’inquinamento della moda vecchia maniera è altissimo, secondo solo a quello del petrochimico e alla stregua dei trasporti internazionali. Tanto per fare qualche numero: il 35 per cento delle micro plastiche negli oceani è attribuibile al lavaggio delle fibre sintetiche e, per produrle, vengono consumati 1.500 miliardi di litri di acqua all’anno in un mondo che ha sete. Questi micidiali danni all’ambiente potrebbero essere ridotti del 50 per cento applicando adeguate contromisure. Eccone alcune.
1)Usare fibre ecologiche: di origine vegetale (cotone e altro) o animale (lana, cashmire..), non sintetiche e riciclabili, colorandole con procedimenti sostenibili. Cucinelli ha già aderito.
2)Puntare sulla vendita degli abiti usati che spesso sono stati indossati solo una o due volte. Si calcola che questo mercato entro i prossimi cinque anni potrebbe crescere del 15/20 per cento. Tramonterebbe dunque l’edonismo della moda “usa e getta” e si affermerebbe “il consumo più responsabile”
3)Abbattere le rese degli acquisti online e i costi delle sfilate.
4)Riparare e non buttare. Anche in questo la Corona britannica recita un ruolo da protagonista. La Regina Elisabetta mandava ogni anno il suo Barbour a fare il tagliando. L’ultima volta che l’ha fatto l’azienda l’aveva trovato abbastanza malconcio e glie ne aveva inviato uno nuovo. La sovrana però non ne ha voluto sapere: lo ha restituito chiedendo che gli risistemassero il suo. E tutta la famiglia reale rammenda, ricuce, ricicla: insomma, scarta al minino. A Solomeo sono specialisti nell’attività di recupero. Nel 2019 hanno “ricondizionato” 2886 capi. Cucinelli ha affermato più volte che “riparare è un’azione non solo pratica, ma etica”. E ha solennizzato il proprio orientamento con un “io tramando non creo” di confuciana memoria
5)Ultimo comandamento della moda green: conoscenza e comunicazione del come si producono e si commercializzano i capi, attenzione all’artigianato e alle tradizioni del luogo, miglioramento delle condizioni di lavoro, no allo sfruttamento minorile. Cucinelli – come già accennato .- lo sta facendo insieme a Re Carlo. E ad altri grandi imprenditori del fashion.Sono questi alcuni dei percorsi della moda green. Ma le migliori intelligenze del mondo del lusso sono al lavoro per trovarne altri. I brand più famosi “pensano verde”, senza trascurare i fatturati, ovviamente. Anzi, la strada delle buone intenzioni è lastricata anche di grandi profitti. E i sta nel gruppo di testa. Solomeo

Fondazione e cultura
L’investimento più grande in cultura che farà la Fondazione Brunello e Federica Cucinelli sarà quello per la Biblioteca universale: 400-500mila volumi collocati in un villa settecentesca, appositamente restaurata. Il progetto sarà terminato entro il 2024.
L’elenco degli altri interventi culturali è lungo. In passato era stato creato il “Foro delle arti” , dove sorge il teatro Cucinelli. Un luogo diventato nel tempo un contenitore di grandi “prime” come quelle con la regia di Peter Brook e dei migliori coreografi, con la presenza di grandi attrici quali Fanny Ardant, Michael Piccoli, Isabelle Huppert, Charlotte Rampling e – a giugno prossimo – Dominique Blanc. Non è da escludere che possa trovare un qualche spazio anche la lirica.
La Fondazione, oltre al teatro, finanzia anche un’importante stagione di concerti di musica classica, nonché il coro di Solomeo.
C’è poi il grande impegno nel campo dei restauri dei centri storici umbri: a Perugia ha riguardato l’Arco etrusco, il Morlacchi e il Duomo. Subito dopo il sisma del 2016 è iniziato un importante impegno a Norcia: già terminato il restauro della Torre civica, sono in programma altri interventi: il recupero delteatro e del museo della Castellina. Quanto a Solomeo è sotto gli occhi di tutti che il borgo è diventato un gioiellino.
Tutti questi sono investimenti che fanno bene al territorio e che rafforzano l’immagine di “imprenditore filosofo” e di “grande mecenate” di Brunello Cucinelli. Un’immagine che vale oro.