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di Gabriella Mecucci

La Regione dell’Umbria fa come Penelope: di giorno tesse la tela del turismo e di notte la disfa. Mentre alla Bit di Milano l’Umbria veniva scelta come “capofila del turismo lento”, quello cioè che si fonda sulla ricerca di luoghi poco conosciuti, su una natura e un ambiente intatti, su prodotti genuini, a Perugia centinaia di persone scendevano in piazza per protestare contro un emendamento leghista, già votato dall’assemblea regionale, che consente di attraversare i sentieri di campagna e persino le mulattiere con moto rombanti e inquinanti. Il risultato è un ossimoro: il turismo lento, grazie a questo provvedimento, diventa stressante e persino pericoloso. A Milano Agabiti presentava il progetto “cammini aperti” che valorizzerà gli itinerari religiosi e naturalistici, di cui l’Umbria è ricchissima, ma intanto a Perugia si era già provveduto a togliere ogni protezione a quegli itinerari. Uno strabismo totale. Contro l’autorizzazione ad una sorta di motocross pervasivo, il Cai ha organizzato, insieme ad altre associazioni, una protesta che sta montando nei borghi e nelle campagne della regione.Ilaria Borletti Buitoni, vicepresidente nazionale del Fai, giudica il provvedimento regionale “in totale contraddizione con l’intera e fruttuosa campagna di promozione turistica che si fonda sullo slogan ‘Umbria cuore verde d’Italia’, e che assegna un ruolo centrale ai cammini religiosi e naturalistici”. E ancora: “L’ambiente di questa piccola regione è tanto prezioso quanto fragile”. Borletti Buitoni ribadisce l’appoggio del Fai alla campagna contro l’emendamento: “Una condivisione e un sostegno aggiunti ad un grazie all’impegno del Cai”. Quell’emendamento – prosegue – rappresenta un “cedimento a interessi di piccole lobby”, mentre, nell’affrontare questioni che attengono al patrimonio collettivo, “occorrerebbe avere una visione più ampia, in grado di interpretare interessi più generali, di cui fanno parte a pieno titolo la difesa dell’ambiente e del turismo”.
Gianluca Angeli, presidente del Cai annuncia che sono già una venticinquina, e continuano a crescere, le associazioni che hanno aderito alla protesta. Fra queste si contano il Fai, Legambiente, il Wwf, l’Agesci, solo per fare qualche nome. La spinta è forte. Angeli spiega le ragioni dell’opposizione del Cai al provvedimento così: “Innanzitutto ci sono problemi di sicurezza. Nei sentieri, nelle mulattiere popolate da motori e motorette aumentano notevolmente i pericoli per chi fa passeggiate. Il numero degli incidenti rischia di crescere”. E prosegue. “Si sta mettendo in piedi una sorta di demarketing, con tanto di difficoltà per il turismo”. Ancora: “Non è nostra intenzione contrapporci né ai cacciatori né ai motociclisti, ma le scelte fatte produrranno seri danni al turismo”. Il Cai si occupa della manutenzione di quattromila chilometri di percorsi di campagna dell’Umbria. “Come si fa –domanda Angeli – a motivare i volontari a custodirli e a tenerli in buono stato, se si consente ad altri di danneggiarli liberamente?”
Sarà possibile un’intesa fra la Regione e le associazioni che consenta di preservare i sentieri? Sembra che la Lega tenga duro, mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia sarebbero più disponibili a qualche correzione. Il consigliere regionale del Carroccio Manuela Puletti ha detto di aver invitato “al tavolo” gli oppositori del provvedimento. Gianluca Angeli la smentisce e spiega che il Cai chiede che venga “chiuso l’accesso ai percorsi con bandierina biancorossa”.
Puletti ha affermato che in due importanti regioni d’Italia, la Lombardia e il Veneto, sarebbe già stata approvata l’apertura al transito dei motori nei sentieri silvopastorali. Ad una lettura delle leggi in questione, questo non sembra esatto: in Lombardia il potere decisionale è stato trasferito ai Comuni, mentre in Veneto è possibile il passaggio solo per alcune e specificate ragioni. In tutte le altre regioni è vietato. L’Umbria può diventare un luogo di scorribanda anche da parte di chi proviene da altri territori. Una rumorosa e inquinata pista da motocross.