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Il dibattito politico in Umbria, dopo la pausa estiva, riprende stentatamente. Passaggi Magazine ha seguito il confronto nella Lega in occasione del congresso pubblicando poi un’intervista al nuovo leader regionale. E ora guarda al centrosinistra dove non regna certo un clima sereno, basta leggere le recenti dichiarazioni di Andrea Fora, uno dei possibili candidati di quello schieramento a sindaco di Perugia. Sullo stato del centrosinistra e sulle prospettive politiche del capoluogo, pubblichiamo un intervento di Giampiero Rasimelli.

di Giampiero Rasimelli


Il dibattito politico in vista delle elezioni Comunali a Perugia e in prospettiva di quelle Regionali in Umbria langue o si aggroviglia intorno al nulla. I dati sulla situazione economica e sociale della nostra regione sono preoccupanti e tra questi, in particolare, quelli sull’immobilismo che attanaglia da tempo il capoluogo che ne dovrebbe essere il motore propulsivo di energia e qualità.
Tutto questo non è solo un sentimento critico ampiamente diffuso, è un fatto inoppugnabile, consegnato in analisi e rilevazioni oggettive dei principali e più accreditati osservatori e centri di ricerca. Solo le attuali amministrazioni, Comunale e Regionale, fanno finta di non accorgersene, tendono a passare oltre con blandizie, piccoli favori, scelte politiche di sopravvivenza od orientate al consolidamento di rapporti di potere, senza nessun disegno, senza nessuna capacità di produrre una visione di rilancio della città e della Regione. Non vale più nemmeno il refrain “è colpa di quelli di prima” perché ormai tanto tempo è passato per la città di Perugia dai governi della Sinistra e non una delle prove strutturali affrontate dalla amministrazione regionale ha avuto un qualche esito di successo, dalla sanità ai trasporti, dall’economia alla gestione della macchina regionale, al PNRR.
Oggi Salvini decreta l’inamovibilità della Presidente Tesei con la forza di chi ha perso oltre il 25% dei voti solo perché negli equilibri di potere del centrodestra in Italia la Lega deve e può rivendicare la sua quota in barba ai diritti acquisiti dalla crescita in Umbria del partito della Meloni, che deve dirottare per questa ragione il suo interesse sul Comune di Perugia. Così resta schiacciata la rivendicazione di una candidatura Romizi la cui caratteristica più autonoma, moderata e civica è consegnata al passato geniale di un percorso, nell’intenzione aperto e partecipativo, che fece 10 anni fa la fortuna del centrodestra a Perugia, ma che oggi è visibilmente sfaldato, deluso e forse concluso.
Di fronte a tutto questo abbiamo un centrosinistra che rischia di inciampare su se’ stesso tra litigi, veti, nostalgie e un tatticismo senza contenuti. Così è nato Bandecchi a Terni, un’esperienza da non ripetere nell’interesse di Perugia e dell’Umbria.
Quello di cui c’è bisogno oggi, non domani, è costruire una grande alleanza per il rilancio di Perugia e dell’Umbria, che sappia superare anche i limiti della coalizione di centrosinistra aprendosi alla città, alla società regionale, ai percorsi civici e partecipativi alle competenze migliori essenziali per indirizzare il governo della città, alle forze e alle persone che hanno interpretato quel civismo amico del centrodestra che aveva creato speranze 10 anni fa e che oggi magari si sentono deluse per ciò che non è stato prodotto, alle forze dell’impresa e del lavoro che dovranno per tanta parte essere protagoniste di questo necessario e irrinviabile rilancio. Si tratta di rigenerare una classe di governo cittadina e regionale che sia capace di affrontare la sfida di questo rilancio, per non scivolare indietro sempre di più.
Per essere vincenti, il candidato Sindaco e il prossimo candidato Presidente della Regione dovranno essere profili capaci di incarnare questa visione. Bisogna essere capaci di uscire dalle borie di partito, dai correntismi, dalle logiche spartitorie e dai tatticismi. O si capisce che Perugia e la Regione vivono un’ emergenza reale e pericolosa e si fa un balzo di convinzione, di generosità e di apertura al futuro, oppure non vi sarà alternativa credibile alla destra e saremo perdenti. Il ricordo di ciò che sono state in passato Perugia e l’Umbria non ci salverà, come non ci salverà il ricordo della forza della sinistra in questi territori. E non si tratta nemmeno di consegnare le chiavi della macchina a qualcuno solo al comando. Si tratta di uno sforzo collettivo obbligatorio di rinnovamento, capace di suscitare fiducia, di aumentare la competitività politica e culturale dell’opposizione al centrodestra e di prendere in mano il destino dei nostri territori. Uno sforzo che vale per tutti e in particolare per il PD, la forza più grande di questo potenziale schieramento. Cosa ci sarebbe dopo una cocente sconfitta ? non certo un nuovo teorema di posizionamenti, più probabilmente una desertificazione culturale e politica da cui sarebbe difficile riprendersi. Io rileggerei con attenzione i grandi insegnamenti di uomini come Togliatti, Nenni, Capitini, Pertini, Berlinguer, Moro, Zaccagnini e guarderei in tutta coscienza a come fare il meglio per le nostre comunità e per la nostra democrazia oggi, nel 2023/24, di fronte ad una società complessa, frantumata e in crisi, che ha bisogno di un forte e convinto impegno democratico da parte di tutti e di leaderschip che sappiano dare questo messaggio e parlare questo linguaggio.