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di Gabriella Mecucci

Massimo Monni è il candidato a sindaco di Perugia che potrebbe rappresentare la sorpresa. In un probabile ballottaggio, che viene considerato il risultato di gran lunga più probabile del primo turno – sarebbe quasi certamente lui l’ago della bilancia.

Monni, qual è il bilancio della sua campagna elettorale?
Ho una grande passione per la politica e per stare in mezzo alla gente. Sentirne gli umori, cercare di tradurli in proposte è per me un piacere. Quindi, questo periodo di intensa fatica ha rappresentato un’ interessantissima esperienza. Detto questo ci sono stati dei momenti non semplici anche perché alcuni metodi usati da alcuni competitor non sono stati del tutto corretti. Io sono un moderato- riformista e sia la sinistra che la destra hanno insinuato che io avevo già fatto accordi con il fronte avversario. Questo è del tutto falso. E’ vero invece che soprattutto la coalizione che sostiene Margherita Scoccia ha fatto su di me molte pressioni – alcune anche provenienti da Roma – perché non mi candidassi. Non ho ascoltato queste sirene perché penso che a Perugia possa essere utile una persona pragmatica e amante del fare come me.

Se si andasse al ballottaggio e lei non vi accedesse con chi si schiererà?
Noi eventualmente faremo accordi solo con chi accetta i punti cardine del nostro programma. Più saremo forti e più daremo equilibrio a delle giunte che sarebbero per loro natura entrambe squilibrate. Saremo noi a introdurre moderazione e riformismo
innanzitutto in Consiglio comunale ed eventualmente nell’esecutivo.

Quali sono i punti qualificanti del suo programma? Quali quelli imprescindibili?
Innanzitutto la sanità. E’ vero che il sindaco non ha competenze dirette in materia, ma è altrettanto vero che è responsabile della salute dei cittadini, quindi può e deve far sentire la sua voce. Negli ultimi 7 o 8 anni la sanità è allo sfascio. Mentre accadeva questo Andrea Romizi non ha detto una parola. Un silenzio allarmante. Il secondo tema è quello dello sviluppo economico. Perugia è una città che ha due atenei, un conservatorio, un’accademia e quindi formiamo giovani che sono costretti però ad andarsene. Questa città negli ultimi 10 anni ha perso 100 milioni di investimenti finiti nei Comuni limitrofi, e cinquecento posti di lavoro. Il terzo punto è la sicurezza: il problema della microcriminalità e lo spaccio di droga. Proponiamo di mettere il vigile di quartiere e di frazione che deve essere un punto di riferimento dei cittadini e un punto di ascolto. Occorre poi evitare che
alcuni quartieri ospitino solo uffici o diventino una sorta di dormitori. Qui devono tornare le famiglie che con la loro presenza sono oggettivamente un deterrente nei confronti dello microcriminalità. Naturalmente occorre poi chiedere con forza allo stato di rafforzare i presidi di polizia e di controllo. L’ultimo irrinunciabile punto è la costruzione del nodo, del nodino e il raddoppio delle rampe. Il traffico di accesso a Perugia è ormai in alcuni punti insopportabile. Ponte San Giovanni non può più tollerare un inquinamento asfissiante. Voglio ricordare che nel tratto Collestrada-Balanzano avvengono il 78 per cento degli ncidenti sulla E45 da Orte a Cesena. Perugia è una città senza circonvallazione, una carenza per un capoluogo di medie dimensioni. Con gli interventi che ho sopra elencato il traffico calerebbe di circa il 30 per cento e soprattutto diminuirebbe quello di mezzi pesanti.

Il Centro alle elezioni di Perugia si presenta diviso e quindi meno forte..
La nostra aggregazione nasce con una caratteristica marcatamente civica. Come orientamento politico abbiamo quello che fu del Terzo Polo. Appoggiano la nostra lista Italia Viva, il Psi e Tempi Nuovi, associazione culturale di ispirazione cattolica. Si tratta
dunque di una parte basilare degli Stati Uniti d’Europa. Stiamo cercando di costruire un’area moderata e riformista. Il Centro siamo noi. Chi si è schierato con la Destra o con la Sinistra non rappresenta il Centro.